Come superare l’ansia di chiedere aiuto
di Anna Fata
Tutti abbiamo bisogno di tutto e di tutti. Anche se possiamo costruire, giorno dopo giorno, diventando adulti, la nostra autonomia e indipendenza, in realtà, non possiamo fare a meno di essere interdipendenti. In modo diretto e indiretto, tutti abbiamo necessità del nostro prossimo, per le piccole e grandi cose della vita, a casa, come al lavoro.
La nostra cultura occidentale, però, ci ha insegnato a guardare con sospetto, pietismo, a volte anche disprezzo chi riconosce i propri limiti, le proprie incapacità o necessità e chiede aiuto al suo prossimo. Per questo motivo chiedere non è sempre facile.
Abdicare alla nostra immagine ideale di essere persone omniscenti e onnipotenti ferisce il nostro ego e ci mette alla mercé del prossimo. Inoltre, dettaglio non trascurabile, nel chiedere e ancora più nel prendere si crea un legame con il ricevente che è insito nel concetto di debito, che non sempre né necessariamente una transazione economica è in grado di colmare.
La buona notizia è che imparare a chiedere è sempre possibile, in qualsiasi momento della propria vita e in qualsiasi circostanza. La difficoltà di chiedere risiede prevalentemente nella nostra testa.
Come imparare a chiedere aiuto
Secondo Adam Grant la maggior parte di noi sottostima l’ampiezza della probabilità di ottenere l’aiuto richiesto. Pare che circa il 50% delle nostre richieste sia destinato ad essere accolto. Inoltre, con l’aiuto di un mentore questa probabilità può anche essere aumentata.
Secondo Grant esistono 4 semplici strategie per chiedere e ottenere aiuto:
1. La comprensione del bisogno
Assicurarsi che la persona a cui si desidera chiedere aiuto comprenda che abbiamo bisogno di aiuto. La maggior parte di noi ha un deficit psicologico dell’attenzione, che ha una portata limitata, per questo essa viene orientata esclusivamente su una parte delle informazioni a cui siamo esposti e il resto viene tralasciato.
Per tale motivo, anche quando nel comunicare i nostri bisogni pensiamo di essere stati chiari ed esaurienti, può essere opportuno verificare la corretta comprensione del nostro messaggio.
2. La comprensione del desiderio
Accertarsi che la persona a cui ci rivolgiamo comprenda che desideriamo ottenere aiuto.
Per fare questo, occorre chiedere: anche se a prima vista sembra scontato, spesso tendiamo a credere che chi ci sta intorno debba conoscerci così bene da poter sapere quali siano le nostre necessità.
Inoltre, è possibile che chi ci sta intorno diventi preda dalla cosiddetta “inibizione da audience”, cioè il timore del giudizio altrui se si interviene in situazione che, in realtà, non sono di reale emergenza o necessità.
3. La specificità
Essere specifici nella propria richiesta e fare capire chiaramente alla persona a cui ci si rivolge le motivazioni per cui ci si sta orientando proprio verso di lei e non verso un’altra.
Questo farà sentire la persona investita investita di un ruolo, una responsabilità in modo chiaro e specifico che può determinare il successo dell’aiuto.
4. I requisiti
Verificare che la persona a cui ci si rivolge abbia il tempo, il modo, la disponibilità, gli strumenti per aiutarci.
Tutti abbiamo degli impegni nella vita e nel lavoro, ma, volendo, la maggior parte di noi riesce a ritagliarsi del tempo da mettere a disposizione di un amico, un parente, un collega. Qualcun altro, invece, complice un momento di vita particolarmente complesso, magari, pur tutta la buona volontà, non ce la fa.
Imparare a discriminare a chi si può chiedere e a chi è meglio evitare, per un periodo, o sempre, può essere un ottimo modo per evitare delusioni.
Come arricchirsi con l’aiuto reciproco
In sintesi: tutti abbiamo dei limiti, tutti siamo in grado di compiere delle cose, di cavarcela in alcune situazioni, ma magari non in altre. Riconoscere e accettare le proprie incapacità, rappacificarsi con se stessi, mettere da parte l’orgoglio, essere umili e ben disposti a chiedere e accettare l’aiuto altrui, nonostante quello che potrebbe essere il peso della dipendenza e del debito verso il prossimo sono i primi passi per imparare a relazionarsi correttamente con chi si ha intorno e creare un rapporto basato sullo scambio e l’interdipendenza.
Al tempo stesso, infatti, chi conosce se stesso, è consapevole di avere anche delle potenzialità e risorse che, volendo, nel momento opportuno, può mettere a disposizione del prossimo e offrire a sua volta un contributo per sdebitarsi per quanto ricevuto.
Dare e avere sono due facce della medesima medaglia: mentre si riceve qualcosa si offre all’altro la possibilità di dare. In altre circostanze la situazione si può ribaltare, ma il risultato finale non cambia: è un interscambio che culmina con l’arricchimento reciproco.