Come esprimere serenamente il proprio disaccordo

Disaccordo

Essere in disaccordo può rendere migliore una relazione

di Anna Fata

Molti di noi convivono con una idea delle relazioni, affettive, amicali, professionali, piuttosto idilliaca e romantica. Ci si illude che si debba e si possa essere in accordo su tutto o quasi, che si possa essere costantemente sulla stessa lunghezza d’onda, della medesima opinione, con identici principi, valori, punti di vista, visione della realtà.

Più di rado ci si rende conto che l’altro è e sempre sarà una entità separata e diversa da noi, in ampia parte inconoscibile completamente, e non solo per gli aspetti inconsci che ciascuno di noi serba in sé, ma anche per i numerosi aspetti poco chiari, consapevoli, dichiarati, compresi.

Noi stessi conosciamo ben poco della nostra persona, nonostante tutto, per forza ancora meno ancora del prossimo. Purtuttavia la scarsa conoscenza dell’altro e la presa d’atto, talvolta, di differenze anche abissali rispetto a noi e alle nostre prospettive di vita, che talora possono sfociare dei dissensi anche più feroci, questi ultimi lungi dall’essere un fattore che allontana le persone, al contrario può rappresentare uno strumento per il confronto, il dialogo, l’arricchimento reciproco, il nutrimento e il consolidamento della relazione stessa.

Quello che può fare la differenza e rendere costruttivo un dissenso, un disaccordo, un dissapore è il modo con cui viene affrontato, gestito, e magari anche risolto.

Il potere trasformativo del conflitto

Ogni conflitto porta con sé potenzialmente una possibilità di trasformazione di chi vi è coinvolto. Non necessariamente un conflitto può avere un esito distruttivo, ma quando se ne emerge si resta quasi inevitabilmente cambiati, e non sempre né necessariamente in peggio.

Affinché un conflitto abbia una conclusione arricchente, costruttiva quello che può fare la differenza è il modo in cui si affronta.

Secondo Melody Stanford Martin, Autrice del libro: “Brave Talk: Building Resilient Relationships in the Face of Conflict” per affrontare una discussione in cui occorre esporre il proprio disaccordo occorre fare leva su tre fattori:

  • evitare di avvalersi del controllo
  • abbracciare il disaccordo
  • focalizzarsi sulla relazione e costruire un senso di comunità.

Se è vero che prevenire è meglio che curare, l’esperta suggerisce al proposito di lavorare sul disaccordo prima ancora di avviare la conversazione. Quello che spesso infastidisce il nostro prossimo infatti, e noi stessi quando ne siamo oggetto, è il tentativo di manipolazione a cui si tende ad essere sottoposti, nel vago o disperato intento che possa cambiare idea e si schieri dalla nostra parte.

Al contrario, ascolto, comprensione, accettazione, possono essere modalità comunicative molto più valide e costruttive per imparare a fronteggiare i disaccordi, alimentare una conversazione costruttiva e contribuire a costruire o rafforzare una relazione preesistente.

I benefici del disaccordo e come alimentarli

Esistono numerosi benefici in un disaccordo che, se correttamente esposto e gestito, possono rendere serena e arricchente un dialogo e una relazione. Nello specifico:

Il disaccordo è qualcosa di sano

Disaccordi, dissensi, dissapori sono ciò che alimentano il confronto, il dialogo, lo scambio, l’arricchimento reciproco, la trasformazione. Nuovi sviluppi, visioni, prospettive, progettualità possono sorgere da disaccordi adeguatamente riconosciuti, gestiti, risolti.

Lasciare sullo sfondo dei disaccordi sperando che si risolvano da soli, disconoscerli, trascurarli, può portare ad un loro consolidamento nel tempo, che alla lunga non solo ostacola la conversazione, ma può ledere le relazioni stesse. Anche affrontarli di petto, però, ricorrendo ad un approccio diretto, magari anche violento verbalmente, colorito, enfatico o collerico, può ledere irreparabilmente lo scambio, portando difesa, chiusura, distruzione, allontanamento, unilateralità, faziosità.

Non ci sono vincitori né vinti

Se ci si pone nell’ottica che non esistono vincitori né vinti, ma che si può cooperare insieme verso una finalità di scambio utile a tutti, anche i dissensi possono essere considerati in un’ottica completamente differente, come un valore aggiunto prezioso comunicativo e relazionale.

Crescere, trasformarsi, confrontarsi, arricchirsi potrebbero già essere obiettivi validi nella gestione ottimale di un disaccordo, a cui si aggiunge la coltivazione della relazione che può trasformare tutte le parti coinvolte.

Evitare il controllo

Quando si avvia una discussione, così come quando ci si trova in relazione con l’altro si può essere presi dal tentativo di controllare l’esito delle interazioni. Paura, diffidenza, insicurezze personali, incertezza, ansia, panico, disistima, sfiducia possono essere fattori che inducono nella tentazione del controllo.

Il controllo, però, non solo irrigidisce chi cerca di esercitarlo, nel disperato tentativo di creare una cornice di prevedibilità umana e relazionale, ma tende a indispettire l’altro, che si sente trascinato e immobilizzato in ruoli, funzioni, modalità che quasi mai gli corrispondono.

