Intervista ad Elena Viezzoli
di Anna Fata
La società occidentale è sempre stata altamente individualista e competitiva. Oggi pare che questa inclinazione sia più viva che mai. Il sistema sociale, economico, culturale, politico tende a premiare le persone che sanno affermarsi, imporsi, che raggiungono i loro obiettivi, spesso a ogni costo, che sono ricche di spirito di innovazione, creazione, trasformazione, cambiamento, forza di volontà, perseveranza.
A volte tutto questo va a discapito del rispetto per le tradizioni, per i buoni, vecchi valori, la morale, l’etica professionale. In altri casi, invece, si riescono a conciliare anche queste istanze.
Sebbene ogni situazione umana e professionale sia un caso a sé stante, gli esempi virtuosi di persone che si sono realizzate umanamente e professionalmente, e magari così facendo hanno creato anche delle ottime occasione per altre persone per fare altrettanto, sono di grande ispirazione e insegnamento per tutti noi.
Oggi più che mai, in una società così carente di valori che non siano il consumismo, di tutto e di tutti, anche delle relazioni umane, l’accumulo di ricchezze, l’acquisizione del potere, del prestigio, del successo, le vecchie e soprattutto le nuove generazioni sono avide di punti di riferimento capaci di orientare la vita e il lavoro in direzioni sane e costruttive.
Purtroppo trovare la propria strada nella vita e spesso ancora più nel lavoro, in una società complessa e in continuo, rapido cambiamento, non è del tutto facile.
Per tale motivo, abbiamo chiesto ad Elena Viezzoli – imprenditrice, fondatrice di Aethra.net, consulente di fama non solo nazionale, ma anche e soprattutto internazionale, che ricopre numerose cariche prestigiose (Vicepresidente Confindustria Marche Nord, Tesoriere La Scossa, Tutor Rotary Youth Exchange, Cherie Blaire Foundation Mentor) ed è stata insignita di ambitissimi premi alla carriera – quali possono essere i principali segreti del successo nella vita e nel lavoro oggi.
D: Cominciamo con le presentazioni per chi, magari, ancora non ti conosce: Chi è Elena Viezzoli?
R: Domanda complessa, provo a rispondere cercando di toccare alcuni punti focali.
Sono la terza di cinque figli, sono nata in una Famiglia numerosa la prima femmina dopo due maschi. E’ stato bellissimo perché abbiamo avuto la casa sempre piena di persone e di amici ognuno invitava i propri e per me è sempre stata una grande gioia.
Ho origini miste: la mia mamma è Anconetana ed il mio Papà istriano; due personalità molto diverse, complementari al 100% e questa è stata una grande ricchezza. Entrambi i genitori hanno sempre lavorato insieme da quando io sono nata, quindi ho avuto l’esempio di una Donna che poteva contemporaneamente lavorare e fare la mamma. Mia Mamma ha precorso i tempi, a 16 anni è stata la prima in Italia ad andare in America per un anno (Con l’American Field Service oggi Intercultura), si è laureata lontano da casa e si è sposata tardi per i tempi che correvano.
Mio Papà, Giulio Viezzoli, è stato un grande visionario, con una mente aperta alle novità, capace di realizzare innovazioni tecnologiche che avrebbero poi avuto successo in tutto il mondo. Ci ha insegnato il coraggio, l’importanza dello studio continuo, dell’etica e del tempo.
Racconto questo perché gran parte di chi siamo dipende da dove veniamo e dagli insegnamenti dei nostri genitori.
Detto ciò ho dedicato tutta la mia gioventù allo sport, al tennis nella fattispecie, per me una passione sfrenata e questo mi ha portato sin da piccolissima a vivere fuori casa sia all’estero, sia in altre città d’Italia.
Il giorno in cui avrei dovuto decidere se diventare una professionista di tennis, trasferirmi in Australia perché la mia coach era di Perth, e smettere di studiare (ai tempi non esisteva lo studio on line) o continuare gli studi, ho deciso per la seconda strada. Questo perché tra le mie caratteristiche principali c’è quella di avere una sconfinata curiosità verso il nuovo e per me il percorso tennistico avevo fatto il suo tempo mi aveva gratificata con tanti successi ma era giunta l’ora di provare altro.
