Come dimagrire senza (troppo) soffrire

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Intervista a Letizia Saturni
di Anna Fata

Il cibo: fonte di amore e odio per molti di noi. Si tratta di uno degli argomenti di cui parliamo maggiormente, su cui fantastichiamo maggiormente, e che rivestiamo di numerose componenti simboliche, insieme a sesso e salute.

Il cibo difficilmente ci è indifferente. Ci accompagna fin da prima della nostra nascita, ci coinvolge materialmente più volte al giorno, ad appuntamenti più o meno regolari, e anche quando non siamo fisicamente impegnati negli atti di acquisto, preparazione, consumo, condivisione, spesso capeggia nella nostra mente, e magari anche nel nostro inconscio, contribuendo a riempire non solo lo stomaco, ma anche e soprattutto la mente e l’animo.

Proprio per la sua pervasività il cibo è spesso un fedele alleato della nostra salute fisica e psichica, ma può diventare anche un suo strenue nemico laddove il rapporto non è bilanciato su un piano fisico e/o emotivo.

Tutti noi abbiamo uno stile alimentare, nutriamo delle preferenze, delle repulsioni, delle tradizioni, delle consuetudini, che affondano le loro radici in molteplici terreni: la nostra predisposizione costituzionale, biologica, genetica, legata al tenore e alle abitudini di vita, alla cultura, alle tradizioni, alle consuetudini familiari, stagionali, ambientali, economiche, politiche, religiose, sociali, e molto altro.

Ognuno di noi, in breve, segue la sua personalissima dieta, anche se questo temine, ormai usato e abusato, ha forse in parte perduto il suo significato originario e viene associato, impropriamente, alla mera restrizione alimentare che molte diete, prescritte da specialisti o fai da te, impongono per raggiungere un peso forma o altri obiettivi legati al benessere e alla forma fisica.

In realtà, la dieta è semplicemente uno stile di vita, un regime alimentare, un insieme di alimenti che gli animali e gli esseri umani assumono abitualmente per la loro nutrizione. Nello specifico, secondo l’Istituto Superiore di Sanità la dieta è un regime, stile, tenore di vita, sinonimo di alimentazione corretta, sana ed equilibrata volta a soddisfare le esigenze fisiologiche dell’organismo, ma anche gli aspetti psicologici e relazionali attraverso l’appagamento dei sensi, il rispetto della tradizione del territorio e dei ritmi della vita quotidiana.

Con una definizione più ampia e corretta di dieta, come possiamo approcciarci in modo sano, sereno, equilibrato sui fronti fisici e psichici a una dieta? Ne parliamo con Letizia Saturni, Biologa Nutrizionista, Health Coach. Autrice del libro “La Celiachia e Dieta Mediterranea gluten free”, e “Incontriamoci in Cucina”.

Intervista a Letizia Saturni: Come dimagrire serenamente ed efficacemente

 

D: Nella sua accezione, che cosa è una dieta?

R: Grazie una gran bella domanda quanto complessa la sua risposta.
Sia come Nutrizionista che Health Coach mi imbatto spesso in questo termine usato/abusato fino ad essere – spesso – distorto e dunque è bene fare chiarezza!
Attingendo anche a reminiscenze liceali latine e greche mi sono sempre spesa per specificare che dieta è stile di vita includendo – ovviamente – anche lo stile alimentare della Persona.

A tutt’oggi però ciò che percepisco è che nell’immaginario collettivo la parola dieta è ancora ancorata alla sua accezione più limitante fonte spesso di stress e ansia. Dieta è infatti intesa come schema alimentare restrittivo, punitivo, limitante che generalmente si associa ad un percorso di perdita di peso.

Credo che i tempi siano ormai maturi per parlare di dieta quale stile alimentare intendendo quell’insieme di buone pratiche e strategie che vanno dalla scelta degli alimenti alla loro preparazione fino alla consumazione. Sono queste stesse che permettono di mantenere la condizione dinamica di Salute&Benessere.

Capisaldi sono la stagionalità, frugalità e territorialtà. Quest’ultima caratteristica anticipa già come non si possa parlare di una sola dieta poiché grande è la varietà territoriale e ampia è la diversità delle Persone.

