Il coping come strategia per una vita e un lavoro migliori
Di Anna Fata
A ciascuno di noi capitano ogni giorno piccole e grandi situazioni da affrontare. A casa, al lavoro, poco cambia: in alcune situazioni sentiamo di avere tutte le risorse necessarie per superarle, in altre molto meno o affatto. Si può trattare di un’improvvisa rottura di una tubatura dell’acqua a casa, di imparare ad utilizzare un nuovo software in ufficio, di avere un guasto all’auto nel bel mezzo di un temporale, di non sapere come fare per avvicinarsi ad una persona che ci piace: infinite possono essere le circostanze, così come infiniti possono essere i talenti di cui ciascuno di noi dispone e di cui magari è poco consapevole.
Cos’è il coping
La psicologia definisce “coping” l’insieme dei processi di comportamento che servono per affrontare le richieste interne o esterne nelle situazioni che vengono percepite come minacciose. Le minacce, d’altro canto, non vengono intese esclusivamente quelle in cui vi è un rischio fisico, ma anche quelle per il nostro ego. Fare una brutta figura di fronte ad una persona che ci attrae, dimostrarsi ignorante di fronte all’uso di un software che tutti i colleghi sanno già abilmente maneggiare possono rappresentare dolorosi smacchi per la nostra autostima.
Saper affrontare le situazioni comporta un impegno mentale, emozionale e comportamentale e riguarda la relazione di noi stessi con l’ambiente. Questo implica una più o meno ampia quota di stress. Ogni situazione richiede una quota differente di impegno, molto dipende non solo dalle effettive risorse che ci vengono richieste, ma anche e soprattutto dalla percezione che nutriamo verso di essa.
Esistono evenienze in cui possono prevalere le richieste esterne, come nel caso delle perdita del lavoro, oppure altre in cui predominano le richieste interne, come nel caso di un periodo di depressione.
Le strategie di coping non devono essere confuse con i meccanismi di difesa: le prime sono meccanismi atti a gestire lo stress, i secondi sono processi inconsci che le persone non sono consapevoli di utilizzare.
Le strategie di coping
Si possono distinguere due grandi strategie di coping, in base alle differenti aree di focalizzazione:
- Le strategie basate sui problemi: si concentrano sui problemi e cercano di affrontare le cause del disagio
- Le strategie basate sulle emozioni: si orientano verso il gestire le emozioni concomitanti ai problemi. Sono strategie molto importanti, perché dal momento che non sempre è possibile modificare le circostanze esterne, in quei casi più che mai è necessario agire sull’unico fronte su cui abbiamo potere: noi stessi.
Gli obiettivi del coping
Gli stili di coping, inoltre, si possono anche differenziarsi in base all’obiettivo:
- Il coping attivo: comprende la consapevolezza del problema o della situazione che suscita stress e i tentativi deliberati di ridurre lo stress, eliminare la fonte di esso o entrambi
- Il coping evitante: la consapevolezza del problema può essere presente o meno, ma senza tentativi attivi di ridurre lo stress o risolvere il problema. In questo caso vige l’ignorare o evitare la questione stessa.
Non esiste uno stile di coping migliore in assoluto: a volte può essere meglio un approccio attivo, altre volte può essere preferibile allontanarsi o evitare. Con netta probabilità la seconda strategia non risolve il problema, lo posticipa, magari lo aggrava nel lungo termine, ma a volte nel breve termine può rivelarsi utile.
Quando uno stile di coping è sano e quando è patologico
Non tutti i nostri modi di agire e reagire nelle situazioni possono portare a benefici per la nostra salute ed equilibrio psicofisico.
Gli stili non sani di coping si possono riconoscere perché nel breve o lungo termine possono causare stress, ansia, depressione, calo dell’autostima.