Il controllo crea squilibri di potere, crea sfiducia reciproca, sospettosità, diffidenza, e allontana spesso irrimediabilmente.

Paradossalmente, rinunciare al controllo è proprio ciò che consente all’altro di avvicinarsi a noi, di confrontarsi, collaborare, e magari, alla fine di cambiare prospettiva e di avvicinarsi maggiormente alla nostra posizione.

Cambiare idea può essere difficile, ma non impossibile

Secondo la Teoria della Dissonanza Cognitiva se in noi sussistono idee, opinioni divergenti tra loro, emotivamente possiamo provare un notevole disagio che ci induce a tentare di ridurre tale divergenza interiore. Per compiere ciò si può agire modificando l’ambiente, il proprio comportamento o i propri pensieri.

Cambiare se stessi non è mai del tutto facile: richiede intento, motivazione, tempo, energia in quantità maggiori o minori a seconda delle circostanze. Resta tuttavia in molti casi proprio il margine di libertà e azione possibile di cui disponiamo quasi costantemente, soprattutto nel caso del piano cognitivo. Nessuno ci può sottrarre la libertà di pensiero interiore, neppure nella peggiore delle prigionie.

Venire a contatto, quindi, con pensieri, opinioni, visioni diverse dalle nostre e dalle nostre aspettative può essere destabilizzante, ancora più se entrano in contraddizione con visioni del mondo radicate e consolidate da tempo. Il tentativo di rigettare questi aspetti, di disconfermarli senza neppure esaminarli, oppure di fingere di ignorarne l’esistenza, non sempre può essere una valida soluzione.

Se smettiamo di opporci al nuovo, allo sconosciuto, all’imprevedibile possiamo iniziare a confrontarci con esso al fine di cogliere quello che di positivo può offrire, magari discriminandolo da quello che, invece, non è condivisibile, arricchente, costruttivo.

Alimentare un atteggiamento aperto, curioso, interessato può rendere disponibili e avvantaggiare sia noi stessi, sia l’altro, che si sente accolto, ascoltato, rispettato, valorizzato e a sua volta più disponibile al confronto e alla malleabilità, anche in caso di eventuale disaccordo.

Lasciare spazio all’apprendimento

Quando smettiamo di tentare di esercitare il controllo sull’altro, sul dialogo, sulla relazione, si crea dello spazio e all’interno di questo si forma un nuovo contesto di apprendimento. Se non ci mettiamo sulla difensiva, se induciamo l’altro a fare altrettanto, l’apertura che ne deriva può essere arricchente a prescindere dall’esito in cui potrà incanalarsi il disaccordo.

Gli obiettivi, quindi, dovrebbero essere il dialogo, lo scambio, la relazione e l’insegnamento che se ne può trarre e non l’accordo a tutti i costi .

Lavorare sulla relazione a prescindere

In uno scambio, ancora più se carico di dissapori, divergenze, dovrebbe essere a maggior ragione in primo piano la relazione che la alimenta. Essa dovrebbe poter essere preservata, nutrita, protetta e rafforzata in tutti i modi possibili. Il focus e la centralità, quindi, dovrebbe essere quest’ultima e non l’accordo a tutti i costi.

Per fare questo può essere utile valorizzare le rispettive potenzialità che gli interlocutori apportano nella conversazione e nella relazione, prima ancora che i limiti, i difetti, le chiusure, le ottusità. Cogliere e apprezzare i talenti dell’altro lo incita, lo rassicura, lo fa sentire accolto, degno di stima, fiducia, ascolto e lo predispone bene allo scambio e alla malleabilità.

Fare coesistere persuasione e condivisione

La persuasione di per se stessa non ha finalità manipolatorie, controllanti, ma implica dolcezza, rispetto, cura dell’altro. Se non ci si pone in un’ottica di controllo, di lotta per il potere, di tentativo di prevaricazione, di vincita sull’altro, è più facile creare un clima di scambio, trasformazione, arricchimento reciproco.

Anche laddove il divario non si dovesse colmare non ci si sente svuotati, depredati, sconfitti, ma riempiti, arricchiti da uno scambio che ha un valore di per se stesso.

Come crescere con il disaccordo e vivere sereni e contenti

Per concludere, contrariamente al nostro intento romantico di vivere relazioni e scambi idilliaci in cui si va d’amore e d’accordo, magari per tutta la vita, il disaccordo si può rivelare una risorsa preziosissima per il nostro arricchimento reciproco.

L’importante è saper deporre le armi, gli intenti di controllo, dominio, vittoria all’ultima parola, conversione del presunto dissidente.

Al contrario, creare una dimensione di apertura, ascolto, accoglienza, a prescindere, valorizzare l’altro per i suoi talenti, risorse, valori aggiunti, possono rappresentare un’occasione incommensurabile di apprendimento, trasformazione, che non intaccano la nostra autostima, orgoglio, sicurezza, ma le alimentano su piani ben più profondi e radicali.

Ti potrebbe interessare anche

di
Articolo precedente Articolo successivo
0 condivisioni
Plugin for Social Media by Acurax Wordpress Design Studio
Visit Us On FacebookVisit Us On TwitterVisit Us On LinkedinCheck Our Feed