Esplosione di ansia e stress nel mondo: ecco perché

Ansia

Ansia, stress, emozioni negative sono oggi ai massimi livelli

di Anna Fata

Mai come oggi nel mondo si assiste ad una vera e propria esplosione di manifestazioni di ansia, stress, paure, emozioni negative e tristezza.

Una ricerca pubblicata nel 2019, Gallup World Emotions Report, ha denunciato una rapida e massiccia crescita di questi vissuti in tutto il mondo, con uno dei maggiori apici negli Stati Uniti. La ricerca è stata condotta su oltre 151.000 adulti in più di 140 Paesi nel corso del 2018.

Dalle interviste effettuate è emerso che nel mondo il 35% delle persone si è dichiarata stressata, il 35% ha affermato di avere provato paura il giorno precedente all’intervista. La Grecia e gli Stati Uniti guidano la classifica delle nazioni più stressate con il 59% e il 55% rispettivamente.

Ciò che maggiormente preoccupa, in realtà, è l’aumento esponenziale e repentino di questi vissuti negli ultimi anni. Ad esempio, negli Stati Uniti, nonostante la grande crescita economica, gli adulti sono più stressati, preoccupati, spaventati, arrabbiati rispetto a una decina di anni fa e la media è nettamente superiore rispetto a quella mondiale, di circa 20 punti.

Anche i giovani sembra che non se la passino meglio: il 65% delle persone tra 15 e 49 anni hanno riferito di sentirsi stressate e il 51% preoccupate e il 32% arrabbiate.

Le emozioni in Italia

In Italia, rispetto agli altri Paesi europei, rappresentiamo una delle nazioni più arrabbiate insieme alla Spagna (30%), non poco se consideriamo che il massimo viene raggiunto da Armenia (45%), Iraq (44%) e Iran (43%).

Anche la tristezza (38%) ci fa non poca compagnia, se paragonata al resto dell’Europa. Relativamente allo stress (48%) tra le nazioni mediterranee stanno al pari o peggio di noi la Croazia (48%), la Grecia (59%) e la Turchia (52%).

In Europa il vertice della preoccupazione viene toccato in Portogallo (59%) a cui seguiamo noi italiani (52%). Nonostante ciò, a volte riusciamo anche ad essere gioiosi (62% rispetto al massimo raggiunto dal Paraguay 91%) e a sorridere (67% rispetto al 91% della Nigeria e al 90% di El Salvador, Indonesia e Sri Lanka) .

Perché siamo così stressati e arrabbiati

La ricerca condotta da Gallup non spiega le ragioni specifiche di questo rapido e ingente incremento di stress e rabbia nel mondo, ma si possono formulare delle ipotesi facendo riferimento a delle ricerche simili condotte dalla American Psychological Association (APA) negli Stati Uniti.

Oggi siamo costantemente esposti al mondo mediatico, con notizie e aggiornamenti che ci bombardano 24 ore su 24, per lo più con toni accesi, sensazionalistici, che tentano di catturare l’attenzione, suscitare emozioni, coinvolgere, creare consenso, smuovere le coscienze.

Gli algoritmi, d’altro canto, non fanno altro se non rinforzare quelle che possono essere, talvolta, le nostre scelte. Se si clicca su notizie di attualità, cronaca nera, rosa, o bianca di riflesso tali fatti tendono ad apparire con sempre maggiore frequenza sui nostri newsfeed rinforzando questo notevole impatto cognitivo ed emotivo che, nel breve, medio, lungo termine, non ci lascia indifferenti.

Secondo l’APA il futuro ci spaventa e questo contribuisce ad alimentare lo stress. Quest’ultimo, però, è anche altamente correlato ai cambiamenti dei modi, strumenti, tempi, luoghi in cui si è svolto il lavoro negli ultimi anni.

Fattori strutturali, sociali, sanitari, culturali, economici, politici, inoltre, hanno contribuito a rendere il quadro ancora più complesso, incerto, preoccupante e stressante. In un quadro sempre più individualistico, le persone sembrano essere lasciate sole, in balia a se stesse, senza un welfare adeguato ed una rete sociorelazionale in grado di affiancarle e sostenerle nella ordinaria quotidianità e ancora meno in caso di bisogno.

La tendenza all’attacco personale, alla perdita del rispetto, della solidarietà, della compassione, della collaborazione, della cooperazione il tentativo di primeggiare, di emergere, di soverchiare il prossimo tendono ad escludere le persone più fragili e svantaggiate e a distruggere lo spirito di comunità.

La situazione dei bambini

Ancora più allarmante è la situazione dei bambini e degli adolescenti che a loro volta risentono di un aumento dei livelli di ansia e stress. Ad esempio, negli Stati Uniti si calcola che il 32% degli adolescenti soffra di ansia e questo pare sia da imputare ad un sistema educativo che premia la competizione, la valutazione, che non incoraggia la collaborazione e l’aiuto reciproco, ma induce a considerare i compagni come avversari da superare e sconfiggere.

Anche in Italia, purtroppo, si assiste ad un aumento dei casi di ansia, stress, depressione non solo tra gli adolescenti, ma già anche nella prima infanzia. Questo pone il delicato problema della diagnosi tempestiva e della relativa cura, aspetti non sempre facili e immediati in quanto spesso le persone affette da questi disturbi appartengono ad una fascia di popolazione con scarsi livelli di cultura e/o reddito che non sempre sono in grado di accedere ai servizi e cure che sarebbero necessarie esponendo il giovane al rischio di una cronicizzazione da adulto.

Cosa fare

Per trovare una soluzione a livello mondiale per alleviare o curare ansia, stress, odio, angosce ed emozioni negative nel mondo può sembrare una impresa persa in partenza, perché le disuguaglianze, le disparità, le tensioni culturali, sociali, economiche, politiche, lavorative sono tali che nel breve, medio e forse anche nel lungo termine non sono destinate a trovare risposta né tanto meno appianamento.

Forse, tra le strategie più immediatamente e concretamente applicabili, specie a basso costo e nei tempi più brevi possiamo rinvenire:

  • coltivare empatia, compassione, ascolto, condivisione, rispetto di sé e degli altri
  • apprendere e praticare sistematicamente discipline semplici e a basso costo, ma non per questo meno efficaci come: tecniche di rilassamento e Meditazione
  • ridurre l’individualismo e la competitività a favore di maggiore cooperazione, collaborazione, scambio, spirito costruttivo fin dall’età scolastica e successivamente anche nel mondo professionale
  • stimolare lo scambio di cultura, pensiero, tradizioni e valori fin dall’infanzia, specie nelle scuole
  • promuovere la collaborazione, lo spirito di squadra, gli obiettivi condivisi, il rispetto e la valorizzazione della diversità specie negli ambienti professionali
  • creare occasioni per la vita privata e professionale per la creazione di reti umane di scambio, aiuto, sostegno reciproco
  • coltivare la vita interiore e spirituale, che contribuisca ad aiutare a dare un senso alla propria esperienza di vita.

Tutte le emozioni sono contagiose: se noi per primi siamo disposti a coltivare dentro di noi calma, rispetto, compassione, solidarietà, benevolenza, accettazione, perdono, potremo contribuire a creare un ambiente in cui tutto questo si può a sua volta diffondere e moltiplicare. Tutto questo, per sua intrinseca natura, non è qualcosa che si può imporre dall’alto o dall’esterno, ma è qualcosa che sorge e si alimenta prima di tutto e soprattutto dentro ciascuno di noi in prima persona, che liberamente e responsabilmente si attiva per tale fine.

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