Come la rabbia influenza la percezione dei messaggi politici

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Come le emozioni polarizzano le comunicazioni politiche
di Anna Fata

Il clima politico, storico, sociale che stiamo vivendo, non solo a livello nazionale, ma anche internazionale è caratterizzato, ormai da qualche anno, da toni molto accesi. Sono all’ordine del giorno attacchi, anche sul piano personale, tra gli attori coinvolti, litigi, alterchi che spesso trascendono ogni forma di rispetto, educazione, scambio costruttivo, disponibilità all’ascolto, alla condivisione, alla accettazione del diverso, alla collaborazione, alla cooperazione.

In questo clima anche la popolazione che assiste a queste scene, trasmesse e spesso anche enfatizzate all’estremo da alcuni mezzi di comunicazione, si sente a sua volta trascinata in questo clima emotivo rovente, con conseguente presa di posizione e difesa ardente di essa.

Tale polarizzazione sta mettendo sempre più le persone le une contro le altre, contribuendo a creare un clima di astio, ostilità, rivendicazione, vendetta, rabbia, chiusura, e in ultima analisi di paura.

 

Come la paura influenza la percezione dei messaggi politici?

Il sentimento della paura è quasi sempre l’elemento che costantemente sottostà ad ogni manifestazione di aggressione e rabbia. La paura è forse una delle sensazioni che maggiormente sono capaci di devastare l’essere umano e portarlo a due reazioni primordiali: l’attacco o la fuga.

La paura attiva il nostro cervello arcaico, riduce la tendenza a pensare in modo lucido, razionale, pacato, perché la percezione che ne deriva è un attacco diretto alla propria sopravvivenza rispetto alla quale occorre agire subito e ad ogni costo.

Nella nostra società in cui vigono modello improntati alla competizione, all’arrivismo, al successo, non c’è spazio per la paura. Vince chi ha coraggio, chi osa, chi si mette in gioco, chi rischia di più. Per questo la paura non cessa di esistere, ma si manifesta attraverso altre emozioni e sentimenti tra cui la rabbia, l’aggressività, ostilità, lo stare costantemente sulla difensiva perché si percepisce l’altro e il mondo esterno come un nemico, un concorrente nel raggiungimento dei propri obiettivi, una minaccia alla propria sopravvivenza.

La comunicazione politica, in questo senso, tende a fare molto leva sul senso di pericolo, di minaccia, di rischio che caratterizza il nostro vivere civile quotidiano. Situazioni come il debito economico, la delinquenza, l’immigrazione, i furti, gli scippi, la violenza alle persone fragili, l’accesso alle risorse sono alcune delle tematiche che maggiormente innescano il timore per sé, per i propri cari, per il presente, ma anche e soprattutto in prospettiva futura.

Poiché percepire la paura è molto doloroso e a volte paralizzante, per il senso di impotenza che scaturisce di fronte a problemi che sembrano più grandi di sé e rispetto ai quali ci si sente privi di risorse per affrontarli, ne deriva un senso di indignazione, sconcerto, opposizione, rifiuto, rabbia.

 

Come la rabbia influisce sulla percezione dei messaggi politici?

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Political Psychology la rabbia esacerba i pregiudizi politici e induce le persone ad essere meno aperte nei confronti dei ragionamenti e delle evidenze che non sono in linea con le loro convinzioni politiche e rende più inclini a credere, appoggiare e divulgare le informazioni a sostegno del loro credo politico. Si tratta di una assimilazione parziale, prevenuta delle informazioni politiche che alcune emozioni, tra cui la rabbia, possono accentuare.

La ricerca condotta da Liz Suhay e Cengiz Erisen ha indagato proprio quali emozioni possono accentuare questo fenomeno. Nella ricerca un gruppo di cittadini americani è stato esposto ad argomentazioni congruenti oppure incongruenti con il loro credo politico ed è stato poi chiesto loro di valutare, replicare o sostenere tali affermazioni. Dopo avere esposto le persone alle argomentazioni politiche è stato anche valutato la percezione di nove emozioni, tre sul fronte della rabbia (arrabbiato, oltraggiato, disgustato), tre sul piano dell’ansia (ansioso, nervoso, preoccupato), tre nella sfera dell’entusiasmo (entusiasta, speranzoso, orgoglioso).

Le conclusioni a cui è giunta questa ricerca supportano l’esistenza di una assimilazione distorta delle informazioni politiche. Inoltre, la rabbia in modo particolare svolge un ruolo preponderante perché rafforza:

  1. il pregiudizio verso la valutazione più favorevole delle argomentazioni congruenti alla propria ideologia politica che non rispetto a quelle incongruenti
  2. la tendenza maggiore a controbattere le argomentazioni contrarie alla propria ideologia politica rispetto a quelle a favore.

Tale tendenza alla distorsione si riscontra in ogni sostenitore di qualsivoglia ideologia politica. La rabbia, nello specifico, induce ad appoggiare i propri punti di vista e quelli altrui a loro favore e ad attaccare quelli contrari.

Molti politici fanno appositamente leva sulla rabbia trovando capri espiatori, sottolineando eventi, circostanze o persone che possono infiammare tale vissuto emotivo. Questi comportamenti conducono ad una crescente polarizzazione tra le persone che riescono sempre meno a dialogare, collaborare, cooperare tra loro, perché faticano a trovare un terreno comune di incontro e accordo.

 

Gli effetti della rabbia nella politica e le possibili vie d’uscita

Questi clima non è solo dannoso per la politica, ma anche di riflesso per l’economia, le istituzioni sociali, scolastiche, educative, culturali, familiari in quanto fornisce un modello di pensiero e di comportamento altamente distruttivo.

Ritrovare la calma, la pacatezza d’animo potrebbe aiutare a ragionare in modo più lucido, razionale, costruttivo. Potrebbe consentire di avere una visione più ampia, obiettiva della realtà dei fatti e mettere nelle condizioni di scegliere e agire in modo più costruttivo, utile e fruttuoso, sia per se stessi, sia per il contesto sociale, culturale, politico, nazionale e internazionale a cui, nel nostro piccolo, tutti possiamo contribuire.

 

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