Pro e contro della solitudine

Solitudine

Come vivere bene con se stessi

di Anna Fata

Ciascuno di noi ha la sua personalità, le sue abitudine, il suo stile di vita, le proprie tradizioni educative, culturali, sociali, professionali. C’è chi tendenzialmente trascorre molto tempo a contatto con gli altri e chi meno, chi ama le grandi folle, chi i gruppi ristretti, chi il rapporto uno a uno e chi invece predilige il semplice contatto con se stessi.

Comunque sia, a prescindere dalle preferenze, dalle inclinazioni, dalle necessità o dalle incombenze che il periodo di vita, la professione o altro impongono, ciascuno di noi, prima o poi, si trova a fare i conti con se stessi in quei più o meno frequenti momenti di mero rapporto con se stesso.

Che ci piaccia o noi, sia che siamo spesso in compagnia, sia che ci troviamo prevalentemente in solitudine, alla fine siamo sempre in contatto con noi stessi, anche se alle volte cerchiamo tutte le scappatoie e le distrazioni possibili.

In questo senso i vissuti, le emozioni, le sensazioni, i pensieri che possono sorgere possono essere le più disparate. In modo particolare ciò che più di frequente ci può inquietare, mettere a disagio, preoccupare sono i vissuti di solitudine, che non sempre né necessariamente vanno di pari passo con l’essere fisicamente soli.

Ci si può sentire soli in compagnia, ma non quando non si ha attorno nessuno, così come ad esempio si può avvertire la solitudine se si attraversa un periodo di isolamento troppo prolungato, ma non se è breve e compatibile con le proprie propensioni e le proprie scelte, oppure, all’estremo, quando anche si è soli per pochi minuti o no si è abituati ad esserlo.

Perché cerchiamo la solitudine

Qualche volta può capitare anche ai più socievoli di ricercare qualche istante di solitudine. I motivi per i quali ambiamo talora alla solitudine costituiscono ciò che può sancire la differenza nel suo modo di viverla e nei vissuti che può suscitare.

Secondo una ricerca condotta da Virginia Thomas e Margarita Azmitia pubblicata su Journal of Adolescence, che comprendeva la misurazione del grado di salute e di benessere di un gruppo di studenti universitari e liceali, solo coloro che trascorrono del tempo da soli per sfuggire al contatto con gli altri sono a rischio. Essi tendono a sperimentare maggiormente il senso di solitudine, al contrario di coloro che scelgono di stare da soli per il loro piacere e benessere che invece non avvertono tale spiacevole sensazione.

I motivi positivi della solitudine

Nella ricerca sopra citata sono state indagate nel dettaglio le ragioni che stavano alla base dello stare da soli. Ogni domanda iniziava con: “Quando trascorro del tempo da solo lo faccio perché …”. Di ciascuna motivazione veniva valutato il grado di accordo. Nello specifico le ragioni positive, i pro della solitudine sono state:

  • Mi piace la quiete
  • Attribuisco un valore alla privacy
  • Stimola la mia creatività
  • Mi sento pieno di energia quando trascorro del tempo da solo
  • Mi aiuta a stare in contatto con le mie emozioni
  • Mi aiuta a formulare delle intuizioni sul perché mi dedico a ciò che faccio
  • Stare da solo mi aiuta a stare in contatto con la mia spiritualità
  • Mi posso impegnare in attività che veramente mi interessano.

I motivi negativi della solitudine

Al contrario, coloro sembrano rifuggire maggiormente dalla solitudine sembrano motivati principalmente dalle seguenti ragioni:

  • Mi sento ansioso quando sto con gli altri
  • Mi sento a disagio quando sto con gli altri
  • Non mi sento apprezzato quando sto con gli altri
  • Non avverto un senso di appartenenza quando sto con gli altri
  • Non mi sento me stesso quando ci sono gli altri
  • Mi rammarico di ciò che dico o faccio quando sto con gli altri.

Perché ci piace stare da soli

I motivi per i quali ricerchiamo la solitudine contano molto nel modo in cui la viviamo e per come ci fa sentire. Quando ricerchiamo la solitudine per ragioni costruttive, creative, arricchenti, positive essa può contribuire a farci stare bene e a migliorare la nostra salute, la qualità delle relazioni, il rendimento dello studio e del lavoro. Al contrario, quando diventa una fuga dagli altri, un modo per non affrontare i nostri disagi, una manifestazione della nostra incapacità di relazionarci correttamente con il prossimo, un modo per nascondere le nostre insicurezze, autosvalutazioni, sfiducie, può arrivare a compromettere anche fortemente il nostro stato di salute fisica e psichica.

