Come si costruisce la fiducia reciproca
di Anna Fata
Quante volte ci fidiamo subito delle persone, anche se non abbiamo gli elementi per farlo? Quante volte ci fidiamo in modo automatico, senza pensarci?
Se ci fermiamo un attino a riflettere, ci possiamo rendere conto di quante situazioni nella vita quotidiana ci vedono dare fiducia al prossimo in modo del tutto spontaneo, quasi scontato. Accade quando saliamo sul tram o la metropolitana e ci fidiamo delle abilità di chi guida, anche se magari non lo abbiamo mai visto prima d’ora; si verifica quando telefoniamo ad un call center per ricevere assistenza per un prodotto o servizio che abbiamo acquistato, dando per scontato che l’operatore dall’altra parte del telefono sia in grado di farlo; avviene quando entriamo in un ristorante e ordiniamo delle pietanze e ci fidiamo che lo chef le cucini a regola d’arte o quantomeno senza aggiungervi sostanze che possano nuocere alla nostra salute.
Gli esempi potrebbero essere pressoché infiniti, in quanto si susseguono pressoché ininterrottamente nel corso della nostra giornata, a casa così come al lavoro.
Cos’è la fiducia
Secondo Treccani, la fiducia si può definire:
“Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità”.
Nell’etimologia la fiducia pare fondarsi su segni certi o altamente probabili. In questo senso vanta di una quota di ponderatezza, riflessione, razionalità.
In sociologia, che molto ha studiato questo concetto, la fiducia si può differenziare in:
- sistemica o istituzionale, riposta verso le organizzazioni sociali
- personale o interpersonale, rivolta verso gli altri
- autoreferenziale o verso se stessi, che comporta non solo aspetti sociologici, ma anche e soprattutto psicologici, di stima di sé, sicurezza e conferma delle proprie aspettative.
La fiducia come fondamento della società
La fiducia è alla base della nostra società contemporanea. Senza la fiducia in sé, negli altri, nelle istituzioni l’avanzamento e il funzionamento della società non sarebbe possibile.
Purtroppo, però, a volte gli altri, soprattutto se estranei, tendono ad approfittarsi della fiducia che riponiamo in loro. Forse anche a causa di questo, alcuni di noi stanno diventando sempre più guardinghi, diffidenti, restii a offrire la propria fiducia al prossimo, ancora più se entrano.
E’ anche vero che nella nostra quotidianità molte delle manifestazioni delle nostra fiducia avvengono al di fuori di un esplicito contratto. Ad esempio, noi ci fidiamo a prescindere dell’autista di mezzi pubblici, dell’operatore del call center, dello chef di turno, senza bisogno di chiedere ogni volta le credenziali o fare firmare loro un accordo esplicito di fornitura di servizi.
Nella vita di tutti i giorni ci basiamo soprattutto su una fiducia insicura. Solo di rado accade il contrario, come quando dobbiamo presentarci al bancone con lo scontrino prima di sorbire un caffè o gustarci un gelato.
Raramente, quindi, quando ci fidiamo, ci basiamo su scelte e comportamenti razionali. Questi ultimi, però, tendono a prevalere nelle situazioni ipotetiche.
Siamo razionali, ma solo in teoria
Nella vita quotidiana di rado ci comportiamo in modo del tutto razionale, ma tendiamo a farlo quando ci troviamo in situazioni ipotetiche con scenari immaginari in cui occorre decidere se fidarsi di un estraneo o meno. Nella maggior parte dei casi la nostra decisione risulta negativa.
Sul fronte razionale, tale scelta è logica: non ci si fida perché si sa che uno sconosciuto potrebbe approfittarsi di noi. Quando però ci troviamo nelle situazioni reali trascuriamo tale convinzione e finiamo col fidarci.
Il gioco della fiducia
In laboratorio la fiducia viene studiata tramite il “gioco della fiducia” in cui ci sono due persone estranee tra loro, che non si sono mai viste prima e non si incontreranno mai più in seguito. Ad uno vengono assegnati 5 dollari e viene detto che se li consegna all’altro, la somma verrà quadruplicata. A quel punto la seconda persona può decidere se tenere tutti i 20 dollari, o darne 10 all’altro.
Idealmente, la prima persona dovrebbe concedere i 5 dollari all’altro e averne poi per sé 10. Questa scelta, però, presuppone conoscenza e amicizia tra i due. Sul piano razionale, però, essendo i due perfetti estranei il primo farebbe forse meglio a tenersi i 5 dollari iniziali e non dare alcunché all’altro, anche perché se li desse l’altro potrebbe poi tenersi tutti i 20 dollari per sé.
