Perché camminare ti aiuta a concentrarti

Camminare aiuta a concentrarsi

Come essere più produttivi camminando

di Anna Fata

Praticare sport, e in generale attività fisica, fa bene alla salute. Un numero crescente di esperti e di ricerche scientifiche si stanno susseguendo e ci stanno raccontando quanti vantaggi possiamo trarre sul piano fisico e psichico da un attivo, sano ed equilibrato stile di vita.

Impegnarsi regolarmente nello svolgimento di un po’ di movimento può avere effetti benefici sul sistema scheletrico, cardiocircolatorio, vascolare, digerente, visivo, sul tono dell’umore, sulla concentrazione, sulla memoria, sul coordinamento, sul dolore cronico, sulla durata complessiva della vita e in senso ampio sulla qualità dell’esistenza stessa.

Quanto più precocemente si inizia, prima si possono percepire i benefici e prima diventa una abitudine a cui diviene difficile rinunciare. In questo senso l’attività fisica è sempre più consigliata già ai bambini piccoli, che troppo precocemente tendono al sovrappeso e all’obesità, complici la sedentarietà, il tempo eccessivo trascorso davanti agli schermi, ai videogiochi, alle chat, e al consumo smodato del cibo spazzatura.

Se poi si svolge tutto questo in un contesto tranquillo, rilassato, verdeggiata, come un giardino, un parco si possono coniugare anche i benefici che derivano dal contatto con la natura.

Come l’attività fisica influisce sulla attività mentale

La grande novità è rappresentata dal fatto che i vantaggi della pratica fisica si stanno dimostrando molto efficaci sulla concentrazione. In realtà questo era noto fin dall’antichità. Il valore aggiunto odierno è rappresentato dalle ricerche scientifiche a sostegno di tali intuizioni e pratiche remote.

Ad esempio, oltre 2000 anni fa Aristotele fondò la Peripatetica, letteralmente delle conversazioni mentre si cammina, una scuola ambientata in un ginnasio multi funzione circondato da boschi e aree aperte verdeggianti.

In questo senso pare che i Greci avessero compreso precocemente che l’eccesso di sedentarietà non si sposa bene con il proponimento di una mente sana in un corpo sano.

In tali contesti le lezioni si svolgevano camminando, con l’insegnante che camminava insieme agli allievi lungo i corridoi  e i porticati del ginnasio (peripatoi).

Come il movimento stimola la concentrazione

Negli anni si sono susseguite sempre più ricerche non solo sui benefici della attività fisica e dello sport, ma altrettante sui danni che la prolungata sedentarietà può provocare.

Ad esempio una vasta ricerca di Alpa Patel e Colleghi presso la American Cancer Society su 127.554 uomini e donne ha scoperto che stare seduti troppo a lungo (più di 6 ore, contro meno di 3 ore al giorno) è associato ad un più elevato rischio di mortalità a causa di danni cardiaci, cancro e altre cause.

Un ulteriore ricerca condotta successivamente da Emma Norris e Colleghi dello University College London, nello specifico una meta analisi su 42 diversi studi, ha evidenziato che i bambini che non se ne stanno confinati eccessivamente sulle loro sedie in classe tendono a presentare migliori performance accademiche rispetto ai loro coetanei che, invece, stanno più a lungo seduti.

Il bello è che questi vantaggi sulle performance di concentrazione, studio e performance sembrano potersi riscontrare anche in età successive, come ad esempio nel caso degli studenti dei licei e dell’università.

Muoversi di più per studiare meglio

Grazie ai vantaggi indubbi del movimento e dello sport sulle prestazioni scolastiche, sempre più spesso si assiste a progetti e collaborazioni virtuose tra diversi docenti ai fine di raggiungere in modo congiunto tali obiettivi.

Ad esempio, Angelia Leung, docente di danza presso UCLA, e Burt Cowgill, professore di salute pubblica presso University of California, hanno condotto una ricerca con un duplice obiettivo:

  1. valutare la consapevolezza dei ragazzi in merito ai danni dello stare troppo seduti
  2. analizzare i modi socialmente accettabili per ridurre i periodi di prolungata sedentarietà, ma senza sconvolgere né turbare eccessivamente l’ambiente di apprendimento.

Introdurre molto precocemente uno stile di vita sano e bilanciato fin dalla giovane età può aumentare la probabilità che diventi una abitudine tale da essere necessariamente portata avanti anche successivamente da adulti. Per questo si insiste su queste pratiche sempre più precocemente.

Lavorare sul grado di consapevolezza degli inconvenienti che la sedentarietà prolungata suscita nel corpo e nella mente, aggirare le barriere sociali, ambientali, accademiche possono essere dei punti di partenza fondamentali in questa direzione.

5 Strategie pratiche per muoversi e concentrarsi meglio

Poiché molti studenti hanno ritenuto sconveniente e socialmente inaccettabile alzarsi nel mezzo di una lezione e sgranchirsi un po’ le gambe, dalla ricerca di Cowgill e Colleghi sono emerse alcune indicazioni che possono aiutare a conciliare il rispetto di una lezione teorica e lo svolgimento di un po’ di sano movimento, al fine di beneficiare corpo e mentale:

  1. Tutti gli insegnanti dovrebbero inserire all’interno delle loro lezioni dei momenti specifici per muoversi un po’
  2. Tutti dovrebbero essere incoraggiati ad utilizzare tali pause per alzarsi e sgranchirsi un po’ con una frequenza di almeno una volta ogni ora
  3. Incorporare nel corso delle lezioni molto lunghe delle attività che possano prevedere l’alternanza di momenti seduti e altri in piedi
  4. Introdurre più spazio tra banchi e sedie in modo che gli studenti si possano muovere più liberamente senza il rischio di urtarsi a vicenda
  5. Cambiare l’organizzazione delle aule in modo da prevederne alcune provviste di scrivanie verticali (o scrivanie leggio), che obbligano a stare in piedi.

In aggiunta a tali strategie sarebbe opportuno aumentare il grado di consapevolezza dei rischi della sedentarietà protratta e tentare di scardinare le nostre sociali legate allo stare composti, tranquilli, seduti, immobili a lungo a favore di una nuovo galateo che possa anche prevedere fasi di garbato, ma salutare movimento.

Dallo studio al lavoro: muoversi e produrre al meglio

Quello che conta maggiormente in questa fase, secondo i ricercatori, è il cambiamento di mentalità, l’abbattimento di pregiudizi che possono ostacolare il cambiamento in una direzione più salutare e proficua, sia per la salute psicofisica, sia per il rendimento scolastico.

Queste buone pratiche, che si possono avviare fin da giovani, si è visto che conservano la loro efficacia, sia per il benessere corpo mente, sia per le performance anche da adulti, al lavoro, in ufficio, e ancora più nelle riunioni, che troppo spesso vengono percepite come lunghe, interminabili, noiose, poco produttive occasioni di mancato lavoro.

Camminare mentre si riflette, si parla, si discute, infatti, si è visto che può aumentare la concentrazione, l’attenzione, la memoria, la dialettica, la creatività e la produttività anche in ambiente lavorativo.

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