Il partner ideale non è la persona migliore
di Anna Fata
Chi più, chi meno, la gran parte di noi nutre un segreto desiderio recondito di trovare, prima o poi, la famosa anima gemella, il principe o la principessa con cui potrà coronare il sogno di una vita, andare d’amore e d’accordo, finché non morte non lo separi.
Per raggiungere questo obiettivo cerchiamo a destra e a manca, ci infatuiamo, ci raffreddiamo, avviamo continue nuove relazioni con l’auspicio che sia veramente quella giusta, oppure ne rimandiamo l’inizio perché restiamo costantemente in attesa del fatidico incontro che potrebbe attenderci proprio dietro l’angolo.
Come se questo non bastasse, molti di noi, consapevolmente o meno, possiede dentro di sé una sorta di modello ideale della persona che ritiene ideale. In pratica, ci siamo costruiti un prototipo di partner ideale e ci ostiniamo a scandagliare ogni persona che incontriamo secondo tali standard.
Siamo proprio sicuri che questo criterio di ricerca sia veramente efficace per poter poi costruire una relazione di coppia felice e duratura?
Perfezione o adeguatezza?
Quando perseveriamo nella ricerca del partner che noi riteniamo ideale spesso non teniamo presente che la cosiddetta perfezione della persona, la sua aderenza al nostro modello interiore ideale, non sempre né necessariamente va di pari passo con la sua adeguatezza a noi, alla nostra personalità, allo stile di vita, ai valori, agli obiettivi, al momento di vita.
In realtà, è proprio questa trascuratezza che di frequente ci fa propendere per le scelte che nel breve, ma soprattutto medio e lungo termine non si rivelano corrette per noi.
Come valutiamo il partner potenziale
Esistono fondamentalmente due grandi scale di valutazione dell’adeguatezza di un possibile partner:
- non relazionale, che rappresenta una misura generale delle persone
- relazionale, che misura la connessione unica con lui (o lei).
La scala non relazionale valuta il valore dei tratti di per se stessi, ad esempio l’umorismo, l’apertura mentale, l’estroversione, l’introversione, ecc. E’ facile da utilizzare e suscita accordo tra le persone.
La scala relazionale, invece, dipende dai fattori personali e ambientali dei quali poco o nulla si conosce all’inizio di una frequentazione di coppia. Ad esempio, una persona particolarmente intelligente non necessariamente per questo, alla lunga, si può rivelare un buon partner per noi, perché magari nel tempo si scopre che è fin troppo diversa dalla nostra o che i suoi valori di vita sono molto differenti dai nostri.
Lo stesso può valere ad esempio anche per la ricchezza, la sessualità e tutte le abitudini di vita e di lavoro.
Pertanto, le caratteristiche di personalità, i talenti, le potenzialità, i valori, gli stili di vita, anche se li possiamo considerare desiderabili in sé e per sé, non vanno di pari passo col fatto che chi li incarna possa essere necessariamente un partner ideale per noi.
Come trovare il partner ideale
Può sembrare all’apparenza scontato, ma per trovare il partner più adatto a noi, per valutarlo tale, dobbiamo concederci il tempo, la voglia, la forza, la pazienza di conoscerlo approfonditamente.
Valutare gli aspetti non relazionali, cioè generali della sua persona, contrariamente a quello che saremmo indotti a credere, ci può portare fortemente fuori strada. Al contrario, occorre focalizzare l’attenzione sugli aspetti relazionali, cioè su come e quanto tale specifica persona possa essere adatta a noi e al momento di vita che stiamo affrontando.
In genere, però, all’inizio di una conoscenza questi ultimi aspetti non si pongono al centro della propria riflessione, anche perché di rado si dispone del materiale utile e sufficiente per compiere tale valutazione. Essi possono emergere solo gradualmente con la frequentazione nel tempo.
Come evolvono le conoscenze
Con il procedere della frequentazione e della conoscenza reciproca si può verificare un fenomeno chiamato “adattamento al tratto”. Esso consiste nel cominciare ad attribuire un peso diverso ai tratti che riteniamo ideali nel nostro potenziale partner. Ad esempio, se all’inizio di una relazione la scarsa (o eccessiva) sensibilità del partner può disturbarci, alla lunga essa comincia ad urtarci meno.
In pratica questo atteggiamento può contribuire a confermare che una eventuale rottura della relazione non sia dovuta ad una non aderenza al nostro modello ideale di partner, valutato secondo la scala non relazionale delle sue caratteristiche, ma che progressivamente viene esaminato sempre più secondo l’adeguatezza nella sua relazione specifica con noi.
Come predire il successo a lungo termine di una relazione
“Vale la pena impegnarsi nella relazione di coppia con questa persona?”. Molti di noi spesso si trovano di fronte a questo dilemma, ancora più se hanno alle spalle ripetuti tentativi falliti in questo senso.
Il famoso psicologo John Gottman era molto noto, tra le altre cose, per la sua incredibile capacità di prevedere il successo o meno a lungo termine di una relazione di coppia, in base alle interazioni che i partner conducevano al suo cospetto, soprattutto in caso di conflitto.
Per certi versi lui è stato un antesignano nella valutazione degli aspetti relazionali, di adattamento reciproco tra i partner.
I tratti relazionali e non relazionali possono contribuire allo sbocciare di una relazione di coppia e potenziarsi a vicenda. Tuttavia, nel breve termine prevalgono quelli non relazionali, ma nel lungo termine gli aspetti relazionali emergono maggiormente e diventano predominanti.
Nel concreto, gli aspetti non relazionali nel tempo possono contribuire a creare il terreno fertile per l’esplicarsi dei tratti relazionali, ma non sopperire ad una loro eventuale mancanza. Ad esempio l’ottimismo, la positività, la fiducia, di un partner possono rinforzare gli aspetti relazionali, magari stimolando un dialogo più costruttivo con l’altro.
Ogni persona e ogni relazione è unica
Una ricerca condotta da Paul Eastwick e Lucy Hunt ha messo in luce che le persone quando sono alla ricerca di un partner per una relazione a lungo termine tendono a prestare più attenzione agli aspetti relazionali specifici e meno a quelli non relazionali, su cui vige il consenso generale delle persone circa la loro desiderabilità o meno.
Gli aspetti generali desiderabili della personalità, dello stile di vita, quindi, sembrano contare meno rispetto alla unicità della persona che si ha di fronte e a come ci si sente con lei.
Per trovare il partner con cui stare bene e, almeno nelle intenzioni, costruire una relazione serena e duratura nel tempo sembra che possa essere auspicabile mettere da parte i nostri sogni ideali, le aspettative nostre e altrui, il consenso sociale, e concentrarsi su come ci si sente veramente con la persona che si ha accanto, in quel preciso momento, nella sua unicità.
Non conta tanto, quindi, quanto una persona possa essere un partner ideale in senso ampio, ma quanto possa essere adatto a noi, in un preciso momento di vita.