 

D: Quali sono, a suo avviso, i pregiudizi, le convinzioni, le credenze distorte e gli errori che in tal modo compiamo più di frequente quando ci alimentiamo?

R: Devo essere sincera: il numero dei pregiudizi e convinzioni e credenze è in costante aumento. Credo siano frutto del fatto che molto, e soprattutto molti, oggi parlino di alimentazione e salute senza fondate basi scientifiche pertanto c’è un importante dilagare di leggende metropolitane.Sulla base della mia esperienza mi piace portare un esempio: la pasta fa ingrassare!

La pasta è un alimento indispensabile perché fonte privilegiata di carboidrati, definiti benzina verde del nostro organismo. Su questa base non può essere la responsabile dell’aumento di peso lo è piuttosto la quantità e/o le modalità di preparazione. Un esempio? La pasta al pomodoro e basilico vs pasta alla carbonara, la base è pasta ma il condimento fa la differenza.

 

D: Nello specifico, oggi più che mai tra le richieste delle persone vi sono i desideri di apparire più leggeri, slanciati, in perfetta forma fisica e pertanto si chiede al cibo di allearsi con noi per raggiungere questo obiettivo. Se e in che modo, realisticamente, il cibo può venire in nostro soccorso?

R: Il cibo è sempre nostro fedele alleato perché grazie alla sua ricchezza in nutrienti (proteine, carboidrati, grassi, minerali e vitamine …) permette a tutti i distretti corporei di svolgere le loro funzioni al meglio garantendo così il mantenimento di salute&benessere.

Quando però il cibo è mal-usato sia in qualità che in quantità ecco che lo stesso cibo si trasforma in uno dei più acerrimi nemici.

Il cibo scelto secondo i principi di territorialità, freschezza e stagionalità, che ho già qualche riga sopra ricordato, utilizzato in quantità moderata, preparato in maniera frugale/essenziale, e consumato in un tempo adeguato, viene sempre in nostro soccorso.

Mi permetto anche di aggiungere una altra considerazione:

ciò che è buono per me, è buono anche per l’ambiente.

Uno slogan che suggella lo stretto legame uomo-ambiente e suggerisce come ciascuno di noi è in grado di dare un contributo importante per la salvaguardia dell’ambiente, grazie a scelte alimentari consapevoli.

 

D: Nel senso comune si tende a ragionare un po’ per compartimenti stagni: la dieta per dimagrire, la dieta per abbassare i livelli di colesterolo o i trigliceridi, la dieta contro la celiachia. In pratica sembra che per ogni disturbo, malattia, sintomo, disagio, possa esistere una sorta di dieta perfetta, quasi una soluzione miracolosa in grado di farci svoltare la vita. In che modo, in realtà, il cibo, e con esso una dieta, si inseriscono all’interno di un complesso e delicato stile più ampio di vita volto al benessere globale della persona?

R: Si, vera questa considerazione che secondo me è frutto di una Medicina che a fino a poco tempo fa compartimentalizzava l’essere umano. Ora qualcosa è cambiato! Si parla infatti di Medicina IntegrataFunzionale che pone al centro la persona nella sua totalità e complessità, integrando ogni parte e integrando il sé con l’ambiente. Ho sempre creduto in questa visione e ho sempre parlato di personalizzazione dello stile alimentare. Aggiungo anche che – come già nel 1800 sosteneva il filosofo Feuerbach– siamo ciò che mangiamo pertanto la salute si costruisce a tavola grazie alle personali preferenze.

 

D: Se e in che modo possiamo veicolare ai nostri figli e nipoti, fin da piccoli, una corretta, sana, serena e piacevole educazione alimentare al tempo stesso?

R: Sicuramente con l’esempio!
I nostri figli e i nostri nipoti, a mio modo di pensare, apprendono moltissimo dai loro prossimi: dalle loro parole e dai loro insegnamenti, ma soprattutto dal loro comportamento.

Sedere a tavola e colloquiare, mangiare alla stessa mensa gli stessi cibi, renderli partecipi nell’acquisto sono solo semplici quanto efficaci pratiche di salute&benessere per i piccoli. Quando queste sono ripetute quotidianamente ecco che diventano abitudini.

