Perché le cose semplici sono sempre le migliori
di Anna Fata
Chi più, chi meno, ogni volta che aspettiamo un figlio facciamo di tutto per prepararci in anticipo al meglio a tale evento. Compriamo il corredino e ogni genere di oggetto che gli possa essere utile, studiamo, leggiamo, ci confrontiamo con specialisti o altri genitori, ascoltiamo dibattiti e conferenze, rievochiamo quello che hanno fatto di buono i nostri genitori con noi, ci proponiamo di fare altrettanto e soprattutto di evitare ogni possibile errore.
Ce la mettiamo tutta, insomma. Quando, però, ci troviamo di fronte per la prima volta quel piccolo esserino che abbiamo concepito, in realtà, ci rendiamo conto che tutto quell’elucubrare in precedenza è servito a poco, che di fronte abbiamo un perfetto sconosciuto, che a volte risulta difficile da comprendere e soddisfare e che, in fondo, ci sentiamo profondamente impreparati al ruolo di genitore.
Questo accade col primo figlio, anche se poi, di fatto, tende a riproporsi anche con i successivi figli, perché in realtà, ogni volta è sempre un po’ come la prima volta. Questo avviene perché abbiamo di fronte ogni volta una persona diversa e quello che poteva andare bene con il precedente figlio può non rivelarsi tale anche con successivo. Inoltre, tutto cambia nel frattempo, le circostanze, le situazioni, le necessità e anche noi stessi.
Non esiste un unico modo giusto, valido sempre, ovunque, con tutti, per essere buoni genitori. E’ un processo che si verifica sul campo, che si re rimpara giorno dopo giorno e che non si apprende mai una volta per tutte. Si cresce insieme, si possono compiere degli errori, nonostante le migliori intenzioni. Si cerca di migliorare sempre.
Cosa insegnare a un figlio
Tra le tante cose che, di solito, ci proponiamo di trasmettere ai nostri figli ci sono anche molti principi e valori, delle linee guida per agire rettamente, raggiungere gli obiettivi, realizzarsi, amare, nel rispetto di se stessi e degli altri.
Nel tempo ci rendiamo conto che il modo migliore per compiere questo è con l’esempio concreto, con l’incarnazione quotidiana noi stessi in prima persona, prima ancora che con le parole, che poi magari non trovano riscontro nei fatti.
Al di là dei grandi principi e valori, col tempo ci rendiamo anche conto che assumono un peso assai importante le piccole cose della vita quotidiana. Nella vita, infatti, a parte i grandi eventi che, bene o male possono accadere alla maggior parte di noi – la nascita, il primo giorno di scuola, i sacramenti cattolici, per chi li pratica, la laurea, il primo fidanzato, il matrimonio, il primo lavoro, il primo figlio, i lutti delle persone care, le gravi malattie, la fine della propria vita – ciò con cui abbiamo maggiormente a che fare e che può valere la pena valorizzare sono i piccoli eventi quotidiani.
10 Lezioni di vita quotidiana da insegnare a un figlio
In quest’ottica, tra le tante, possiamo segnalare 10 piccole lezioni di vita quotidiana che forse può valere la pena trasmettere ai propri figli, prima che diventino grandi e che magari dimentichino il valore di queste minime, ma importanti cose:
1. La gentilezza viene prima di tutto
I bei voti a scuola, il successo, la carriera, i soldi, una famiglia sana e felice sono tutte belle cose, ma il modo in cui trattiamo le persone, a cominciare da noi stessi, viene prima di tutto.
Quello che conta prima di tutto e sopra tutto è sapere amare ed essere disposti a lasciarsi amare. Un atteggiamento basato sulla gentilezza, l’empatia, il rispetto sono fondamentali per riuscire in questa impresa.
2. C’è abbastanza amore per tutti
Oggi con i Social Network entriamo in contatto con centinaia o anche migliaia di persone. Molte di loro non le conosciamo e forse non le conosceremo mai, anche se magari di tanto in tanto interagiamo con esse.
Illudersi di avere tanti amici sul piano virtuale ci può arrecare enormi delusioni sul piano della realtà concreta. Anche se possiamo avere un numero limitato di amici intimi, perché il tempo e le energie hanno una fine per tutti noi, potenzialmente possiamo declinare il nostro amore in infiniti modi e pressoché per chiunque.
A volte anche un semplice gesto di affetto o gentilezza per un estraneo può essere una manifestazione di amore. In questo senso abbiamo un patrimonio interiore di amore pressoché inesauribile. Semplicemente ciò che cambia è il modo, il tempo, il luogo, la persona a cui si manifesta.
3. La bellezza è ovunque
Anche se esistono dei canoni estetici peculiari per ogni epoca storica, culturale, sociale, geografica, esiste una sorta di senso del bello che è innato in ciascuno di noi.
Non è un caso, forse, che il senso comune afferma che il bello è negli occhi di chi guarda. In questo senso ciascuno di noi può allenarsi a trovare il bello che c’è pressoché ovunque, dentro, fuori, attorno a noi.