Nonostante questa ultima opzione logica, la maggior parte delle persone, in condizioni sperimentali ed ipotetiche, manifesta reciprocità.
Come se non bastasse, se si chiede alla persona a cui vengono attribuiti i 5 dollari iniziali quale possa essere secondo lei la probabilità che l’altro ricambi la fiducia, in genere si sottostima la reale possibilità che questo accada. Nonostante ciò, si tende a fidarsi.
Infine, se si ristruttura la situazione in forma di lotteria, se cioè viene offerta la possibilità di scommettere 5 dollari con una probabilità del 50% di vincerne 10 e il 50% di non ottenere alcunché, la quasi totalità delle persone rifiuta di giocare.
Nonostante la posta in gioco sia la medesima rispetto alla situazione precedente, c’è qualcosa nell’interazione con l’altro che spinge a rischiare, nonostante tutto.
3 Ragioni per cui ci fidiamo degli estranei
Un interessante contributo atto a spiegare le motivazioni secondo le quali ci fidiamo degli estranei, anche se non dovremmo, è stato offerto da Davis Dunning e Colleghi presso la University of Michigan.
Essi hanno individuato principalmente tre ragioni:
1. L’altruismo
Questo ha a che fare col compiere qualcosa che può essere utile agli altri, anche a scapito di se stessi. Tale modalità si può osservare in diversi contesti: nel volontariato, nelle opere caritatevoli, di assistenza, ecc.
Inoltre, fare del bene agli altri si è notato in più occasioni che fa stare bene anche noi stessi.
L’altruismo pare che si possa rinvenire anche nel “gioco della fiducia”, quando si esplica con un’altra persona, ma non in forma di lotteria solitaria.
2. La reputazione pubblica
Spesso noi siamo propensi a fare mostra pubblica della nostra generosità al fine di accrescere il nostro prestigio sociale. Lo facciamo quando doniamo denaro grandi somme per delle cause a cui teniamo, quando partecipiamo ad un’asta pubblica di beneficenza, alle cene sociali con annessa una colletta per uno scopo umanitario, ecc.
Quando coltiviamo una relazione con una persona la nostra reputazione è l’unico aspetto su cui possiamo contare per dimostrare la nostra affidabilità. Tuttavia, quando ci relazioniamo ad un estraneo, come nel caso del “gioco della fiducia”, ci comportiamo allo stesso modo sia in privato, sia in pubblico e rischiamo di cooperare anche se all’apparenza questo non comporta benefici sociali.
Si ipotizza pertanto che nel “gioco della fiducia” si decida di cooperare perché si crede che si debba agire così, cioè che si persegua una norma sociale in base alla quale si dovrebbe mostrare fiducia verso un estraneo, nonostante non vi siano ragioni concrete e logiche per farlo. Questa dinamica pare confermata dagli stessi partecipanti al gioco che quando hanno deciso di dare i 5 dollari all’altro sentivano che era giusto fare così, mentre quando che se li sono tenuti poi si sono sentiti egoisti e in colpa.
3. Lo stress
In condizioni normali si calcola che circa l’80% delle persone sceglie di collaborare. Quando però ci si trova in uno stato di forte stress la cooperazione crolla vertiginosamente. Tale cambiamento di atteggiamento lo possiamo riscontrare pressoché ubiquitariamente nella vita quotidiana, a cominciare da noi stessi. Ad esempio, possiamo essere ligi ad una dieta per settimane, ma quando la stanchezza e lo stress superano una certa soglia, anche la tendenza a trasgredire si innalza di pari passo e non riusciamo più ad essere fedeli ai nostri buoni propositi.
Perché può valere la pena fidarsi degli estranei
Per concludere: nella nostra quotidianità, nella vita privata, così come al lavoro abbiamo costantemente a che fare con numerosi estranei. In quei casi ci troviamo di fronte alla possibilità di perseguire esclusivamente i nostri interessi, oppure di fidarci e di includere anche l’altro tra le nostre priorità.
Il sano ed equilibrato vivere sociale, con le sue norme implicite ed esplicite, ci permette di manifestare fiducia, anche se ragionevolmente non ci sarebbero le condizioni. Forse non ci abbiamo mai fatto molto caso, ma la fiducia è uno degli ingredienti di base che fa funzionare la nostra società e che ci permette di vivere nel mondo, di lavorare, avere un famiglia e compiere i piccoli e grandi gesti che solitamente svolgiamo, che fanno bene a noi, così come agli altri.