Quindi ho continuato gli studi, prima il Liceo scientifico poi l’Università e poi i Master. Durante la realizzazione di questo lungo ed intenso percorso di preparazione ho vissuto in tante parti del mondo e d’Italia diverse: Australia, Stati Uniti, Inghilterra, Roma, Milano, Bologna…
Durante gli studi ho sempre lavorato e prima di entrare in azienda di Famiglia ho sperimentato altre strade che pensavo mi sarebbero piaciute: lo spettacolo prima, la moda dopo.
Queste prove non sono andate come pensavo e ho deciso definitivamente di rientrare in azienda l’Aethra Spa dove ho ricoperto vari ruoli, l’ultimo in ordine temporale come Direttore MKTG Mondo e Membro del Cda.
Sono diventata poi Amministratore Delegato di Almagores Srl società di distribuzione di prodotti tecnologici a livello globale, poi Fondatore ed Amministratore Delegato di Aethra.net service provider leader nelle soluzioni di Unifed Communication anche questa su scala internazionale con la quale abbiamo vinto il premio come migliore azienda del settore al mondo.
Dopo ques’ultima esperienza durata 9 anni ho deciso di cambiare di nuovo e creare una mia nuova Società di consulenza, specializzandomi nel frattempo in Business Mentoring & Coaching per dedicare il mio tempo a servire gli altri.
Tutto questo sviluppo professionale riflette perfettamente i miei cambiamenti come persona nel suo complesso; credo fermamente che tutto vada di pari passo, sfera professionale, personale e spirituale, l’importante è riconoscerlo ed essere preparati ai cambiamenti necessari.
D: Quale è stato il percorso professionale, ma soprattutto umano che ti ha portata ad essere la donna e la professionista che sei?
R: I due percorsi vanno di pari passo e si rispecchiano in gran parte. Tale sovrapposizione diventa sempre più precisa tanto più si acquisisce consapevolezza del proprio vero Essere e di chi si vuole davvero diventare come Persona in primis e come Professionista come diretta conseguenza.
Per quanto riguarda il come ci sono arrivata, essendo la sensibilità un’altra delle mie caratteristiche principali, ho sempre sentito la necessità di fare un importante lavoro di introspezione, avevo tante domande a cui volevo provare a dare una risposta, tale cammino è tutt’ora in essere perché tutti noi siamo in continuo cambiamento e sviluppo e le domande, le idee e le prospettive che avevamo ieri molto spesso non sono più le stesse oggi..ma questo è il bello della Vita: la sua continua evoluzione. L’importante ancora una volta è esserne consapevoli .
I valori trasmessi dai miei genitori sono da sempre stati i miei fari di riferimento e quando parlo di valori parlo di: condivisione, altruismo, dare valore a noi stessi e agli altri, lo studio, la Famiglia, l’amicizia, l’umiltà (sapere di non sapere), il saper perdere ed il saper vincere (due facce di una stessa medaglia); la sofferenza ha giocato un altro ruolo rilevante nella mia crescita: tanti passaggi del mio percorso di vita ad oggi sono stati permeati dalla sofferenza da diverse angolature, ma ringrazio di aver vissuto tali momenti perché mi hanno permesso tutte le volte di risalire più forte e per “assurdo” più felice perché più consapevole di dove risiede il vero senso di tante cose.
D: Oggi, in un’epoca di grandi problemi nel mondo del lavoro, a cominciare da livelli molto elevati di disoccupazione, quanto conta un titolo di studio di scuola superiore e/o universitario al fine di trovare una valida collocazione nell’universo professionale, che non sia un semplice, per lo più precario “lavoretto” tanto diffuso oggi, non solo tra i giovani, ma anche tra i meno giovani?
R: I titoli di studio contano sicuramente in primis per se stessi, essere formati ci migliora come persone e dovrebbe essere un iter senza fine (la Cultura è infinita); oggi in base a quello che sta accadendo si possono prevedere alcuni lavori più richiesti di altri ma nessuno ha la certezza di quello che davvero accadrà.
Pertanto mi sento di dire che bisognerebbe studiare per quello che davvero ci piace e pensare a crearsi da soli il proprio lavoro in base alle proprie attinenze, capacità, talenti e faccio un ulteriore passo indietro, le Scuole dovrebbero apportare alcune novità sia in termini di materie insegnate (FARE IMPRESA) sia come figure professionali (LIFE COACH) che aiutino i ragazzi a scoprire le proprie potenzialità e talenti, solo così avremo adulti soddisfatti e risorse umane ben utilizzate.
Voglio rafforzare il concetto dell’importanza della formazione continua: oggi la tecnologia permette di formarsi in qualsiasi momento e da ogni dove, occorre solo la volontà di farlo e di applicarsi.
