Come essere felici può condurre al successo

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La felicità come precursore del successo nella vita e nel lavoro
di Anna Fata

La maggior parte di noi è cresciuta con l’idea che sarà felice quando avrà ottenuto ciò che desidera, nella vita privata così come al lavoro. Così facendo, però, il rischio è quello di ipotecare l’esistenza alla ricerca di qualcosa che non si sa se quando arriva e quando accade magari non si rivela all’altezza delle aspettative. Nel frattempo, però, gran parte del nostro tempo è inesorabilmente trascorsa.

D’altro canto, non possiamo fare a meno di notare come molte delle persone di successo appaiono ai nostri occhi felici e contenti. C’è un dubbio, però, che raramente siamo portati a nutrire: le persone di successo sono felici proprio perché hanno conseguito ciò che desideravano, oppure sono felici ancora prima di avere ottenuto ciò a cui ambivano?

 

La felicità precede il successo

Secondo una ricerca condotta da Sonja Lyubomirsky e colleghi, pubblicata su LSE Business Review, la formula che per generazioni ci è stata trasmessa “Lavora duro, acquista il tuo successo, poi sarai felice” non è corretta.

In realtà esiste una ipotesi alternativa: la felicità può non essere solo una conseguenza del successo, ma anche una causa. Nel concreto pare che la presenza frequente di emozioni positive, gioia, gratitudine, serenità, speranza, preceda il successo e lo promuova.

Secondo la ricercatrice esistono ben tre tipologie di ricerche che confermano tale correlazione.

 

1. Ricerche trasversali

Nelle ricerche trasversali vengono esaminate le persone in un determinato momento della loro vita. Anche se tali ricerche possono verificare la presenza di un legame tra la felicità e i conseguimenti professionali, non sono in grado di determinare se la felicità sia la causa del successo oppure viceversa.

In realtà, si è visto che confrontando persone più felici con altre meno, le prima risultano più soddisfatte del loro lavoro, ricevono valutazioni più favorevoli da parte dei loro superiori, eseguono meglio i loro compiti professionali. Ad esempio, in uno studio si è rilevato che i venditori che si presentavano meglio sono riusciti a vendere più polizze assicurative rispetto ai loro colleghi meno positivi.

I dipendenti felici, inoltre, si è visti che tendono a costruirsi una carriera più brillante, si danno da fare di più per l’azienda, ricevono più sostegno dai colleghi rispetto a quelli meno felici. Inoltre, tendono ad essere meno vittime di burn out, si assentano meno o si licenziano meno dal lavoro e in generale tendono a guadagnare di più. Infine, sono capaci di godersi maggiormente i successi professionali.

 

2. Ricerche longitudinali

Grazie alle ricerche longitudinali è possibile rispondere alla domanda: “Cosa viene prima, la felicità o il successo?”. Nelle ricerche longitudinali le persone vengono seguite per un arco di tempo più o meno lungo di giorni, settimane, mesi o anni. In particolare si cerca di verificare se le persone erano era già felici prima di ottenere il successo.

Nello specifico si è rilevato che quanto più le persone sono felici tanto più è probabile che possano trovare un lavoro che le soddisfi. Ad esempio in una ricerca si è visto che gli studenti che all’età di 18 anni sono felici è più probabile che otto anni dopo abbiano una carriera prestigiosa, siano soddisfatti del loro lavoro, si sentano economicamente sicuri.

In aggiunta si è notato che gli impiegati che riferiscono alti livelli di benessere hanno livelli superiori di produttività due mesi dopo, maggiore sostegno sociale 20 mesi dopo, migliori valutazioni da parte dei supervisori 5 anni dopo. Infine, la maggiore felicità iniziale va di pari passo con l’ottenimento di dividendi aziendali più sostanziosi e redditi più elevati. In pratica anche sul fronte delle ricerche longitudinali pare proprio che la felicità sia il precursore del successo.

 

3. Ricerche sperimentali

Il limite delle ricerche trasversali e longitudinali sta nel fatto che potrebbe sfuggire loro una terza variabile che resta non misurata a che è in grado di aumentare sia la felicità, sia il successo. Questa evenienza si può cercare di neutralizzare considerando ricerche in cui le persone vengono assegnate in modo casuale alla sperimentazione di emozioni positive, negative o neutre e successive performance professionali.

In queste condizioni si è riscontrato che le persone che sono state indotte a provare emozioni positive fissano degli obiettivi più elevati, sono più perseveranti nell’affrontare compiti complessi, si vedono in luce più favorevole, sono più fiduciose di avere successo, sono più creative e produttive, nel corso delle trattative sono più disponibili a trovare soluzione valide per ambo le parti rispetto a color che sono state spinti a provare emozioni negative.

Nonostante qualche ricerca sembra suggerire che la felicità possa annebbiare il ragionamento logico, ce ne sono molte altre che indicano che tale stato d’animo possa aiutare a prendere le decisioni in modo più efficace, inducendo a mettere da parte i dettagli trascurabili. Nel complesso, quindi, anche l’evidenza sperimentale sembra confermare che la felicità può favorire il successo nelle diverse attività professionali.

 

Ricerche combinate

La maggior parte degli esperimenti avviene nelle condizioni artificiali di un laboratorio, in un arco temporale circoscritto, cosa che potrebbe indurre delle distorsioni sui risultati. Per tale motivo considerare complessivamente le ricerche trasversali, longitudinali, sperimentali può essere un ottimo antidoto contro tali evenienze.

Per questo motivo la ricerca condotta da Lyubomirsky e colleghi ha preso in esame centinaia di ricerche di ogni tipo arrivando alla conclusione che la felicità precede e in molti casi conduce a carriere professionali di successo.

 

Come il successo si lega alla felicità

Questa conclusione comporta due importanti implicazioni per le persone e per le aziende:

  1. la felicità non è l’unico elemento che può garantire il successo. Ad essa si devono accompagnare la perseveranza, la diligenza, la forza di volontà, la determinazione, la focalizzazione e molto altro
  2. l’infelicità non necessariamente conduce all’insuccesso. Esistono numerosi esempi di persone di successo, come ad esempio, Abraham Lincoln, Winston Churchill che sembrava avessero sintomi depressivi, ma nonostante ciò hanno costruito una brillante carriera.

Relativamente alle aziende, invece, occorre tenere presente:

  1.  assumere le persone in base al loro stato d’animo e umore può essere considerato discriminatorio e in quanto tale punibile a norma di legge
  2. forzare i dipendenti ad assumere e mostrare esclusivamente emozioni positive può sortire paradossalmente l’effetto opposto.

 

Come creare un ambiente di lavoro felice e di successo 

Esistono molti modi e appositi esercizi per creare un ambiente di lavoro e persone serene, di buon umore, in salute e di riflesso più produttive professionalmente e la Psicologia Positiva in questo senso offre un ampio repertorio di opportunità che si sono rivelate scientificamente valide. Gli investimenti sono relativamente a basso costo e i risultati li ripagano abbondantemente.

Infine, occorre precisare che coltivare emozioni e pensieri positivi non significa bandire quelli negativi. Pensieri ed emozioni negative hanno un valore adattivo e una loro ragione d’essere al pari di quelle positive in quanto tali vanno vissuti e rispettati. La scelta, però, di dare maggiore spazio e coltivare attivamente quelle positive si è rivelato scientificamente un grande vantaggio in ambito professionale (e non solo in quello).

 

Per approfondire leggi il libro: “99 Esercizi per il Benessere e la Felicità nella Vita e nel Lavoro”

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