Una virtù che fa bene alla vita privata e professionale
di Anna Fata
Nella cultura occidentale l’umiltà viene presa in scarsa considerazione. A volte bistrattata, altre volte male interpretata, l’umiltà viene spesso sottovalutata come virtù e nelle sue potenzialità per la nostra salute, il benessere, la costruzione di persone, relazioni e ambienti migliori.
Nella società odierna tende ad essere premiato l’egocentrismo, l’esibizionismo, l’affermazione di sé, spesso anche la prevaricazione, il successo ad ogni costo. In questo senso l’umiltà mal si presta a tali obiettivi.
Cos’è l’umiltà?
Iniziamo a fare chiarezza sul vero significato del termine.
L’umiltà è un orientamento psicosociale caratterizzato da
- Autonomia emotiva
- Libertà dal senso di competizione.
L’umiltà, all’opposto, NON è:
- Non è permettere agli altri di farsi calpestare
- Non è essere servile a qualcuno
- Non è sacrificare di continuo i propri interessi per quelli altrui (magari sentendosi anche una vittima o un martire)
- Non è evitare il confronto o il conflitto per apparire buono
- Non è nascondere i propri sentimenti, emozioni o punti di vista per non offendere o allontanare gli altri.
L’umiltà, piuttosto, è una sorta di neutralità emotiva. Comprende una esperienza di crescita in cui non si avverte più il bisogno di elevarsi sopra gli altri, ma neppure di collocarsi al di sotto.
Ci si sente alla pari con tutti, portatori del medesimo valore. Comporta un modo di agire focalizzato sugli obiettivi, i propositi, più che sulle emozioni subitanee. E’ come se si avesse imparato a non reagire più in modo competitivo, soprattutto quando si sente che non serve.
Per riassumerla con una citazione dello psicologo Fritz Perls possiamo dire:
“Io sono io e tu sei tu; io non sono in questo mondo per incarnare le tue aspettative e tu non sei in questo mondo per vivere le mie”.
L’effetto che ne consegue è liberatorio.
Come si fa a liberarsi dal riflesso competitivo?
Per liberarsi dal riflesso competitivo è essenziale:
- Riconoscere tale istinto quando sta per sorgere
- Imparare a scegliere una modalità di reazione più versatile.
Spesso reagiamo in modo istintivo, automatico, per questo è indispensabile osservare e sviluppare la consapevolezza di noi e dei nostri comportamenti.
Diventare umili non significa auto-controllarsi, auto limitarsi, ma ha a che fare con l’autostima. Quanto più aumenta la sensazione del valore di sé, tanto più si riesce ad apprezzare gli altri, lodarli e incoraggiarli, senza per questo sentirsi sminuiti.
Ha a che fare con l’intelligenza sociale, che fa sì che le persone si sentano incoraggiate a venirci incontro, invece che ad attaccarci o difendersi da noi.
Quando l’umiltà cresce in noi si manifesta nei comportamenti, gli altri dall’esterno la percepiscono, si sentono bene con noi, apprezzati, incoraggiati, confermati e nutriti interiormente.
Del resto, lo psicologo William James ci ricorda che:
“La brama più profonda di tutti gli esseri umani è desiderio di essere apprezzati”.
A cosa serve l’umiltà?
L’umiltà è connessa a molti comportamenti prosociali. Essa ha a che fare con la cura sia di sé, sia degli altri. La persona umile si conosce bene, è consapevole delle sue doti, dei suoi talenti, così come dei suoi limiti, al tempo stesso è orientata verso gli altri, il benessere collettivo e ha la capacità di dimenticarsi di sé, quando è necessario.
L’umiltà in una prospettiva psicologica è una vera e propria virtù che è collegata a migliori risultati accademici, professionali, nella leadership. Le persone umili pare che abbiano relazioni sociali migliori, evitano gli inganni, le menzogne, sono inclini al perdono, alla gratitudine, alla cooperazione, alla generosità di tempo e denaro. Si è visto che molti manager e leader di successo hanno livelli elevati di umiltà, sono percepiti come gentili, generosi, ben adattati, capaci di offrire un valido contributo alla società.
Nella società attuale molti di noi farebbero di tutto pur di essere visibili, famosi, accettati, apprezzati, elogiati. A volte siamo disposti ad enormi sacrifici, a mettere da parte la nostra personalità, le reali esigenze pur di ottenere tutto ciò. Con questo atteggiamento ci garantiamo frustrazione a vita.