D: Quando una persona si rivolge a lei per un consulto o un percorso, come si svolge la prima visita e le successive?

R: Negli anni ho maturato una struttura di percorso personale attingendo ai diversi ambiti di formazione. Il primo incontro lo ritengo estremamente importante perché è il momento in cui si crea la partnership fondata sulla fiducia; pertanto l’accoglienza e il benvenuto sono due momenti topici. Durante il primo colloquio c’è la definizione dell’obiettivo Salute&Benessere; c’è l’informazione e l’educazione per arrivare a definire in modo auto-determinato da parte della persona, il piano d’azione che contempla tre aree: stile alimentare – stile di vita e cura del sé. In ultima battuta c’è la consegna di work-out riguardo alla gestione del peso, all’organizzazione della spesa … Ci si lascia con l’appuntamento per l’incontro successivo : il monitoraggio stop&go. E’ questo un momento durante il quale si fa il punto della situazione per riprendere l’allenamento finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo precedentemente definito.

 

D: Con quali aspettative più di frequente le persone si rivolgono alla sua professionalità?

R: Tipicamente si fermano alla denominazione Nutrizionista e dunque affidano i risultati, o meglio il successo del percorso, interamente a me come professionista. C’è una deresponsabilizzazione che può essere racchiusa nell’espressione: io sono venut* da lei e dunque mi dica cosa devo fare per dimagrire.

A seguito della prima sessione e ancora di più dal secondo appuntamento, c’è un cambiamento di prospettiva e soprattutto di aspettative! Ognuno comincia a mettersi davvero in gioco e sempre più emerge la capacità di analizzare la situazione, prenderne consapevolezza e attivarsi per modificare/allenare strategie nuove. Indipendentemente dai risultati, personalmente considero questo il reale successo del percorso!

 

D: Cibo, corpo e psiche sono strettamente correlati. Vi è un influsso reciproco degli uni sugli altri. Così come uno stato d’animo può influenzare le nostre preferenze e scelte alimentari, anche un cibo, una volta assunto può esercitare un effetto sulle condizioni cognitive ed emotive e non solo sul corpo, perpetrando le nostre scelte nutrizionali in un senso o nell’altro. Come districarsi in modo sereno ed equilibrato in questo che per alcuni di noi rappresenta un vero e proprio groviglio che, talvolta, può sfociare nel patologico?

R: Cibo, Corpo ed Emozioni rappresentano una triade molto interessante quanto pericolosa nel momento in cui uno dei componenti prende il dominio.

Le emozioni devono essere prima di tutto riconosciute e identificate. Solo a questo punto è possibile ricercare per ciascuna una sua propria modalità di espressione che non può essere quella di … mangiare! Il cibo risponde al bisogno fisiologico da parte dell’organismo di avere energia e nutrienti fondamentali per il suo buon funzionamento.

Il cibo non è una risposta ad una emozione. In genere il mio consiglio è darsi un tempo. Mi spiego: quando si avverte il desiderio di cibo, la prima cosa da fare è guardare l’orologio per verificare se siamo prossimi all’ora di un pasto o di uno spuntino. Qualora così non fosse bere un bicchiere di acqua e chiedersi cosa stiamo cercando o cosa il nostro corpo ci sta chiedendo. Questo significa lasciar passare del tempo per focalizzare l’attenzione e aumentare la consapevolezza.

 

D: Nella sua esperienza, se e come cambiano le preferenze alimentari in una persona a seconda delle varie fasi di vita?

R: Vero, nelle diverse fasi della vita le preferenze cambiano. Sulla base delle mia esperienza mi sento di affermare che il cambiamento è soprattutto vissuto dalla donna.
Credo sia legato alle tante/diverse modificazioni ormonali, fisiche-fisiologiche, psicologiche e emotive che la donna sperimenta man mano che la sua età biologica progredisce.
Accanto a queste motivazioni ci sono poi quelle ‘sociali’ e su queste dico che la differenza di genere non è più apprezzabile.

 

D: Se e in che modo i momenti dell’anno, la stagionalità, le abitudini sociali, educative, familiari possono influire sulle scelte alimentari e, soprattutto, come cambiarle laddove non si dimostrano benefiche per la salute?