Gli stili non sani di coping
Gli stili non sani di affrontare le situazioni possono essere:
- Agire: non inteso come modo di affrontare una situazione, ma come pressione a reagire che induce a comportarsi in modi di cui poi ci si potrebbe pentire
- Evitare: rifuggire mentalmente o fisicamente della fonte potenziale di stress
- Negare: rifiutare di riconoscere il problema
- Spostare: dislocare la situazione su un piano di maggiore sicurezza
- Dissociare: separare se stessi da una o più parti della propria vita
- Distanziarsi: allontanarsi dal problema
- Emozionarsi: lasciarsi andare ad una tempesta emotiva travolgente
- Fantasticare: fuggire dalla realtà per rifugiarsi in un mondo di fantasia
- Lamentarsi rifiutando l’aiuto: chiedere aiuto, ma poi rigettarlo
- Idealizzare: esaltare gli aspetti positivi e ignorare i limiti di ciò che si desidera
- Intellettualizzare: evitare (o ignorare) le emozioni focalizzandosi sui fatti e sulla logica
- Aggressione passiva: evitare un rifiuto aperto tramite un evitamento passivo
- Eseguire dei rituali: compiere degli atti per ritardare di affrontare una questione
- Proiezione: individuare negli altri pensieri, emozioni, caratteristiche di noi stessi che rigettiamo
- Provocazione: portare gli altri a reagire per poi rivalersi su di loro
- Razionalizzazione: creare scuse logiche per i propri cattivi comportamenti
- Regressione: regredire a modalità infantili per evitare i problemi
- Repressione: occultare in modo subconscio i pensieri che creano disagio
- Autolesionismo: farsi del male intenzionalmente
- Somatizzazione: trasformare i problemi psicologici in sintomi fisici
- Banalizzare: sminuire ciò che in realtà è qualcosa di grande.
Queste modalità di pensiero e comportamento inducono ad agire in modi che ostacolano il proprio benessere psicofisico, la risoluzione di questioni da affrontare, il cambiamento costruttivo. Possono portare ad assumere abitudini nocive per la salute, ad esempio l’abuso di alcool, cibo, sostanze stupefacenti, fumo, la dipendenza da gioco d’azzardo, shopping compulsivo, sesso, relazioni affettive.
Gli stili sani di coping
Al contrario, esistono alcuni stili costruttivi ed efficaci per affrontare e superare le sfide, le difficoltà che si possono avere, che sono in grado di ridurre lo stress, migliorare il benessere psicofisico. Essi comprendono: l’immediata risoluzione di un problema, senza tergiversare, la risoluzione delle cause del problema e non solo delle sue manifestazioni più superficiali, la ricerca delle opportunità, delle risorse, dei lati positivi della questione, l’apprendimento della lezione insita nella situazione affrontata.
I meccanismi che possono contribuire ad un coping positivo possono essere:
- Adattamento: è la capacità umana di adeguarsi flessibilmente alle diverse situazioni
- Abbassamento delle pretese: ridurre le aspettative a ciò che sembra più raggiungibile
- Altruismo: aiutare gli altri per aiutare se stessi
- Compartimentalizzazione: separare i pensieri contraddittori
- Compensazione: compensare una debolezza in un’area tramite la forza in un’altra
- Piangere: le lacrime aiutano a rilasciare il dolore e lo stress
- Identificazione: emulare dei modelli positivi per fare proprie le loro qualità
- Crescita post-traumatica: rafforzarsi tramite un trauma subìto e superato
- Sublimazione: canalizzare l’energia psichica verso attività costruttive
- Sostituzione: sostituire una cosa con un’altra più positiva.
Questi meccanismi hanno un grande potenziale positivo e costruttivo, se utilizzati in modo appropriato. Essi, infatti, potrebbero essere anche utilizzati in modo distorto, come ad esempio nel caso di una identificazione con dei modelli negativi e distruttivi. Essere consapevoli del proprio modo di pensare, sentire, agire pone le basi per un cambiamento consapevole e positivo.