Tutti i pro e i contro dell’essere egoisti o generosi
di Anna Fata
A molti di noi sarà capitato almeno una volta di sentirsi in conflitto con se stessi: meglio pensare solo a se stessi e non curarsi affatto degli altri, oppure meglio occuparsi degli altri e mettersi da parte?
In misura maggiore o minore ci siamo passati un po’ tutti, nella vita quotidiana, in famiglia, al lavoro, le situazioni possono essere le più disparate, ma il dilemma resta sempre lo stesso: vengo prima io, o prima gli altri? Do’ spazio agli altri, o mi metto io al centro?
Che si tratti di piccole, trascurabili evenienze, oppure di grandi dilemmi, il dubbio amletico resta sempre quello.
Se trascuriamo i conflitti di coscienza motivati da ragioni etiche, morali, religiose, filosofiche, che cosa raccontano le esperienze personali e professionali in merito all’egoismo e alla generosità: meglio il primo o la seconda? Cosa è realmente più vantaggioso?
Cosa sono l’egoismo e la generosità
Secondo il vocabolario Treccani l’egoismo è
l’“atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere e della propria utilità, tendendo a escludere chiunque altro dalla partecipazione ai beni materiali o spirituali ch’egli possiede e a cui è gelosamente attaccato”
La generosità, invece, è
la “nobiltà d’animo che si manifesta soprattutto come altruismo, disinteresse, prontezza al sacrificio e al perdono”.
In realtà, anche se le definizioni possono sembrare molto precise e puntuale, nei frangenti concreti di vita non sempre si manifestano in modo così chiaro. Ad esempio, un gesto che nelle intenzioni di una persona può essere generoso, può essere interpretato egoistico da chi magari lo osserva e viceversa.
Inoltre, anche se un nostro gesto può essere compiuto espressamente con intenzioni altruistiche, in realtà, può celare delle altrettante motivazioni egoistiche.
Ad esempio, John Stepper, fondatore di Working Out Loud, (letteralmente “Lavorare ad alta voce”, una metodologia che consente alle persone di imparare a rendere visibile il proprio lavoro e a comunicare quello che si sta compiendo, per offrire contributi di valore all’esterno, espandere il proprio network e scoprire nuove opportunità) suggerisce un semplice esercizio: tenere la porta aperta alle persone e osservare le proprie reazioni.
A tale proposito ci si può chiedere: Mi sento gratificato perché sto facendo qualcosa di buono per gli altri? Mi fa piacere se gli altri mi dicono “Grazie!”? Mi sento irritato, infastidito se non vengo ringraziato?
Dalle risposte a tali domande può diventare evidente come, spesso, ci comportiamo in modo altruistico e generoso per la gratificazione, i ringraziamenti, gli apprezzamenti che ne riceviamo. In sé e per sé può non essere deprecabile mirare anche ad un nostro senso di benessere, ma quando si affermano il disappunto, la frustrazione, il fastidio o la rabbia per il mancato riconoscimento delle nostre gentilezze forse la nostra generosità, in realtà, è alimentata da altre motivazioni più egoistiche, come ad esempio il tentativo di controllo, manipolazione, o altre forme più subdole di richiesta.
Altruismo ed egoismo negli affari
Nelle situazioni professionali, soprattutto nel contesto occidentale, siamo spesso abituati a cercare di difendere i nostri interessi, a primeggiare, a prevaricare gli altri, più che a cooperare.
Nonostante ciò c’è chi ha costruito l’intero sistema professionale sulla collaborazione e la cooperazione. Ad esempio, Reid Hoffman, cofondatore di Linkedin, sostiene che, anche se può sembrare contro intuitivo, quanto più si è altruisti, tanto maggiori benefici possono derivare. Essere egoisti, limitarsi a perseguire i propri interessi porta ad avere una rete di relazioni più ristretta e con essa un minore numero di opportunità. Al contrario, se si aiutano gli altri solo perché si ritiene che sia giusto farlo, si rinforza la propria reputazione e si espande l’universo delle proprie possibilità.
A sostegno di tale esperienza, in una recente ricerca Adam Grant, docente presso la Wharton School of the University of Pennsylvania, ha rilevato che gli imprenditori di maggiore successo sono proprio coloro che sono maggiormente generosi verso gli altri.
Quando si offre qualcosa gratuitamente, un servizio o un oggetto, nel dare ci si può sentire autentici, genuini, perché si percepisce che dietro quel gesto non ci sono motivazioni secondarie. Chi riceve, a sua volta, non si sente in obbligo, manipolato, raggirato e riesce a godere appieno di tale beneficio.
Al limite, possiamo sostenere, che il tempo e l’amore sono i nostri possedimenti di valore più grandi che possiamo condividere con gli altri.
Come equilibrare generosità e egoismo
Anche se dare agli altri, essere generosi, se alimentato da autentiche motivazioni, può essere gratificante in sé e per sé, in genere tutti abbiamo bisogno a nostra volta di ricevere, di prenderci cura di noi, di occuparci dei nostri interessi. La nostra energia ha un limite e questo vale per tutti, prima o poi.
Kahlil Gibran afferma che:
“La generosità è dare agli altri più di quanto tu puoi
e l’orgoglio è prendere meno di quanto necessiti”.
Per dare agli altri dobbiamo avere tante risorse interiori che, periodicamente, vanno ricaricate. Se non si hanno sufficienti risorse interiori si rischia di perdere la compassione, l’empatia, l’attenzione per gli altri.
A tale proposito Pema Chodron sostiene che la compassione per noi stessi rappresenta la base fondamentale per avere altrettanta compassione per gli altri. Per coltivare un’autentica compassione è basilare riconoscere e accettare i propri limiti, le debolezze, i fallimenti, al pari dei punti di forza. L’auto accettazione è imprescindibile per poter poi accettare anche gli altri nella loro piena umanità, limitata e fallibile. Solo questa disposizione di fondo può animarci verso la vera generosità.
Per concludere: ogni volta in cui avvertiamo sorgere in noi un conflitto tra egoismo e generosità, forse significa che è arrivato il momento di fermarci a fare chiarezza in noi circa i motivi reali che ci spingono in una direzione oppure nell’altra. Inoltre, al tempo stesso, forse, può essere anche opportuno dedicare del tempo a ricaricare le nostre energie che probabilmente non sono sufficenti per affrontare con lucidità la situazione.
Coltivare la propria consapevolezza e ricaricare le nostre energie sono attività che non necessariamente ci rendono egoisti, ma che possono rappresentare proprio la base più autentica e genuina per diventare più generosi.
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