6 Strategie per migliorare la propria empatia

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Come comprendere gli altri e coltivare relazioni più serene
Di Anna Fata

 

Sarà capitato a molti di noi di assistere alla proiezione di un film al cinema, o di ascoltare un racconto particolarmente toccante della vita di un aro amico e di emozionarci a tal punto da avere la sensazione quasi di vivere in prima persona tale episodio questo fenomeno è noto come empatia.

L’empatia viene per la prima volta definita nel contesto artistico ed estetico con Robert Vischer e successivamente è stata ampiamente studiata anche nel campo delle scienze umane e della psicologia grazie ai neuroni specchio scoperti da Giacomo Rizzolatti, Daniel Stern, Sigmund Freud, Carl Rogers, Heinz Kohut.

L’empatia fa parte del nostro corredo genetico: ciascuno di noi è predisposto per essere empatico. L’empatia è la capacità di comprendere lo stato d’animo altrui, di mettersi nei suoi panni, mettendo da parte i propri pensieri, le proprie valutazioni, i propri giudizi personali, collocandosi in una dimensione di ascolto totale.

Pare che l’empatia abbia una valore fondamentale per la sopravvivenza. Essa si basa sulla presenza dei neuroni specchio non solo negli esseri umani, ma anche in alcuni primati che si attivano in chi ascolta o osserva una scena e in chi la agisce in prima persona indicando una corrispondenza biologica perfetta in questo meccanismo.
Nel tempo si sono distinte due componenti principali nell’empatia: l’aspetto cognitivo, che riguarda il comprendere il punto di vista, i pensieri, gli schemi mentali, le motivazioni che guidano il comportamento altrui, e l’aspetto affettivo che attiene agli aspetti strettamente emozionali ed affettivi.

Questo processo è fondamentale per potere conoscere e comprendere meglio gli altri e coltivare relazioni più autentiche, profonde, sincere, serene, costruttive. Questo vale sia nella vita privata, sia in quella scolastica e professionale. Condividere emozioni e stati d’animo solidifica le relazioni, permette di comprendere meglio gli altri, cosa le motiva, le avvicina o le allontana.

Anche se l’empatia è una qualità per cui ciascuno di noi è geneticamente predisposto, alcune persone vi sono maggiormente inclini, altre meno. E’ possibile, tuttavia, accrescere la nostra empatia con alcune semplici strategie:

 

  1. Immaginarsi nei panni di un’altra persona: immaginarsi nella medesima situazione vissuta da un’altra persona permette di attivare le medesime zone cerebrali e aiuta a comprendere meglio il punto di vista, le sensazioni, le emozioni dell’altro. A livello biologico e fisico si attivano i medesimi circuiti che sollecitano l’empatia. E’ una tecnica che va utilizzata con discrezione: le persone particolarmente sensibili e ricettive, in particolare, di fronte ai grandi disagi e sofferenze altrui possono rischiare di venirne sopraffatte. Inoltre, è importante che questo esercizio venga effettuato ponendo il nostro punto di vista a margine perché quello che l’altro prova, in realtà, a meno che non glielo chiediamo esplicitamente e ascoltiamo la risposta senza alcun giudizio, non possiamo saperlo con esattezza
  2. Utilizzare l’esperienza personale: spesso facciamo riferimento alla nostra esperienza personale per comprendere meglio quello che stanno vivendo gli altri. Questo ci può aiutare a comprendere il punto di vista altrui in situazioni simili a quelle che abbiamo vissuto noi e al tempo stesso ci permette di vedere le nostre esperienze anche da un’altra prospettiva. E’ importante sottolineare, però, che anche se noi abbiamo vissuto esperienze simili ad altre persone questo non vuol dire che siamo nella loro testa e che possiamo sapere esattamente cosa pensano o provano. Le nostre esperienze non sono mai il duplicato di quello che vivono gli altri, ancor più se tali eventi li abbiamo vissuti tanti anni prima
  3. Prendersi una pausa quando si è arrabbiati: anche le persone più stabili ed equilibrate emotivamente quando si arrabbiano finiscono col perdere la loro lucidità. In tali momenti si perde anche buona parte della propria empatia. L’empatia, infatti, è un processo complesso che richiede attenzione, lucidità, ascolto, assenza di giudizio. Se si innesca un conflitto, una disputa, un alterco con qualcuno può essere bene prendersi qualche minuto di pausa per sbollire la rabbia e le emozioni contrastanti per poi tornare ed essere più disponibili, con calma, ad ascoltare anche l’altrui punto di vista in modo più sereno e comprensivo
  4. Considerare le esperienze altrui: può sembrare scontato, ma giudicare le altre persone in base a come si comportano, ancor più se negativamente, è uno degli errori che più di frequente compiamo. Al contrario, invece, quando pensiamo a noi stessi tendiamo a giustificare le nostre azioni come frutto delle circostanze. Ad esempio, se noi guidiamo parlando al telefono, pur sapendo che è vietato, ci giustifichiamo dicendo che era un’emergenza, se vediamo qualcun altro fare ciò lo additiamo subito come un fuorilegge egoista e menefreghista. In questo modo abbiamo etichettato la persona in base ad un’osservazione solo parziale e limitata. Per ovviare a questa distorsione possiamo imparare a considerare anche le circostanze in cui osserviamo un comportamento, e magari chiedere alla persona cosa l’ha spinta ad agire in tal modo, invece di giudicarla in base a quanto in superficie appare. Sapere cosa alberga dietro un comportamento stimola l’empatia
  5. Ascoltare: sarebbe, forse, la prima azione da compiere in assoluto. Per comprendere l’altro ed empatizzare con lui è fondamentale l’ascolto, sia degli aspetti verbali, sia di quelli non verbali. Porre le domande giuste, ascoltare le risposte senza giudicarle, sono aspetti imprescindibili per lo sviluppo dell’empatia
  6. Empatizzare non equivale a condividere: ascoltare l’altro, empatizzare, mettersi nei suoi panni, porsi dal suo punto di vista, percepire i suoi sentimenti ed emozioni non significa necessariamente condividere, essere d’accordo con lui. L’empatia pone in una posizione di vicinanza, di accoglienza, ma senza alcun giudizio e come tale priva di accordo o disaccordo con l’altro. Comprendere l’altro, senza giustificarlo né criticarlo, aiuta a sviluppare la compassione e la comprensione e permette di porre l’altro e il suo operato in una luce completamente diversa da quello che potrebbe apparire in superficie. Per raggiungere questa disposizione d’animo non solo la psicologia, ma anche la Meditazione si possono rivelare molto utili.

 

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