Superare la love addiction e conquistare l’indipendenza affettiva
di Anna Fata
Ogni relazione affettiva comporta un certo grado di dipendenza reciproca. In alcuni casi, però, tale dipendenza raggiunge livelli e connotazioni tali da rendere problematica la relazione stessa, l’identità delle persone coinvolte e generando notevole sofferenza.
In tali situazioni si può assistere alla compresenza di manifestazioni anche molto contraddittorie tra loro. Nello specifico si può assistere a:
- vissuti di astinenza nei confronti dell’assenza del partner
- ampia quantità di tempo investita nella relazione
- trascuratezza di altre sfere della vita privata e professionale
- accantonamento dei propri bisogni personali e difficoltà di distinguerli da quelli del partner
- fallimento dei tentativi di ridurre il tempo investito nella relazione
- ricerca ossessiva della relazione, nonostante le problematiche che essa può suscitare
- timore costante di perdere il partner
- ricerca continua di rassicurazioni ed espressioni di affetto
- difficoltà di attaccamento che possono manifestarsi nell’incapacità di creare legami durevoli, oppure esistenza di legami insicuri.
Si calcola che la dipendenza affettiva abbia una incidenza del 3-10%, ma può raggiungere il 25% intorno ai 20-25 anni.
Nonostante la sua relativa specificità, attualmente non viene classificata come patologia a sé stante nel Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM V).
Come sorge la dipendenza affettiva
Secondo una ricerca condotta da Sanches e John, pubblicata su European Journal of Psychiatry ad oggi non si conosco le ragioni esatte per le quali può sorgere la dipendenza affettiva (o love addiction).
Si ipotizza che possa essere dovuta ad una difficoltà di controllare gli impulsi, nello specifico con tendenza ad essere impulsivi e ricercare costantemente le novità e le stimolazioni.
Oppure si suppone che sia un disturbo dell’umore in cui le persone sperimentano per lo più emozioni e stati d’animo associati ai primi stadi dell’innamoramento, come l’alternanza di esaltazione, euforia e ipomania.
In alternativa si pensa che la dipendenza affettiva possa essere riconducibile ai disturbi ossessivo-compulsivi. In questi casi la relazione e il partner diventano pensieri fissi, ossessivi, ripetitivi, inevitabili, intrusivi che finiscono con l’interferire con il resto della vita quotidiana.
Una spiegazione più complessa colloca la dipendenza affettiva su un continuum a due assi in cui l’asse verticale rappresenta i comportamenti legati all’attaccamento e quello orizzontale rappresenta la ricerca di stimolazioni e l’impulsività. Ad esempio, in alcune persone sono presenti alti livelli di impulsività e di ricerca di stimoli insieme a comportamenti di attaccamento, che portano ad essere ossessivi e dipendenti nelle loro manifestazioni affettive.
In altre persone, invece, la notevole ricerca di stimolazione e l’impulsività vanno di pari passo con un deficit di attaccamento, che conduce ad avere diversi partner sessuali, ma senza attaccarsi mai veramente ad alcuno di essi.
La dipendenza affettiva come droga
Ogni dipendenza comportamentale implica anche delle modifiche biochimiche a livello cerebrale ed ormonale. Per questo motivo esse condividono alcuni aspetti simili alle dipendenze da sostanze. Ad esempio, al pari delle prime esperienze con una droga, anche nei primi stadi di una relazione affettiva si possono sperimentare intenso piacere, soddisfazione, euforia, desiderio di ripetere l’esperienza con quantità e durata crescenti.
Successivamente si assiste ad un aumento esponenziale della preoccupazione, dellansia, della ricerca di tale situazione con maggiori energie, attenzione e tempo da dedicare ad essa. Ogni tentativo di ridurre la frequentazione, anche a causa dei disagi che può comportare, sembra inutile. Possono sorgere in questa fase vissuti molti intensi di solitudine, abbandono, depressione.
Anche le ricerche di neuroimaging hanno messo in luce che le aree attivate nell’innamoramento e nella tossicodipendenza sono simili con la liberazione di grandi quantità di dopamina.
Come superare la dipendenza affettiva
Secondo la ricerca di John e Sanches esistono poche evidenze scientifiche relative alla reale efficacia delle diverse forme di trattamento della dipendenza affettiva, sia farmacologiche, sia psicoterapeutiche.
La frequentazione di gruppi di auto-aiuto sembra essere la forma di terapia più comune e diffusa.
La terapia di gruppo basata sullo psicodramma pare essere efficace nell’incoraggiare relazioni più sane, ma non se ne può avere reale certezza in quanto si tratta di ricerche in cui è mancato il gruppo di controllo non sottoposto alla terapia. Pertanto sono necessarie ulteriori ricerche per confermare l’efficacia.
Le psicoterapie cognitivo comportamentali e quelle psicoanalitiche sembrano anche esse riscontrare risultati positivi. Le prime agiscono sfidando le convinzioni distorte circa l’amore e le relazioni, le seconde fanno leva sulle difficoltà legate all’attaccamento.
Considerate le basi neurobiologiche di questo comportamento, sembra che anche le terapie farmacologiche possano essere efficaci nel ridurre i sintomi, soprattutto sul fronte dei disturbi compulsivi, ossessivi e dei disturbi dell’umore.
La soluzione ideale, come per molti disturbi psicologici, potrebbe essere rappresentata dalla combinazione di trattamenti psicoterapeutici, focalizzati sulle cause, e farmacologici, orientati maggiormente ai sintomi, soprattutto in fase acuta.
In conclusione
Le relazioni affettive possono rappresentare una opportunità di crescita interiore molto forte. Se, al contrario, non sono equilibrate, se sfociano in un eccesso di dipendenza, gli effetti deleteri sulla salute fisica e psichica di chi ne è coinvolto possono essere assai ingenti. In tali casi difficilmente si riesce ad uscirne da soli, perché al pari di qualsiasi forma di dipendenza esistono non solo aspetti emotivi e cognitivi legati alla dipendenza, ma anche dei riscontri sul piano biochimico che contribuiscono a consolidare la situazione e la sofferenza ad essa annessa.
In tali casi la combinazione vincente sembra essere composta da una componente farmacologica, magari per un breve periodo, per fronteggiare la fase acuta legata ai sintomi, che a volte possono risultare invalidanti, e da una componente psicoterapeutica capace di individuare, comprendere e risolvere i meccanismi che hanno contribuito ad innescare e a mantenere la dipendenza e i significati reconditi associati ad essa.
Superare una dipendenza affettiva è possibile, in ogni momento della vita. Prima si interviene, prima si può infrangere il circolo vizioso.