Le previsioni dicono che dovremo essere pronti a cambiare lavoro ogni circa 5 anni.
D: Tra i tanti aspetti che ti caratterizzano c’è l’immensa mobilità territoriale a livello nazionale e internazionale. Quanto conta il viaggio per la realizzazione umana e professionale di una persona, ma soprattutto, a tuo avviso, come fare per mantenere una mente aperta, ricettiva, non giudicante quando si viaggia, in modo da apprendere tutto quello che è possibile da tale opportunità?
R: Viaggiare e conoscere persone, culture, religioni ed abitudini diverse è fondamentale per l’apertura mentale di ognuno di noi. Secondo me andrebbe fatto sin da piccoli, quando ancora dobbiamo strutturarci come esseri completi; girare ti fa comprendere quante persone meravigliose esistano al mondo e quante potenzialità ci siano, ma soprattutto ti fanno restare umile perché vedi con i tuoi occhi quante persone migliori di te da tanti punti di vista esistano, quindi è un’ottima scuola di Vita.
Compararsi con gli altri deve servire solo ad un auto miglioramento non a creare una competizione inutile e pericolosa (la competizione serve solo con noi stessi per migliorarci continuamente come persone e professionisti).
Io ho avuto la fortuna di viaggiare da sempre e non farlo è come se mi mancasse l’ossigeno; ho imparato tantissimo da relazioni di amicizia e di lavoro internazionale, ogni paese ha le sue caratteristiche e differenze ed è bello scoprirle e rispettarle; viaggiare arricchisce a prescindere perché se sei creativo riesci da ogni esperienza a ricavare qualcosa da aggiungere alle tue e creare un mix unico da immettere poi sul mercato o semplicemente crearti un network di relazioni fantastiche.
D: Un grande valore oggi, nella vita e nel lavoro, sembrano avere le relazioni umane, come conferma anche l’uso massiccio dei Social Network. Alcune persone, per inclinazione di personalità sono più socievoli, spigliate, altre molto meno. Secondo te se e come è possibile coltivare una solida rete di relazioni umane e professionali al fine di crearsi delle opportunità di vita e di lavoro?
R: Le relazioni con gli altri sono importantissime, siamo esseri sociali. E’ vero c’è chi è più portato e chi meno, ma credo che anche per queste personalità meno aperte si possa fare tanto. Serve un poco di sforzo per partecipare ad eventi, organizzazioni di vario genere, ne esistono tantissime, scegliere quella più vicina ai propri interessi, fare volontariato di vario tipo, fare sport di gruppo, insomma i modi per socializzare sono i più disparati.
Sono altrettanto convinta che oltre a poter creare, grazie al network di conoscenze, possibilità di lavoro, ognuno di noi sente la necessità di sapere che esiste una rete di persone che per qualsiasi necessità e bisogno è disponibile, il senso di Sicurezza è una necessità dell’essere Umano.
Personalmente amo stare in mezzo alle persone e conoscerle, come ho detto in precedenza sono molto curiosa e vorrei che le giornate fossero di 48 ore per poter vedere e realizzare tutto quello che ho in mente.
Grazie a questa rete di contatti ho creato amicizie, business, nuove idee, viaggi culturali di gruppo, attività di beneficenza, insomma un circolo virtuoso potenzialmente infinito.
Coltivare le relazioni richiede tempo, costanza e trasparenza, perché alla base di tutto c’è comunque l’assioma di essere sempre se stessi.
D: Oggi nel mondo del lavoro, nonostante la costante rivendicazione di parità di diritti e trattamenti, le donne tendono ad essere ancora molto discriminate. Ancora in troppi casi, al pari di mansioni e ruoli, le donne tendono, ad esempio, ad avere stipendi inferiori rispetto agli uomini. Che consigli potresti dare alle donne al fine di affermarsi e farsi valorizzare di più nei contesti aziendali e libero professionali?
R: Purtroppo è vero siamo ancora distanti dalla parità di trattamento, è però anche vero che tanti passi in avanti sono stati fatti rispetto a qualche decennio fa. Oggi tante Donne ricoprono ruoli manageriali importanti sia nel settore Pubblico (Ospedali, Tribunali), sia nel Privato.
Tutti i cambiamenti per essere duraturi hanno bisogno di tempo. Penso che non dovrebbe esistere più una differenza basata sul genere ma solo sulle competenze e sulla vera meritocrazia.