R: Stretto è il legame tra uomo e ambiente! Su questa base è subito evidente quanto importanti siano sia la stagionalità che le abitudini familiari.

Le scelte alimentari risentono però troppo spesso delle abitudini sociali e delle influenze educative. Queste ultime non sempre sono rispettose delle richieste fisiologiche del nostro organismo e dunque possono portare a scelte alimentari non rispettose della Salute&Benessere. E’ importante modificarle e questo significa far uscire dalla comfort-zone la Persona per aprirla a nuovi orizzonti. Non è sempre facile ma sicuramente l’educazione, l’allenamento senza giudizio e l’esempio sono armi vincenti.

 

D: Uno tra i momenti più delicati nel nostro processo alimentare riguarda l’ideazione, la scelta, l’acquisto del cibo nei punti di vendita. In tali frangenti le tentazioni ci ammaliano di continuo e spesso ci fanno desistere dai nostri buoni propositi. Ci può offrire qualche suggerimento concreto per acquistare del cibo sano, genuino, salubre, benefico per la salute del corpo e della mente senza troppi rimorsi, sensi di colpa o danni per la salute?

R: Si chiama acquisto consapevole e inizia dalla scelta del negozio dove entrare per fare la spesa.
Personalmente suggerisco di acquistare i prodotti alimentari in piccoli negozi del territorio così da poter rispettare la stagione e soprattutto la qualità, senza trascurare l’importanza di valorizzare i produttori locali, del territorio.

Consiglio di confrontare anche i prezzi perché un basso costo spesso coincide con una bassa/scarsa qualità nutrizionale del prodotto. Sicuramente importante è controllare la data di scadenza e, se proprio qualcosa di confezionato dobbiamo acquistare, controllare nell’etichetta nutrizionale non tanto l’apporto calorico, quanto piuttosto il contenuto di zuccheri semplici, sale e grassi. L’indicazione/raccomandazione è che questi siano più bassi possibile!

 

D: Al fine di un buon benessere psicofisico, in cui si inserisce anche il rapporto col cibo, se e quanto contano le predisposizioni costituzionali, genetiche, familiari e quanto invece le scelte attive di vita, ivi compresa quella alimentare, di ciascuno di noi? In pratica: quanto è in nostro potere e quanto, invece, dobbiamo limitarci ad accettare come inevitabilmente connesso alla nostra struttura organica?

R: Grazie per questo spunto perché mi permette di sfatare una leggenda metropolitana. Molto spesso si sente dire: “c’è una predisposizione familiare o genetica” ma … Posso affermare con certezza che pur riconoscendo l’importanza della determinante genetica soprattutto su alcune patologie e/o dismetabolismi, molto-moltissimo possiamo-dobbiamo fare con i nostri quotidiani comportamenti per far sì che lo stato di salute&benessere possa essere preservato. In termini più tecnici si parla di prevenzione primaria.

Si aggiunge anche la prevenzione secondaria, che evidenzia ancora meglio come anche dopo un evento acuto e/o una slatentizzazione di un dismetabolismo (diabete, dislipidemia …) sia possibile comunque mantenere lo stato di salute&benessere. E’ evidente dunque la forza e l’efficacia delle personali azioni quotidiane sia nello stile alimentare che nello stile di vita che cura del sé.

 

D: Per concludere: ci offre almeno tre consigli pratici per qualcosa che sta a cuore a molti di noi: dimagrire senza (troppo) soffrire?

R: Si, molto volentieri!

Primo consiglio: seguire una Alimentazione Mediterranea Marchigiana (o della propria regione di appartenenza!) senza escludere nulla e rispondendo ai criteri di moderazione e frugalità.

Il secondo consiglio riguarda l’organizzazione della propria giornata alimentare: 3 + 2 + 0, cioè 3 pasti fondamentali, più 2 spuntini e 0 piluccamento tra i pasti e/o in altri momenti della giornata.

L’ultimo consiglio è quello di praticare ogni giorno 30 minuti di movimento scegliendo una camminata a passo veloce o bici, sia da camera che su strada.

 

Leggi anche l’intervista: “Come il cibo può diventare la tua migliore medicina

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