Le relazioni ai tempi del Web e dei Social Network
di Anna Fata
Sarà capitato a molti di noi di perdere, nel tempo, amicizie, affetti, contatti lavoro. Cose che capitano. Oggi, forse, grazie anche al Web e ai Social network, le possibilità di contatto sono aumentate a dismisura. E con esse anche l’evenienza di perdere per strada queste conoscenze.
Dove sta il problema, quindi?
Nel fatto che, comunque, anche se in molti casi vi è una quota di virtuale in queste conoscenze – non tutte, infatti, sono suffragate e sostenute da frequentazioni assidue vis a vis – il coinvolgimento mentale ed emotivo sussiste e può talvolta essere assai intenso. Pertanto, nel momento in cui queste frequentazioni, concrete e/o virtuali s’infrangono, il dolore affiora. E talvolta può essere assi intenso.
Perché?
Perché talvolta le aspettative, consapevoli o inconsapevoli, potevano essere tante. E la virtualità aveva contribuito ad alimentarle. Tutto un nostro mondo interiore che avevamo alimentato, in cui eravamo immersi, in cui avevamo creduto e in cui ci eravamo immedesimati d’improvviso crolla, lasciandoci soli con noi stessi, con la frustrazione, il rammarico, il senso di abbandono, il dolore.
L’evenienza peggiore si verifica quando la persona in questione sparisce dalla circolazione, senza proferire parola. Con un click.
Magari noi stessi tardiamo ad accorgercene, dopo ore, giorni, settimane. Non vediamo più le sue mail, i suoi aggiornamenti di stato nella timeline dei social network. Se all’inizio pensiamo ad una assenza temporanea, poi i dubbi cominciano ad assalirci. Andiamo a cercare il suo profilo, lo vediamo aggiornato, oppure no, ma quel che ad un certo punto inevitabilmente attira la nostra attenzione è l’assenza di “amicizia” o altro contatto che fino a poco prima ci accomunava.
Si pensa ad un errore, una svista, una qualsiasi motivazione che la nostra mente fantasiosa possa suggerirci. No, perché non è possibile che ci abbia deliberatamente tolto la “amicizia”. Perché? Cosa ho fatto (di male)? Non capisco .. Sembrava filare tutto liscio fino a poco tempo prima ..
Cosa accade a quel punto?
Premessa: non possiamo e non potremo mai comprendere appiano quel che accade nella mente e nel profondo del nostro prossimo. Quando ci illudiamo di conoscere una persona compiamo l’errore di valutazione più grande in assoluto. Errore che, prima o poi, pagheremo. Una persona non si può mai conoscere fino in fondo, né mai una volta per tutte. Anche se a volte potrebbe non sembrarci, tutte le persone cambiano, sempre, di continuo. Noi per primi.
Allora perché quella persona ha tolto il contatto?
L’unica alternativa possibile di cui disponiamo è chiederglielo direttamente.
Solo lui/lei, forse, ne può essere consapevole.
Perché non ci ha avvisati? Perché non ha parlato chiaro, invece di andarsene in silenzio?
Vale quanto sopra. Non è dato sapersi.
Se la persona lo riterrà opportuno, ci risponderà, altrimenti continuerà a mantenere il silenzio, e a noi non resta altro da fare se non rispettarlo.
Noi ci saremmo comportati diversamente?
Bene, è nel nostro diritto.
Tutti noi siamo persone differenti, con diverse sensibilità, modi di pensiero, di sentire, di comportarsi.
Tutti abbiamo diritto di manifestarci per quel che siamo, pensiamo, sentiamo.
Almeno fintanto che questo non nuoce al nostro prossimo.
Il comportamento del nostro prossimo, in questo caso, ha nociuto a noi?
Bene. Nulla da eccepire.
Il fatto che è che in situazioni come queste non possiamo farci proprio nulla.
L’unico margine di azione sta nel decidere come vivere, almeno interiormente, questa situazione.
Sul prossimo, sul mondo, non abbiamo possibilità.
Non ci piace come si è comportato il prossimo?
Non ci piace come appare il mondo?
Bene!
Quale migliore occasione per lavorare su noi stessi.
Quanto più operiamo sulla nostra consapevolezza, sui pensieri, sulle emozioni, sulle azioni, tanto più emaneremo una energia tale da attrarre persone in sintonia con noi.
E quando questo non accade, nonostante tutto il lavoro su se stessi?
Prendiamola come ulteriore occasioni per affinare il lavoro sul nostro interiore.
Quanto più progrediamo nel lavoro sul nostro profondo, tanto più saremo capaci di accettare e amare noi stessi, compresi i nostri limiti (oltre alle potenzialità). Quegli stessi limiti che al momento del fatidico “click” di fine amicizia, ad esempio, ci addolorano così tanto.
Più cresce la compassione in noi stessi, più si alimenta la compassione verso il prossimo e il mondo, più si innalza la capacità di lasciare che noi stessi e gli altri siano quel che sono. Ed, eventualmente, di lasciarli andare per la loro strada. Senza per questo sentirsene addolorati, abbandonati o colpevoli più di tanto.