Detto ciò il mio consiglio alle Donne è quello di rimanere sempre se stesse e di valorizzare quegli aspetti intangibili che ci differenziano dagli uomini e che ci rendono altrettanto necessarie, uniche e preziose in qualsiasi ambiente professionale, la differenza crea ricchezza.
Oggi le cosiddette Soft Skills sono molto più richieste di una volta e le Donne ne sono ricche, fanno parte del nostro patrimonio genetico: per esempio il saper lavorare in team, la condivisione, il pensare al gruppo e non al singolo e tante altre.
Un appunto posso farlo se ci spostiamo sul piano prettamente imprenditoriale: dobbiamo imparare a rischiare di più e non aver paura di sbagliare e commettere errori, nel percorso di ogni imprenditore l’errore è alla base dell’evoluzione dell’impresa stessa.
D: La tua professionalità e soprattutto la tua formazione vede l’intersezione di aspetti sia umanistici, sia economici, sia tecnologici. In Italia, ad esempio, esiste un unico corso di laurea in “Informatica umanistica” all’Università di Pisa, che rappresenta un’eccellenza unica nel suo genere, e si stanno rivalutando sempre più tutti i percorsi di studi che mettono al centro l’uomo. Se e quanto conta e conterà nel futuro questa commistione dei saperi e delle esperienze nel mondo del lavoro?
R: E’ vero sono “nata e cresciuta” all’interno di un’azienda tecnologica circondata sia in Famiglia che al lavoro per lo più da ingegneri e tecnici; ho poi studiato studi Umanistici corredati da specializzazioni maggiormente tecniche, ho sempre pensato che la somma delle due potesse creare quel valore aggiunto per rendere la tecnologia davvero utile e “user friendly ” al servizio di qualsiasi persona.
Sono certa che l’essere Umano sarà sempre più al centro di tutto ed il manager o l’imprenditore che saprà unire competenze tecniche ad un modo di pensare e ragionare umanistico, farà la vera differenza in questo nuovo mondo che stiamo vivendo.
Se pensiamo a livello di Paese: L’Italia dovrà dare sempre più spazio al suo Patrimonio Storico, culturale e creativo che la rende unica in tutto il panorama mondiale, supportando tutto ciò attraverso l’utilizzo delle tecnologie più innovative. Quindi ecco di nuovo il binomio Umanesimo e tecnologia.
D: Spesso il nostro successo personale e professionale deriva da una lunga serie di fattori in cui noi abbiamo sicuramente un ruolo in prima persona, con impegno, dedizione, volontà, focalizzazione, obiettivi realistici e concreti, adeguate risorse, anche economiche, ma spesso anche le circostanze favorenti e altre persone possono avere il loro peso. Oggi tuttavia, si tende ad esaltare la figura della persona che “si è fatta da sé”, che all’apparenza non ha debiti con altri, che non deve niente a chi le sta intorno, che vive nella sua bolla di successo egoistico, dimentica totalmente di gratitudine, riconoscenza e generosità verso il prossimo. Secondo te, se e in che modo nel nostro successo umano e professionale hanno un ruolo anche le altre persone e le circostanze?
R: Come giustamente dicevi tu all’inizio della domanda moltissimo dipende da noi, dalla nostra volontà, dal sacrificio, dal non sentirsi mai arrivati, ma tanto dipende anche dalla Fortuna e sicuramente dall’interazione con gli altri. Senza gli altri non esistiamo, non esiste imprenditore che abbia realizzato un’azienda in solitario, senza i collaboratori, senza il team, senza la condivisione di idee, di progetti, di pensieri.
Un’idea da sola non serve a nulla.
Abbiamo poi bisogno di chi ci sostiene (Amici, Familiari), di chi ci forma (Maestri, Professori, Mentori), di chi ci finanzia (Banche, Fondi), di chi ci fornisce le materie prime per realizzare le nostre idee (Fornitori), di chi acquista le nostre idee (clienti) ..tutto ciò per dire che siamo tutti connessi e non possiamo fare a meno di esserlo; spingerei di più sull’accelleratore dell’etica e sulle cosiddette WIN WIN SITUATIONS dove tutti gli attori del sistema sono contenti e soddisfatti delle relazioni create.
D: Oggi sussiste nell’immaginario collettivo il mito dell’imprenditore e la fascinazione del suo status symbol. Non tutti, però, hanno i talenti e le risorse per diventarlo. Nella tua esperienza, quali sono le caratteristiche di personalità, formazione, risorse e di esperienza che dovrebbe avere un bravo imprenditore?