4. Prendersi cura del tuo corpo
Tutti noi abbiamo un corpo, è quello che concretamente ci consente di vivere, agire, studiare, lavorare, amare. Che ci piaccia o meno, è importante che impariamo ad accettarlo, rispettarlo e curarlo nel migliore dei modi, prima ancora che, eventualmente, si ammali.
Il corpo è anche fonte di piacere e godimento, nelle piccole e grandi situazioni della vita quotidiana. Non aspettiamo di perderlo, deturparlo o farlo ammalare prima di renderci conto quanto sia fondamentale per noi.
5. Tutti siamo unici
Nella nostre società è molto diffusa l’abitudine di confrontarci con gli altri. Avvertiamo la necessità costante di misurarci, metterci in competizione, o semplicemente osservare gli altri per avere una bussola per come essere o comportarci nelle situazioni.
Così facendo, però, rischiamo di mettere in ombra la nostra unicità, di sminuire le nostre risorse, i talenti, le opportunità, mirando ad essere come non siamo o conseguire mete che non sono alla nostra portata.
In questi casi torna l’antico imperativo del conosci te stesso, a cui possiamo aggiungere l’accettazione, il rispetto, la valorizzazione della nostra unicità non solo a vantaggio di noi stessi, ma anche delle persone che abbiamo intorno e dell’intera collettività a cui apparteniamo.
6. Non siamo mai soli
Possiamo anche essere fisicamente soli, ma non necessariamente ci possiamo sentire soli. Al tempo stesso possiamo essere circondati da un ampio numero di persone, ma sentirci soli. La solitudine è prima di tutto una percezione. Sei solo, se ti senti solo.
Occorre prima di tutto cercare dentro se stessi, e poi di riflesso anche fuori, probabilmente, si affaccerà qualcuno. A volte, infatti, non abbiamo fisicamente persone intorno, anche se le vorremmo, perché siamo i primi che, magari inconsciamente, abbiamo un atteggiamento respingente.
7. Parola d’ordine: Condividere
Imparare a condividere è fondamentale per uscire dalla chiusura, dall’attaccamento, dall’egoismo.
Condividere può aprire un mondo intero di nuove opportunità. Offrire e offrirsi agli altri, in modo autentico, gratuito, disinteressato è un modo per entrare in relazione. Ogni relazione comporta delle possibilità a prima visita inimmaginabili.
8. A volte si può anche dire “No”
Tutti noi abbiamo i nostri limiti. Un “No” pronunciato nel modo giusto, al momento giusto, nel contesto giusto sancisce un confine tra noi e l’altro, tra noi e le nostre possibilità.
Anche se, magari, vorremmo poter essere sempre disponibili con tutti, a volte faremmo bene a riconoscere che non ne abbiamo la possibilità. Riconoscere le nostre impossibilità può essere benefico per la nostra salute psicofisica e per il buon andamento delle relazioni.
9. E’ basilare avere rispetto dei propri genitori
Che ci piacciano o meno i nostri genitori rappresentano le nostre radici. Non si tratta solo di radici biologiche, che non sempre sono comuni alle persone che ci hanno educato e cresciuto, ma anche e soprattutto di fondamenta basate su principi, valori, tradizioni, usi, costumi, relazioni e affetti.
Anche se i nostri genitori (e anche noi figli) possono avere commesso degli errori, pur con le buone intenzioni, anche se magari neppure se ne sono resi conto, sapere riconoscere il debito generazionale che abbiamo con loro, che c’è e che resterà inestinguibile per tutta la vita, è fondamentale per poterci costruire a nostra volta una vita autonoma e affettiva al di là della famiglia di origine. Onorare le radici rappresenta la base per crescere e fiorire.
10. I nostri genitori ci amano, ci hanno sempre amato, sempre ci ameranno
Anche se magari a volte ci può essere sorto qualche dubbio, anche se probabilmente abbiamo messo tante volte in discussione loro, le loro parole, decisioni, azioni, intenzioni, sotto sotto, c’è, c’è sempre stato e sempre ci sarà l’amore.
Magari sarà stato espresso in modi a noi non congeniali, non attesi, non graditi, magari avremmo desiderato tutt’altro, ma, in ultima analisi, un genitore non può se non tentare di trasmettere, magari in modo imperfetto, improprio, distorto, amore ad un figlio.
La vita come scuola per genitori e figli
In conclusione: ogni genitore è un mondo a sé, ogni figlio è un mondo a sé. Non esistono regole prefissate, consigli, suggerimenti, strategie che possono rendere un genitore o un figlio migliori in assoluto.
Essere genitori ed essere figli è qualcosa che si apprende vivendo, sono esperienze che durano per l’intera esistenza, anche quando magari un genitore materialmente non c’è più.
La genitorialità è prima di tutto qualcosa che abbiamo dentro, che alimentiamo nei nostri confronti e poi estendiamo a chi abbiamo intorno. Tutti possiamo commettere errori, anche se cerchiamo di fare del nostro meglio. Avere il timore di compiere errori ed evitare di agire per tale motivo, forse, potrebbe rappresentare lo sbaglio più grande che potremmo compiere. L’importante è essere consapevoli di quanto stiamo facendo e provando, essere, dare e fare del nostro meglio, e, se possibile, rimediare quando sbagliamo.
Per approfondire leggi il libro: “Cosa ho imparato dalla vita“