Come creare il tuo lavoro ideale se non sei felice di quello che svolgi
Di Anna Fata
Tutti vogliamo essere felici, tutti vogliamo evitare la fatica, il dolore, la sofferenza. Nel senso comune il lavoro è ancora in ampia parte associato al dovere, all’impegno, alla responsabilità, alla pesantezza, alle scadenze e molto altro non sempre positivo.
Il lavoro, in realtà, oltre che un modo per ottenere ciò che serve per vivere è anche un’opportunità per mettere a frutto i talenti, le competenze, le esperienze, porsi a disposizione del mondo, essere utili, partecipare ad un progetto più grande che ci può fare sentire soddisfatti, realizzati e in ultima analisi anche felici.
Talvolta, però, il lavoro che svolgiamo o l’azienda presso cui siamo impiegati non riesce a generare la soddisfazione e la felicità a cui tutti noi aspiriamo. Ecco alcuni dei più comuni sintomi della nostra insoddisfazione e infelicità:
- Si tende a procrastinare: per alcuni la procrastinazione è segno di debolezza, confusione, disorganizzazione. In realtà essa può anche essere segno di motivazione, passione, entusiasmo, coinvolgimento, piacere in ciò che si fa
- Si trascorre la domenica pensando con timore e tristezza al nuovo giorno di lavoro: spesso l’infelicità al lavoro può arrivare ad estremi tali da invadere anche un’ampia parte della vita privata, portando ad anticipare col pensiero con timore, fatica, pesantezza, tristezza ciò che ci aspetterà il giorno seguente
- Si è molto competitivi in merito alla carriera, al salario, ai benefit: se il lavoro non è in se stesso fonte di gioia, realizzazione, soddisfazione, l’attenzione tende ad essere deviata verso altre forme di gratificazioni che il lavoro può offrire. Numerose ricerche, però, hanno messo in luce che oltre un certo limite l’aumento del salario e altre forme di benefit non sono in grado di innalzare il livello di felicità
- Non si è in buoni rapporti di collaborazione con i colleghi: la propria insoddisfazione può arrivare a fare vedere negativo tutto ciò che sta intorno e caratterizza l’ambiente di lavoro, in primis le persone, che vengono percepite come nemici, minacce, impedimenti. Diverse ricerche hanno messo in luce che quando siamo felici siamo più disposti ad aiutare gli altri, a collaborare e cooperare con loro
- Le giornate lavorative sembrano lunghissime: quando siamo felici, il tempo sembra scorrere in modo talmente veloce da apparire impercettibile. Quando, invece, lo stato d’animo non è positivo il tempo sembra non passare mai, ci ritroviamo a contare i minuti che mancano alla fine della giornata lavorativa fin quasi dal suo inizio
- Non si hanno amici al lavoro: quando si è insoddisfatti del proprio lavoro le persone intorno a noi impercettibilmente tendono ad avvertire il nostro stato d’animo non particolarmente positivo e tendono a stare alla larga da noi. Noi stessi, a volte, cerchiamo attivamente di isolarci, limitando i rapporti al minimo indispensabile. Non avere nemmeno un amico al lavoro può fare riflettere su quanto l’ambiente in cui trascorriamo le nostre giornate ci soddisfa o meno
- Non si è interessati ad alcunché: a volte l’insofferenza per il nostro lavoro è tale che il nostro panorama emotivo interiore finisce con l’appiattirsi. Nulla ci smuove, ci emoziona, ci coinvolge. Se otteniamo un successo o meno ci lascia per lo più indifferenti, se qualcuno ci racconta un suo successo non ci sentiamo partecipi della sua gioia
- Le piccole cose ci infastidiscono e destabilizzano più del dovuto: quando il lavoro ci pesa emotivamente la frustrazione di fondo può essere notevole. Questa porta ad essere insofferenti, affaticati, stanchi, intolleranti per ogni cosa, anche le più insignificanti all’apparenza
- Si è molto sospettosi verso chi sta intorno: così come non avere amici al lavoro, essere poco collaborativi con i colleghi può essere indice di infelicità al lavoro, può esserlo altrettanto non avere sufficiente fiducia verso chi sta intorno
- Si hanno malesseri fisici: quando il corpo si ammala, con piccoli o grandi disturbi, ansia, panico, depressione, gastrite, ulcera, colite, insonnia, cefalea, ipertensione, orticaria, è quasi sempre un indizio che le nostre risorse psicofisiche hanno raggiunto un limite. Diverse ricerche hanno messo in luce che essere felici porta ad ammalarsi meno, ad avere le difese immunitarie più reattive, a guarire più rapidamente in caso di malanno. Se si è stressati, se le emozioni che si vivono sono prevalentemente negative anche il corpo può risentire di questo disagio interiore esponendosi ad un rischio maggiore di ammalarsi.
Non esiste il lavoro perfetto, il lavoro che abbiamo sempre desiderato quello che di tanto in tanto non crea qualche difficoltà, sfide, insuccessi, fatica, stanchezza, frustrazione. Anche quando, nella migliore delle ipotesi, siamo riusciti a crearci il lavoro che abbiamo sempre desiderato, in linea con il nostro percorso di studi, gratificante sul piano umano, economico, relazionale, personale, qualche nota stonata può verificarsi sempre.
Il segreto principale per essere felici al lavoro, a mio avviso, consiste nel sapere accettare che, come per ogni situazione di vita, ci possono essere momenti di alti e bassi, che sono passeggeri, che così come se ne sono affrontati in passato, se ne possono affrontare anche in futuro. Quando si impara ad immergersi completamente in quello che si fa, quando si svolge il proprio lavoro, momento per momento, con il massimo impegno, dedizione, concentrazione, come se fosse la cosa più importante per noi, utile per il mondo, ricca di significato e di uno scopo più ampio, anche la mansione più umile può arrivare ad essere fonte di soddisfazione, di gioia, di realizzazione, di felicità.
E così facendo ci renderemo conto di avere costruito giorno per giorno il lavoro perfetto per noi.
Per approfondire leggi il libro: “99 Esercizi per il Benessere e la Felicità nella Vita e nel Lavoro“