R: Tanti oneri e meno onori lo raffigurerei così l’imprenditore italiano di oggi, lo chiamerei “IL NUOVO EROE”, fare impresa in Italia è davvero molto complesso; non ci si rende conto degli stress enormi a cui è sottoposto quotidianamente senza aver nessun tipo di tutela.
L’imprenditore oltre a dover aver un’ottima idea da realizzare, deve essere propenso al rischio, al coraggio, al guardare sempre avanti, deve avere nervi saldi, capacità empatiche per sostenere i collaboratori in qualsiasi situazione e tanto altro.
Per quanto riguarda la formazione dipende dal settore in cui si vuole creare il Business, ma non è sempre direttamente collegato, esistono infatti molti imprenditori che hanno studiato delle materie e poi hanno fatto tutt’altro, direi che la passione è l’elemento indispensabile per l’attività prescelta.
E’ ovvio che le risorse economiche sarebbe meglio averle, ma nel caso non fosse questa la situazione oggi esistono tanti nuovi mezzi di finanziamento (crowdfunding, Pir, Fondi, business angel, fondi europei) e nuovi modelli imprenditoriali possibili (cooperative, spin off universitari, spin off aziendali, srl semplificate).
Oggi più che mai abbiamo bisogno di giovani che creino nuove aziende quindi più che di esperienza parlerei di idee, per l’esperienza credo che dovrebbero essere affiancati da business Mentor che li aiutino a creare e sviluppare il progetto nel suo iter, come se fossero manager in affitto, meglio se imprenditori.
D: Nella società contemporanea in netto aumento risultano le figure libero professionali, forse anche con la complicità della crisi economica e professionale che impone a molti di noi di reinventarsi. Purtroppo, però, pur con le migliori intenzioni, molte partite iva vengono chiuse nel giro di uno o due anni. Come fare, a tuo avviso, per diventare un libero professionista di successo?
R: Tema molto delicato ed interconnesso a tutti i punti di cui abbiamo parlato sopra.
I liberi professionisti di oggi devono investire tantissimo su se stessi (per fortuna esistono tantissimi corsi on line e non solo a costi accessibili e a volte anche gratuiti), avere sempre nuove competenze da spendere sul mercato e definire in maniera precisa il loro segmento di mercato e cercare di diventare bravissimi in quello che fanno, non dico i migliori perché è un concetto relativo.
Devono essere bravi a creare networking con professionisti complementari e dare alle aziende dei pacchetti completi. L’outsourcing sarà sempre più uno status quo.
Devono coltivare relazioni e creare il proprio Brand a costo all’inizio di farlo gratuitamente (significa investire su se stessi), chiedere poi referenze e comunicarlo al mondo del business.
Utilizzare le nuove tecnologie per farsi conoscere e sviluppare le famose relazioni di cui abbiamo parlato prima.
Ormai i liberi professionisti sono dei veri e propri imprenditori di loro stessi e quindi devono comportarsi ed agire come tali.
D: Oggi sempre più spesso si introducono temi come la sostenibilità ambientale, l’etica, la qualità e la salubrità della vita nei luoghi di lavoro. Fino a che punto, nel concreto, tutto questo si riesce a declinare e quanto, invece, rimane semplicemente una buona intenzione su carta? Hai qualche esempio virtuoso da raccontarci?
R: Sono temi che dovrebbero oramai essere “non temi” intendo dire che dovrebbero essere scontati e parte integrante del buon vivere aziendale. Anche qua molto si è fatto e molto si sta facendo in tema di welfare, gender gap e di certificazioni ambientali.
Esistono aziende molto all’avanguardia su questi temi, basti pensare che esiste il Great Place to Work che stila una classifica annuale delle aziende dove si lavora meglio per tutta una serie di parametri, purtroppo queste aziende sono per lo più grandi aziende; sono convinta che questo modello di concepire il vivere aziendale dovrebbe essere tipico a prescindere dalla grandezza e dai fatturati, le persone per lavorare bene hanno bisogno di ambienti curati e sempre più attenzione al bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata.
Esistono aziende che hanno dato il via a tantissime ottime iniziative ne elenco qualcuna: il patto intergenerazionale per facilitare l’entrata dei giovani in azienda, asili e baby sitting aziendali, ristoranti interni che oltre al pranzo preparano anche le cene da asporto in modo tale che una volta a casa le persone non debbano più pensare a cucinare, hanno permesso l’entrata dei cani in ufficio e soprattutto la possibilità di lavorare da remoto.