Essere umili va di pari passo con l’imparare a conoscere, accettare, apprezzare se stessi. In questo senso è una virtù molto pratica. Alfred Adler ritiene che l’ambizione egoistica, il potere, le ricchezze ci portano fuori strada perché alla fine generano solo illusioni destinate a naufragare. Tutto questo non è in grado di dare risposte efficaci al vero senso della vita.
Il significato della vita passa attraverso l’attribuzione del reale valore a se stessi e al prossimo, all’autostima, all’amore per sé e per l’altro.
Umiltà e spiritualità
L’umiltà in questo senso porta con sé una forte componente spirituale, che implica che la soddisfazione nella vita deriva dall’essere a servizio del prossimo. Alcune correnti religiose, dal Cristianesimo in poi, hanno incarnato fortemente questa convinzione. Al tempo stesso l’orgoglio è stato strenuamente osteggiato, perché responsabile dell’isolamento e della distruzione di sé e del prossimo.
Secondo le ricerche della psicologia positiva, si è visto che le persone umili riferiscono livelli più elevati di felicità, soddisfazione, rispetto a quelle orgogliose. La persona umile paradossalmente non cerca attivamente il successo come meta fine a se stessa, ma riesce comunque a ottenerlo, si mette a servizio, loda gli altri per i loro conseguimenti, contribuendo ad elevarli, motivarli e farli crescere ulteriormente.
Secondo tale orientamento psicologico l’umiltà ha benefici sia per la società, sia per il singolo.
I benefici sociali dell’umiltà
A livello macro sociale l’umiltà permette di:
- Riconoscere la propria mortalità
- Credere nella vita dopo la morte
- Rendersi conto delle proprie inadeguatezze ed errori
- Accettare il nostro bisogno di redenzione
- Accettare il nostro bisogno di essere guidati
- Credere in una qualche forma di spiritualità e trascendenza
- Credere nel bisogno di essere sottomessi ad un potere più alto.
Al livello individuale, l’umiltà pare comportarsi come un muscolo, quanto più viene esercitato, tanto più si potenzia. Per questo si è rilevato che può essere utile coltivare l’umiltà con pratiche quotidiane.
Alcune pratiche per coltivare l’umiltà
Alcune pratiche utili alla coltivazione dell’umiltà possono essere:
- Riconoscere gli errori compiuti
- Ricevere feedback e correzioni con gentilezza
- Astenersi dal giudicare gli altri
- Perdonare chi ci ha feriti
- Scusarsi con coloro che abbiamo ferito
- Tollerare i comportamenti scortesi degli altri con pazienza e compassione
- Osservare e sottolineare le doti degli altri
- Rallegrarsi dei successi altrui
- Benedire ogni cosa, buona e cattiva
- Cogliere ogni opportunità per aiutare gli altri
- Cercare di restare anonimi quando si aiutano gli altri
- Mostrare gratitudine per i propri successi
- Dare credito agli altri per i nostri successi
- Considerare i successi come una forma di responsabilità per offrire di più agli altri
- Essere disposti ad imparare dai propri fallimenti
- Assumersi le responsabilità dei propri fallimenti
- Accettare le circostanze e i limiti che comportano
- Prendere atto delle discriminazioni e dei pregiudizi
- Trattare ogni persona con rispetto a prescindere dallo status sociale
- Saper gioire del proprio anonimato.
I benefici dell’umiltà
Le conseguenze benefiche che possono sorgere da queste pratiche possono comportare:
- Riduzione di ansie, paure, depressione
- Abbassamento dei livelli di conflittualità, aggressione, rabbia
- Aumento dei livelli di benessere e felicità
- Riduzione dello stress
- Aumento dell’ottimismo
- Miglioramento delle relazioni amicali e affettive
- Apertura a nuove esperienze e nuovi apprendimenti
- Maggiore empatia, compassione, altruismo
- Maggiore soddisfazione professionale.
Considerati dunque i numerosi benefici, personali e sociali, che l’umiltà sembra arrecare, potrebbe valere la pena investire un po’ di tempo nella sua coltivazione.
Per approfondire leggi il libro: “99 Esercizi per il Benessere e la Felicità nella Vita e nel Lavoro“