Virginia Thomas e Margarita Azmitia hanno scoperto che trascorrere del tempo da soli per motivi negativi può fare aumentare nettamente i vissuti di solitudine. Quando invece quest’ultima viene perseguita per scopi positivi non ha niente a che vedere con sentimenti di isolamento, vuoto, tristezza, disagio, depressione.

Se le motivazioni che ci spingono a isolarci sono distruttive esse ci espongono a un maggiore rischio di sviluppare sintomi depressivi, soprattutto nel caso dei giovani, meno per gli adolescenti e gli adulti. Questo non si verifica nel caso ci sia gioia, godimento, soddisfazione nello stare da soli. Pare che gli adolescenti dal canto loro ricerchino la solitudine soprattutto per fare chiarezza dentro se stessi sui loro pensieri ed emozioni e questo li espone ad una maggiore probabilità di fare buon uso di questi momenti di ritiro.

Relativamente alle caratteristiche di personalità pare che le persone estroverse, come in parte prevedibile, risentono in modo più negativo della solitudine, soprattutto se viene ricercata per rifuggire dagli altri. Se invece essa viene perseguita per motivi benefici è meno probabile che accada tra le persone estroverse.

Altrettanto atteso in parte è il risultato secondo il quale coloro che amano trascorrere del tempo da soli per sfuggire dagli altri è più probabile che non abbiano buone relazioni con loro. Essi spesso non si sentono apprezzati e amati da coloro che stanno attorno. D’altro canto, scegliere di stare del tempo da soli non ha nulla a che vedere con la qualità della relazione con il prossimo. Questo significa che le persone che amano il loro tempo in solitudine non hanno una maggiore o minore probabilità di avere buone relazioni con gli altri.

La solitudine e l’autoconsapevolezza

Tra le affermazioni che si è chiesto ai partecipanti di valutare ve ne era una sulla chiarezza dell’idea che si può avere di chi si voglia essere. Da essa è emerso che coloro che stanno da soli per ragioni negative è più probabile che siano poco consapevoli delle loro identità, mentre coloro che lo fanno per motivi positivi non mostrano particolari correlazioni con il loro senso di identità.

Agli studenti universitari sono state poste anche delle domande per comprendere l’eventuale correlazione tra la ricerca della solitudine, la propria crescita personale, l’auto accettazione. Questi ultimi valori risultano particolarmente elevati quando la solitudine viene creata per ragioni positive, ma bassi in caso contrario.

La solitudine quando scelta per motivi costruttivi, quindi, si può configurare come un fattore di crescita personale, evoluzione, miglioramento, consapevolezza, ma non si può affermare altrettanto se si sta da soli per fuga, disperazione, impossibilità o incapacità di scelte alternative.

Come vivere al meglio la solitudine

Poiché questa ricerca non chiarisce pienamente le dinamiche di causalità, ma solo di correlazione tra la solitudine e gli effetti che provoca se scelta per fattori positivi o negativi, potrebbe essere comunque opportuno valutare con estrema lucidità e ponderazione i fattori che ci fanno propendere per lo stare da soli o in compagnia.

La solitudine può essere una grande amica, un contesto di introspezione, riflessione, valutazione, crescita personale, creatività, intuizione, ma anche una grande nemica se motivata come ritiro, fuga, rinuncia, insicurezza, perché può nuocere anche pesantemente alla nostra salute fisica, psichica, relazionale e avere anche delle ripercussioni nello studio e nel lavoro.

Osservare se stessi, valutare come ci si sente, sia in compagnia, sia da soli, sapere bilanciare entrambe le situazioni, nel rispetto delle proprie esigenze, desideri, necessità, personalità, circostanze può essere di grande aiuto nello scegliere quando assecondare le une o o le altre al fine di trarre il meglio da ciò che ciascuna a suo modo può offrire.

Dall’esterno è molto difficile valutare le motivazioni che guidano gli altri nello scegliere la compagnia e l’isolamento, ma per noi stessi aumentare la consapevolezza e l’onestà con se stessi è possibile e ci può aiutare a vivere meglio, per conto nostro e con gli altri.

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