Sarà che Aethra è stata sempre all’avanguardia in tempi non sospetti su questi temi (dalla formazione alla mensa interna, dallo studio delle lingue, alle piu’ diverse convenzioni con tantissime società di servizi per i dipendenti, dalla certificazione ambientale allo smart working) che per me tali questioni dovrebbero essere normali e non fare più notizia. C’è sicuramente ampio spazio di miglioramento ma siamo sulla buona strada.
D: Parliamo un po’ anche di vita privata: un essere umano è completo nella misura in cui ama e lavora. Senza le relazioni una parte di noi difficilmente riesce a realizzarsi e dato che ogni professionista è prima di tutto un essere umano unico, i ruoli privati e pubblici si influenzano a vicenda. Nel tuo caso, come riesci a conciliare lavoro e affetti e che consigli potresti fornire al fine di riuscirci?
R: Concordo la vita privata è fondamentale.
Per stare in equilibrio tutte le nostre parti devono essere in equilibrio: lavoro, benessere, famiglia, amici, spiritualità, finanze, svago.
E’ tanto tempo che lavoro sul cercare di tenere tutte queste parti in armonia e coltivarle tutte senza tralasciare nulla; ero arrivata ad un punto di stress esasperato al lavoro ed ho capito in quel momento che avrei dovuto modificare delle cose e così ho fatto ed oggi a distanza di due anni posso dire finalmente di essere SERENA come mai prima d’ora.
Faccio sport tutti i giorni, mangio sano, non bevo, medito tutte le mattine, leggo tutti i giorni, seguo una routine quotidiana che mi aiuta moltissimo a stare in equilibrio.
Sono una grande sostenitrice dello smart working; vendendo da sempre soluzioni per la collaborazione a distanza, il lavoro da remoto è per me un modo assolutamente naturale di gestire il lavoro.
Sono molto attenta alla realizzazione della mia agenda lavorativa e personale, alla fine dell’anno creo sempre un mio Business Plan con gli obbiettivi dell’anno a venire che poi controllo mensilmente; tengo un diario giornaliero che mi aiuta a definire la rotta.
Così facendo oggi lavoro molto meglio e produco molto di più; scelgo i lavori in base a parametri valoriali per me fondamentali, ho tempo per lo sport, per la lettura, per i viaggi, per gli amici, per la Famiglia, per le organizzazioni di cui faccio parte, mi sento finalmente “centrata” e sono in continua evoluzione formativa professionale e spirituale.
D: Per concludere: che messaggio di speranza, quali indicazioni concrete daresti rispettivamente ad un giovane che oggi si sta per affacciare al mondo del lavoro e ad una persona, invece, che il lavoro lo ha perso e che non riesce più a trovarlo?
R: Bisogna innanzitutto essere sempre positivi, lo stato d’animo ed il rispettivo stato mentale influiscono tantissimo su tutta la nostra vita. Il subconscio ha un potere inimmaginabile. Per tenerlo positivo esistono tante tecniche dai video motivazionali, ai libri, dallo yoga alle meditazioni, dalle passeggiate nella natura allo stare con gli amici veri.
Ciò premesso il mio consiglio per i giovani, ma in realtà non solo per loro, è quello di iniziare ad allenarsi a pensare in maniera imprenditoriale partendo dal riflettere su bisogni o problemi da risolvere e trasformarli in un’idea per creare una possibile start up, nel frattempo fare anche altro per potersi mantenere.
Per chi ha perso il lavoro le possibilità possono essere molteplici: trasformare il lavoro che si faceva prima come dipendente in un lavoro autonomo e farlo per più aziende o attività; aggregarsi ad altre persone che fanno lavori simili e creare un’azienda insieme sotto forma di cooperativa o altro; pensare alle proprie passioni e cercare un’attività che possa essere vicina a quello che piace ed investire parte della liquidazione; investire in formazione per fare una nuova attività ex novo; non bisogna temere il cambiamento, il mondo lavorativo oggi è questo ed è e sarà per tutti così, a volte occorrerà rimodulare le proprie uscite in base alle nuove entrate.
Il mondo sta andando in questa direzione dobbiamo abituarci tutti ed ecco perché consiglio di rafforzare l’impostazione mentale e la rete di relazioni.