L’attaccamento al luogo di lavoro può renderci più produttivi
di Anna Fata
La parola “lavoro” è forse una di quelle che determina costantemente il numero più ampio e variegato di reazioni. Queste differenze si verificano non solo da persona a persona, ma anche all’interno di un medesimo individuo vi possono essere numerose manifestazioni variabili, altalenanti, contraddittorie, anche in contemporanea tra loro.
Il lavoro, oggi più che mai, non è più solo un ovvio strumento per poter ottenere i mezzi per la sussistenza, ma anche un contesto e un’occasione in cui poter mettere a frutto le proprie competenze, capacità, aspirazioni, esperienze, creatività, maestria, motivazione, perseveranza, impegno, dedizione. E’ un modo per realizzarsi, sentirsi utili, trovare un senso alla propria esistenza e al proprio agire, dare un contributo al mondo, collaborare, cooperare, creare relazioni, e molto altro.
Il lavoro oggi, con la sua crescente complessità, con i suoi cambiamenti repentini, con la necessità di essere costantemente rinnovato al fine di rispondere alle esigenze sempre cangianti del mercato, si configura come qualcosa in continua evoluzione e che richiede anche a tutti coloro che lo esercitano una costante flessibilità, adattamento, formazione e aggiornamento.
Il posto di lavoro, al pari della propria professionalità, non si acquisiscono mai una volta per tutte, ma risentono di una precarietà, provvisorietà, transitorietà e fluidità a cui non è sempre facile adattarsi, sia sul piano concreto, sia su quello emotivo.
Come le emozioni influiscono sulla percezione del lavoro
Il lavoro, inoltre, non è solo ciò che facciamo, ma anche dove, come, quando, con chi. Tutti questi molteplici aspetti contribuiscono a creare un impatto fisico, mentale ed emozionale su di noi.
Tra i numerosi aspetti che influiscono sulla percezione del lavoro particolare attenzione è stata posta da parte delle ricerche scientifiche sul luogo fisico in cui ogni giorno ci si reca.
Se e in che modo la percezione di un luogo influisce sulla nostra migliore o peggiore esperienza professionale? Cosa c’entra il tipo di attaccamento affettivo che nutriamo per le persone care con l’attaccamento ad un luogo?
Cos’è l’attaccamento al lavoro
Secondo una recente ricerca di Fabrizio Scrima dell’Università di Rouen la teoria dell’attaccamento può essere in grado di spiegare le emozioni e i sentimenti che proviamo nei confronti del nostro luogo di lavoro e il modo in cui ci sentiamo verso il lavoro stesso.
Ad esempio, se ci troviamo in un luogo bello, comodo, temperato, confortevole ci potremmo sentire a nostro agio. Se dovesse accadere un fatto spiacevole mentre ci troviamo lì sarà altamente probabile che in futuro, per associazione, eviteremo di tornare in quel luogo. Se però il luogo in questione è quello in cui lavoriamo e in cui siamo costretti, volenti o nolenti, a tornare ogni giorno, difficilmente possiamo avere vie di fuga.
Quali sono le componenti dell’attaccamento ai luoghi
Secondo Scrima esistono tre componenti dell’attaccamento ad un luogo:
- affettivi, cioè i sentimenti e le emozioni verso il luogo di lavoro
- cognitivi, cioè i pensieri che possono sorgere in concomitanza con quanto si verifica in esso
- comportamentali, cioè la ricerca oppure l’evitamento, ovvero il desiderio di andarci oppure di abbandonarlo velocemente.
Pare che l’attaccamento al luogo di lavoro sia un “Modello di Lavoro Interno” che si rifà all’attaccamento che nutriamo nei confronti delle persone che sono significative nella nostra vita.
Nel caso del luogo di lavoro esso diventa la rappresentazione mentale del proprio attaccamento alla struttura fisica, del proprio ruolo e identità che assumiamo in essa. Ad esempio, si può essere orgogliosi di fronte all’ingresso del grattacielo che varchiamo ogni mattina, della grande insegna luminosa che campeggia alla sua sommità, della carta intestata che abbiamo sulla scrivania, del grande e confortevole ufficio che ci è stato assegnato.
