Sviluppare la gratitudine è riappacificarsi con se stessi, con il mondo, vivere nell’abbondanza e nell’Amore.
di Anna Fata
Viviamo costantemente immersi nelle nostre pretese, nel nostro volere, sbraitare, sgomitare, cercare di accaparrarsi di meglio e di più. E non ci accorgiamo di quel che c’è a disposizione, di quel che la vita, ogni istante ci dona.
Il massimo ed eloquente esempio di tutto questo è il respiro, che si rinnova, costantemente, solo all’apparenza uguale a se stesso, in questo moto ripetitivo, circolare, armonico, ma che spesso, per noncuranza o disattenzione finisce col diventare disfunzionale, corto, contratto, superficiale o sussultante.
Spesso finiamo col renderci conto di quel che abbiamo quando non c’è più. Del respiro quando siamo raffreddati o in apnea sott’acqua, del partner quando ci lascia, dell’auto quando si guasta, dell’acqua calda quando si blocca la caldaia, della luce quando la corrente s’interrompe, della comodità e del confort degl’abiti quando girovaghiamo infreddoliti per la città.
Eppure la vita non si dimentica di noi, ci è sempre accanto e anche in quei momenti, se siamo attenti e ricettivi, ci offre delle occasioni, delle opportunità, degli strumenti, per ristabilire il nostro equilibrio.
Il guaio è che non ce ne accorgiamo, perché siamo totalmente intenti a proseguire per la nostra strada, a perseguire a tutti i costi quel che vogliamo noi e che riteniamo essere la soluzione, unica, ottimale e auspicabile. Se manca la corrente, non ci accorgiamo delle candele che abbiamo a portata di mano, vogliamo che sia ripristinato il servizio, se abbiamo freddo non consideriamo un cappotto passato di moda o una coperta sul divano, se il nostro intento è un maglione nuovo, se una persona ci ha lasciati, intorno non vediamo altro se non la sua ombra e trascuriamo chi, concretamente, ci circonda.
La gratitudine, questa sconosciuta.
Siamo sempre più abituati ad avere tutto, e subito. Come bimbi viziati ci aggiriamo tra gli scaffali degl’ipermercati, beandoci e stordendoci tra l’infinita varietà di prodotti mai parchi di trovare quel che pienamente ci corrisponde. E’ sufficiente una virgola fuori posto, un colore stonato per mandarci in crisi. Piuttosto siamo disposti ad abdicare alla scelta, a rimandarla ad libitum, pur di accogliere con gratitudine quel che ci viene prodigato a piene mani.
A volte si tratta proprio di tornare all’essenziale, di fare piazza pulita di tutte le nostre presunzioni, aspettative, pretese, imposizioni e disposizioni, per iniziare a dare più spazio e corso alla vita. Si tratta di rimettere mano alle proprie priorità e a quel che la vita ha predisposto per noi, istante dopo istante, e come linea d’orizzonte per l’intero nostro percorso.
Forse sarebbe ora di cominciare ad imparare a mettersi da parte, a ridimensionare i nostri ego ipertrofici che trovano nutrimento e sussistenza nel mettersi al centro e illudersi che la vita giri intorno a sé. Peccato che ciascuno di noi è vittima di questa distorsione.
Un semplice “Grazie”, al risveglio – in fondo, cosa abbiamo fatto per essere qui, e ora? – , nel corso della giornata, per il letto morbido e caldo, la colazione fragrante e fumante, le persone che ci stanno attorno, il lavoro che possiamo svolgere, i mezzi di trasporto che ci conducono in giro, i respiri che si susseguono, il corpo che ci offre quella consistenza e concretezza utile per affrontare le nostre mansioni quotidiane, il vento, la pioggia, al pari del sole, e via così, all’infinito.
Questo piccolo allenamento, momento per momento, ci predispone ad un ringraziamento che si estende anche alle sfide, ai dolori che la vita, talvolta, ci propone e ci consente di evolvere, manifestarci e diventare quel che siamo.
Se ci mettiamo da parte, forse, con inatteso stupore, ci renderemo conto di essere sgravati di tanti pesi e sofferenze che non ci competono e che ci arrechiamo noi stessi. E ci potremo limitare a vivere, semplicemente, quel che c’è. Con gratitudine. Come opportunità.
Esercizi
- A seguire, alcune meditazioni basate sul ringraziare: fare in modo che l’espressione “Grazie” si ripeta come un mantra, cadenzato sul ritmo del respiro, fino a sfumare in un silenzio in cui il gesto stesso diventa ringraziamento, nelle diverse situazioni di vita quotidiana:
- mentre ci si limita a respirare, seduti sul cuscino
- mentre si cammina, un passo dopo l’altro
- mentre si lavano i piatti
- mentre si scrive un documento al computer
- mentre si ascolta una persona che parla, un concerto, un programma televisivo
- mentre si attende in fila in un ufficio pubblico;
- allenarsi ad osservare in modo sempre più ampio, prima durante la pratica meditativa seduti, poi in ogni situazione di vita quotidiana, tutto quel che manifesta, e ringraziare, evitando qualsiasi forma di giudizio.
Per approfondire: leggi l’E-book “Ridestare i sensi, Vivere il presente“.