Come comportarsi di fronte ad una persona che soffre
Di Anna Fata
Spesso di fronte ad una persona che ha una sofferenza psicologica, mentale, o emotiva non sappiamo come comportarci. Ci piacerebbe tanto poter risolvere i suoi problemi, vederla di nuovo serena, felice, ma non sappiamo come né cosa fare. Altre volte, invece, prese dalle buone intenzioni diciamo o facciamo cose che possono ulteriormente ferirla, urtarla, metterla a disagio e accentuare le sue sofferenze.
In un precedente articolo abbiamo elencato le 9 cose da non dire ad una persona che soffre emotivamente, qui, invece, elenchiamo le 10 cose che potrebbe essere opportuno dire.
Premesso che ogni persona è unica, che ogni situazione è diversa, che difficilmente si possono offrire indicazioni generali valide sempre e per tutti, alcune domande utili che potrebbero aiutarci a relazionarci meglio ad una persona sofferente possono essere:
- “Posso alleviare il tuo disagio in qualche modo?”: Di fronte ad una persona con un disagio il modo migliore per aiutarla può essere dare la propria disponibilità concreto, non spendersi in parole. Spesso le parole risultano inutili, magari male interpretate e rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione
- “Che cosa pensi che possa aiutarti a sentirti meglio?”: Dare consigli, suggerimenti o o suggerimenti vari rischiano di fare sentire forzata la persona che li riceve e soprattutto la indirizza verso una strada che in molti casi non è la sua. Aiutarla a comprendere quello che c’è dentro di sé, indurla a sentire quello che ha dentro in modo da assecondarlo può essere di maggiore utilità
- “C’è qualcosa che posso fare per te?”: Si tratta di un modo di porsi concreto, attivo, ma non invadente. Fa sentire la propria disponibilità, la presenza, se gradita o necessaria
- “Ti posso accompagnare da qualche parte?”: Spesso quando si ha un disagio emotivo non si ha la voglia o la forza di muoversi. Sapere che si ha qualcuno su cui contare per spostarsi può aiutare a superare la propria forza d’inerzia
- “Dove/Da chi stai ricevendo sostegno?”: è una domanda ben diversa da “Ti stai facendo aiutare da qualcuno?” che fa sentire carente, pigra, inadeguata la persona che non si è rivolta ad alcuno per ricevere aiuto. La prima domanda, invece, sottende che la persona ha bisogno di sostegno è che è possibile trovare insieme un modo per ottenerlo
- “Non ti sentirai per sempre così”: Sono parole che non giudicano, non manipolano, non impongono, ma offrono speranza, che è ciò che aiuta una persona a vivere e affrontare ogni giorno le situazioni
- “Pensi che ci sia qualcosa che contribuisce a farti stare male?”: E’ una domanda che aiuta a riflettere sulla propria condizione, su ciò che non va. Non impone soluzioni, strategie, ma invita a guardarsi dentro con sincerità
- “Qual è il momento della giornata che è più difficile per te?”: E’ un modo delicato per comprendere quando la persona si sente peggio e dare così la propria disponibilità maggiore in quei momenti, se gradita
- “Sono qui per te, se vuoi”: E’ un’affermazione semplice, immediata, che offre concretezza, calore, presenza, disponibilità, sostegno. Ed è un dato di fatto: mentre la si pronuncia si è lì
- Il silenzio: Il semplice ascolto, comprensivo, empatico, non giudicante, in molti casi, può essere la forma di cura più utile e gradita a chi lo riceve. Solo chi ha una sofferenza, un dolore può sapere, nel profondo, quello che è meglio per lei. La nostra presenza, il silenzio, l’ascolto creano le basi affinché la persona si possa esprimere nel massimo della libertà possibile.
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