Quali sono gli stili di attaccamento ai luoghi
Secondo il ricercatore lo stile di attaccamento, cioè la sua qualità si può definire in quattro categorie in base alle dimensioni dei “pensieri di se stessi” e dei “pensieri sul luogo”:
- nell’attaccamento sicuro ci si sente bene con se stessi e con il luogo in cui si lavora
- nell’attaccamento ansioso si nutrono pensieri negativi su se stessi, ma positivi per il luogo di lavoro
- nell’attaccamento evitante si hanno pensieri positivi per se stessi, ma si disprezza il luogo di lavoro
- nell’attaccamento timoroso/disorganizzato ci si sente negativamente sia con se stessi, sia nel luogo di lavoro.
Come si misura l’attaccamento al luogo di lavoro
Nella ricerca condotta da Scrima su due gruppi di lavoratori italiani, il primo su 342 impiegati, il 56% nel settore pubblico, il 44% in quello privato, di età compresa tra 20 e 62 anni, il secondo su 226 di simile composizione, si è potuti arrivare a definire 15 item che rappresentano tre stili di attaccamento, mentre il quarto invece non è emerso.
Le affermazioni su cui si è basata la valutazione e rispetto alle quali le persone sono state a chiamate ad esprimere il loro accordo o disaccordo su una scala a 5 punti sono state le seguenti:
* Attaccamento evitante al luogo di lavoro:
1. Nella mia azienda preferisco evitare alcuni luoghi, anche se interferisce con il mio lavoro
2. Nulla mi farebbe restare sul luogo di lavoro più a lungo del necessario
3. Ho il terrore di tornare sul luogo di lavoro dopo una vacanza
4. Preferisco non andare in alcuni luoghi in azienda
5. Tendo a rimandare nel luogo di lavoro
* Attaccamento sicuro al luogo di lavoro:
1. Sono attaccato al mio luogo di lavoro
2. Riterrei molto difficile lasciare per sempre il mio luogo di lavoro
3. Il mio luogo di lavoro è come me
4. Mi piace il tempo che trascorro nel mio luogo di lavoro
5. Non mi divertirei così tanto a lavorare in un altro luogo
*Attaccamento ansioso:
1. Spesso mi sento ansioso nel luogo di lavoro
2. Il solo pensare al luogo di lavoro mi fa sentire ansioso
3. Trovo difficile sentirmi a mio agio nel mio luogo di lavoro
4. Alcuni luoghi nella mia azienda mi riconducono a cattivi ricordi
5. Talvolta mi sento oppresso dal mio luogo di lavoro.
Come migliorare il proprio attaccamento al luogo di lavoro
Costruire una relazione migliore col proprio lavoro e col luogo in cui ci si reca ogni giorno per svolgere le proprie mansioni è possibile. Con i dati della ricerca sopra descritti si possono individuare alcune aree su cui è possibile intervenire:
- portare alla luce e cercare di risolvere le emozioni e i pensieri ambivalenti e contraddittori che sono connessi al luogo di lavoro
- cercare di (ri)stabilire una coerenza tra la propria identità personale e professionale e l’immagine interna che abbiamo dell’azienda per cui lavoriamo
- separare eventuali pensieri ed emozioni negative relative al luogo di lavoro dalle mansioni che si svolgono e dalle persone con cui magari si hanno buone relazioni
- individuare tutte le associazioni positive in forma di pensieri ed emozioni relative al luogo di lavoro e valorizzarle
- cercare di migliorare fisicamente la gradevolezza del luogo in cui si lavora (ad esempio: personalizzando, per quanto possibile, con quadri, piante, fiori, ecc.)
- in alternativa si può sempre pensare di trovare un altro luogo in cui svolgere il proprio lavoro.
Le componenti della soddisfazione al lavoro
Concludendo: la soddisfazione professionale nasce e si alimenta di numerosi fattori. Il ruolo che ricopriamo, le mansioni che svolgiamo, lo stipendio che riceviamo, i benefit e gli extra che conquistiamo, le relazioni che intrecciamo, il luogo fisico in cui trascorriamo le giornate possono essere alcuni dei tanti elementi di cui si compone il nostro benessere in azienda.
Essere consapevoli dell’effetto corporeo, mentale ed emotivo che gli ambienti provocano in noi può aiutarci a migliorare la nostra qualità di vita e di lavoro e a rendere più soddisfacente nel suo complesso l’esperienza professionale.