Come distinguere tra la felicità vissuta e quella ricordata
di Anna Fata
Tra i tanti desideri, sogni, ambizioni, progetti che ciascun essere umano ha in mente, quello più ambito e diffuso è probabilmente quello della felicità. Pressoché ogni essere umano sano desidera stare bene in salute, essere libero dalla sofferenza ed essere felice.
Ciascuno, a suo modo, si impegna in vari modi per perseguire tale scopo. Un lavoro soddisfacente, delle adeguate entrate economiche, una serena relazione affettiva, dei figli, degli amici, viaggi, passioni, interessi, ciascuno ha le sue attività e strategie peculiari per conquistare questa famigerata felicità.
Siamo proprio sicuri che i nostri intenti di raggiungere la felicità siano corretti? La fonte della felicità risiede dentro o fuori di noi? Fino a che punto posso modificare i miei vissuti interiori di felicità con azioni concrete? I soldi, il successo, il sesso, le belle donne (o uomini) possono rendermi felice?
Tante sono le domande che ci si possono porre di fronte ad un vissuto tanto complesso quanto personale.
Cos’è la felicità
La felicità consta di una componente cognitiva, cioè la definizione razionale, oggettiva di essa, cioè quello che essa è, e una componente emotiva, legata ai vissuti, alle sensazioni, alle emozioni connesse ad essa.
Tra le altre cose, quello che spesso distingue la definizione di felicità riguarda la felicità vissuta, sperimentata nel qui e ora, e quella ricordata.
La consapevolezza nella felicità
Molto spesso può capitare che quando siamo felici non ce ne rendiamo conto. A volte ce ne accorgiamo a posteriori, ricordando, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, la situazione che abbiamo vissuto, altre volte neppure successivamente.
Questo fenomeno si può verificare per una serie di ragioni: a volte siamo talmente immersi nel momento presente al punto che non ci rendiamo conto di quello che sta accadendo dentro di noi. Non sentiamo la fatica, la gioia, l’eccitazione, la fame, la sete, la stanchezza, ma siamo completamente fusi con il momento presente e quello che si sta verificando.
Questa condizione può accadere ad esempio quando siamo pienamente immersi nello svolgimento di una attività di cui abbiamo grande padronanza e passione. E’ la felicità legata al movimento.
Altre volte, invece, solo una parte di noi è presente mentalmente alla situazione che si sta verificando, mentre un’altra viene distratta da altri pensieri o emozioni. Ci sentiamo magari moderatamente gioiosi, sereni, o forse neanche questo, sentiamo che le cose si stanno svolgendo bene, ma forse non al meglio.
Quando poi la mente rievoca tali situazioni, magari con una maggiore presenza mentale, per lo più per effetto di contrasto con il momento presente meno lieto, può tendere ad accentuare la positività, la gioia, la felicità associati a tale esperienza passata. Questo è un tipico esempio di felicità ricordata.
Quanto sono felice ora
Tre domande possono essere molto utili per testare rapidamente il proprio grado di felicità nel presente:
- Sono felice ora?
- Che cosa me lo impedisce?
- Come posso rimuovere i blocchi interiori che mi impediscono di essere felice ora?
Le aspettative della felicità
Spesso uno grandi dei maggiori limiti che noi stessi poniamo al nostro essere felici sono le aspettative. E’ normale avere delle aspettative, dei sogni, dei progetti, delle fantasie. E’ imprescindibile, però, stare attenti affinché tali aspettative non gravino eccessivamente sulla nostra felicità nel presente e non finiscano con l’ipotecarla ad un presunto momento futuro che, in quanto tale, non arriverà mai.
Aspettare di essere avere una casa di proprietà, l’ennesimo titolo di studio, un salario più elevato, un figlio, un partner, l’auto dei sogni per essere felici innesca una rincorsa della felicità che rischia di non terminare mai. Questo circolo vizioso conduce ad aspettative continue che non solo non si realizzano mai del tutto, ma che si alimentano vicendevolmente. Dopo un’aspettativa ce n’è subito pronta un’altra.
La felicità può essere solo nel presente. Se non siamo presenti a noi stessi, qui e ora, con la mente, il corpo, lo spirito, la felicità potrà anche attraversarci, ma non non ce ne renderemo conto. La felicità può essere anche retrospettiva, può associarsi al ricordo di un evento, ma non sarà mai la stessa condizione che abbiamo vissuto in passato. La mente tende a smorzare la negatività del passato e ad addolcire ogni ricordo.
La felicità nella vita e della vita
Esiste una ampia differenza tra l’essere felici nella vita e l’essere felici della propria vita.
Una recente ricerca dello psicologo Arash Emamzadeh ha messo in luce che la mente, soprattutto di noi occidentali, preferisce la felicità vissuta rispetto a quella ricordata quando si fa riferimento ad un ampio periodo di tempo, al contrario quando ci si riferisce ad un lasso temporale breve, di giorni o ore, tende a scegliere quella rievocata. Gli orientali, invece, scelgono sempre la felicità vissuta.
Questo pare che accada perché nel lungo periodo la mente è capace di pensare alle situazioni in modo più astratto, abilità che consente di decidere quale tipo di felicità si preferisce. Nel breve termine, invece, è possibile che si venga influenzati dalle circostanze e che diventi quindi difficile scegliere quale tipo di felicità si predilige.
E’ possibile che le civiltà orientali siano influenzate maggiormente dalla loro cultura che implica l’esaltazione del momento presente, di ciò che si vive, si può fare e come ci si sente nell’immediato. Noi occidentali, invece, abbiamo una mentalità più orientata alla progettualità che spesso, però, ci allontana dal momento presente e da tutto quello che comporta, felicità compresa.
E Tu se e quando vuoi essere felice?