Il cibo come fonte di essere e ben-essere

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Il cibo come fonte di essere e ben-essere, Armando Editore, Roma, 2005

di Anna Fata

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Alimentarsi è un atto che si compie più volte nell’arco della giornata, spesso routinario, scontato, compiuto distrattamente, in concomitanza con altre azioni, di fronte ad un giornale aperto o ad una televisione accesa.

Ovunque, sempre più di frequente, ci vengono offerti consigli nutrizionali, sempre più uguali a se stessi, spersonalizzati, poco sentiti, al punto da sembrare cliché che si susseguono immutati, al pari della nostra alimentazione. Tutto questo si ripete fino al punto in cui ci si accorge d’improvviso che qualcosa non “funziona” più: il meccanismo si inceppa e ci troviamo a dovere fare i conti con noi stessi.

E’ possibile, con una maggiore consapevolezza dei significati più profondi del cibo e del cibarsi, riavvicinarsi alla sfera alimentare in modo più sano, maturo e ricco di piacere. Quest’opera si propone di accompagnare il lettore in questo percorso di conoscenza di se stesso e dei significati più profondi e personali della sfera alimentare.

Dopo un excursus sulla psicologia dell’alimentazione, la scelta, la preparazione, il consumo delle pietanze e i vissuti emotivi e simbolici connessi, si passa ad affrontare l’argomento sul versante sociologico. Una prospettiva evoluzionistica caratterizza l’intera opera, perché la sfera alimentare, proprio per la sua peculiare essenza, può essere indagata e conosciuta solo in fieri.

Quotidianamente, così come negli anni, cambiano le preferenze dei cibi, a livello sociale, così come individuale e i significati associati.

Gli aspetti patologici vengono sfiorati, accennati, proprio come nella vita labili sono i confini tra normalità e patologia, sano e insano, giusto e ingiusto.

Infine, tutto il discorso viene contestualizzato in un ambito ben preciso: i film cinematografici. Essi ci offrono una rappresentazione della realtà in cui viviamo, di cui fanno parte anche i versanti alimentare, culinario e gastronomico, come sfere di vita in cui ognuno di noi si può ri-trovare e ri-specchiare.

“Si mangia per vivere, non si vive per mangiare. Farlo con consapevolezza, però, ci può aiutare a ritrovare il gusto e il piacere di questo atto onnipresente nella nostra vita e che tanto contribuisce al nostro benessere fisico, emotivo e sociale”.

 

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