Come prepararsi al lavoro del futuro

Lavoro del futuro

Intervista a Silvia Zanella
Di Anna Fata

 

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La società in cui viviamo è in evoluzione, lo è sempre stato, sempre lo sarà. Quello che caratterizza questo momento sociale, storico ed economico è la complessità e la velocità con cui questi cambiamenti si stanno verificando.

Tra chi vede uno scenario catastrofico per il mondo del lavoro presente e futuro e chi, invece, individua formidabili opportunità, dove sta la verità?
Qual è la direzione che sta prendendo il mondo del lavoro oggi? Come sono cambiate le richieste delle aziende rispetto ai potenziali candidati? Come il mondo della formazione deve adattarsi di conseguenza? Che impatto hanno le nuove tecnologie sulle diverse professionalità e sul tasso di occupazione?

Di questo e molto altro parliamo in questa intervista con Silvia Zanella, Global Digital Communications Director per Adecco Group.

 

D: Se dovessimo tracciare un profilo ideale del lavoratore del futuro, secondo lei, che caratteristiche avrà?

R: Se dovessi scegliere un singolo elemento, direi che dovrà saper convivere con la flessibilità. Flessibilità di tempi, il confine tra vita lavorativa e professionale saranno sempre più sfumati e saperli bilanciare diventerà una competenza necessaria. Flessibilità di spazi: team remoti, smart working, globalizzazione pervaderanno anche le realtà più piccole a cui siamo abituati. Flessibilità di contenuti: nessun mestiere resterà uguale a se stesso nel tempo. Ragion per cui è essenziale rendersi disponibili a imparare e studiare sempre.

 

D: Come è cambiato il processo di selezione di un candidato oggi rispetto al passato?

R: Il digitale ha velocizzato i processi e distribuito responsabilità. Tutto ciò che facciamo, come aziende e come candidati, diventa pubblico con i social e di fatto una fonte informativa. Saperlo gestire su entrambi i fronti è imprescindibile.

 

D: Che cosa irrita terribilmente un recruiter in fase di selezione di un candidato e che cosa, invece, lo dispone favorevolmente?

R: Ricevere CV o richieste di connessioni non contestualizzate. Sapersi introdurre bene, personalizzare la propria candidatura, viceversa, sono viste benissimo. A maggior ragione perché rare. Una lettera di presentazione, un contatto ben instaurato, piccole cose che fanno un’enorme differenza.

 

D: Tra migliaia di curricola in arrivo, che cosa rende, a suo avviso, un curriculum appetibile e distinguibile rispetto a tanti altri?

R: Il fatto che sia cucito addosso all’offerta per la quale si propone. Che non sia standard, non in linea, non personalizzato.

 

D: Quali sono i profili professionali che sono più ricercati oggi e quali in futuro?

R: Non amo fare previsioni su singole professioni, proprio perché non sarebbe intellettualmente onesto. Quel che è certo è che più che le professioni saranno le competenze a cambiare pesantemente, complici l’automazione e l’evoluzione dei mercati.

 

D: In che modo il mondo della formazione, a suo giudizio, dovrebbe adeguarsi rispetto al cambiamento del mondo del lavoro e delle necessità delle aziende?

R: Partendo dal presupposto che gli istituti educativi devono in prima battuta formare delle persone e non dei lavoratori, ritengo che un ponte pragmatico tra scuole e imprese sia cruciale.

 

D: Oggi il mercato del lavoro in Italia, sebbene secondo alcuni sia in lieve ripresa, restano ancora molte difficoltà legate all’inserimento dei giovani e al ricollocamento delle persone di mezza età. Quali pensa possano essere le soluzioni a queste problematiche e cosa consiglia a queste persone di fare per ottenere o costruirsi le opportunità che desidererebbero?

R: Studiare, se necessario spostarsi, cogliere tutte le opportunità, fare rete e non vergognarsi. Fasi difficili capitano a tutti e i selezionatori dovrebbero essere i primi a saperlo.

 

D: Per concludere: che cosa consiglierebbe ad un giovane che in questo momento si trova a dover decidere del percorso di studi che lo porterà nel mondo del lavoro in futuro?

R: Di fare quello che più gli piace e lo appassiona e contemporaneamente testare (con stage, lavori temporanei o periodi di apprendistato) gli ambiti lavorativi che più lo attraggono.

 

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