Come funziona il paradosso psicologico delle vacanze
di Anna Fata
Attese, sognate, agognate, ambite, programmate e, finalmente, realizzate: stiamo parlando delle tanto desiderate vacanze. Magari si attende anche un anno intero per poter partire e poi, come d’un soffio, ci si ritrova a casa, quasi come se non si fosse neppure partiti.
Come mai le vacanze passano così velocemente? E’ solo una nostra sensazione o accade così per tutti? C’è, eventualmente, un modo per farle scorrere un po’ meno rapidamente? Quali spiegazioni offre la psicologia a questo proposito?
La percezione del tempo
Come viviamo gli eventi, le situazioni, gli accadimenti è altamente soggettivo e molto ha a che fare con la percezione del tempo. Quest’ultimo, al di là di quello strettamente cronologico, scandito in modo regolare e univoco da accordi internazionali, è prima di tutto e soprattutto legato ad una questione di percezione interiore. In questo caso è come se ciascuno di noi avesse il suo tempo che spesso ha ben poco a che vedere con quello altrui e, in realtà, anche con il proprio in senso assoluto, in quanto varia da situazione a situazione e nei diversi momenti di vita anche per la stessa persona.
Diversi sono stati negli anni i campi nei quali è stata studiata la percezione del tempo: psicologia, neurofisiologia, filosofia, linguistica, fisica, quantistica, sociologia, antropologia, teologia, fisiologia, sono alcuni di essi. Ciascuno ha offerto la sua spiegazione relativamente alle cause, ai meccanismi, agli effetti che si verificano all’interno del processo di percezione temporale.
Luoghi, situazioni, eventi, età, sesso, ormoni, conformazione cerebrale, personalità, emozioni, distorsioni cognitive, periodo dell’anno, ricorrenza da calendario, convinzioni religiose, culturali, sociali sono alcuni dei numerosissimi fattori che possono concorrere ad una diversa percezione del fattore temporale.
La brevità delle vacanze
La notizia rassicurante, per certi versi, è che la sensazione che le vacanze siano molto brevi sta nella constatazione che, di fatto, lo sono. Per gli Italiani, in modo particolare, esse sono tra le più corte d’Europa e sono in continuo calo. Secondo i dati Istat, da circa 10 giorni un paio di anni fa, si stanno progressivamente dimezzando. I viaggi di lavoro, inoltre, sembrano essere ancora più ridotti, a soli 3 pernottamenti mediamente.
Al di là di ciò, anche quando le vacanze non implicano un viaggio o una trasferta, ma si trascorrono tranquillamente nelle mura domestiche, in ogni caso la sensazione della loro fugacità tende a permanere.
Perché?
Il paradosso della vacanza
Secondo Joshua Klapow esiste un fenomeno percettivo relativo alla dimensione temporale che si chiama “paradosso della vacanza”. Esso si applica ad ogni tipo di vacanza, per motivi religiosi, istituzionali, scolastici, aziendali o per propria libera iniziativa, a prescindere dalla sua effettiva durata.
Questa espressione è stata coniata da Claudia Hammond e si riferisce alla non coincidenza tra due concezioni di tempo, prima della vacanza e durante essa. Antecedentemente ad essa osserviamo la vacanza da una angolatura di vantaggio potenziale, successivamente da una visione di vantaggio retrospettivo. Queste due prospettive differiscono ampiamente nella percezione temporale che sottendono.
Il vantaggio potenziale e retrospettivo
Secondo il vantaggio potenziale la vacanza tende a scorrere assai velocemente soprattutto perché siamo propensi a compiere molte e interessanti cose nuove, anche assai diverse rispetto alla nostra quotidianità. Alcune persone in particolare sono inclini a riempire all’inverosimile le loro giornate condensando attività che in periodi ordinari svolgerebbero lungo settimane o anche mesi. Queste giornate super concentrate tendono a cambiare la percezione temporale creando l’illusione che il tempo voli.
Una volta conclusa la vacanza, quando la si osserva da una analisi di vantaggio retrospettivo, si assaporano i ricordi, prendendone la distanza e contribuendo a costruire la sensazione che sia durata di più di quello che si credeva.
Secondo una ricerca pubblicata su Cognitive Science questo cambio prospettico si definisce “la macchina del tempo nella nostra mente”: in base a ciò il momento temporale in cui ci troviamo può influenzare il modo in cui concepiamo lo scorrere del tempo.
Il valore del contesto
Un altro motivo per cui tendiamo a vivere un tempo accelerato durante le vacanze è da imputare alla pressione psicologica che ci circonda. Secondo il dottor Klapow non è un caso che i messaggi pubblicitari si moltiplichino proprio a ridosso delle vacanze e contribuiscano ad anticipare tutto ciò che attiene a quei momenti di vita, anche mesi prima di essi, al fine di prepararci per tempo.
Quanto più le vacanze sono associate a ricorrenze e potenziali occasioni commerciali, come ad esempio il Natale o la Pasqua, tanto più la tendenza attuale è quella di anticipare l’attesa e i relativi acquisti preparatori e con essi la pressione psicologica connessa.
Proprio quest’ultima contribuisce suo malgrado a fare sentire il periodo della effettiva vacanza ancora più breve quando si verifica.
Il ruolo delle emozioni
Le aspettative relative alle vacanze sono a loro volta legate ad un turbine di emozioni che possono accentuare la sensazione della fugacità della vacanza. Spesso le nostre attese sono molto elevate, cariche di vissuti positivi, gioiosi, eccitanti, entusiasmanti, coinvolgenti, magici, straordinari rispetto alla nostra esistenza ordinaria. Quando convogliamo tutte queste emozioni in pochi giorni essi sono destinati ad essere sentiti come fugaci, labili, estremamente transitori.
Se continuiamo a fantasticare in anticipo il tempo che verrà, quanto sarà meraviglioso e spettacolare, il migliore in assoluto, la sua velocità di transito è destinata irrimediabilmente ad accelerare.
Come vivere una vacanza perfetta
Anche se la vacanza perfetta in senso assoluto non esiste, ma rappresenta solo una serie di momenti di vita che possono essere gradevoli, arricchenti, costruttivi, istruttivi e formativi per ciascuno di noi, è possibile almeno fare in modo che tali esperienze trascorrano con serenità prima, durante e al termine di esse.
Per poter allentare almeno un poco la morsa del tempo, in parte inevitabile, in parte modificabile, sarebbe opportuno:
- cercare di ridurre le aspettative in merito alla vacanza,
- non trascorrere ogni momento a sognarla, programmarla, attenderla,
- non farsi prendere da ansie, aspettative eccessive,
- non farsi coinvolgere eccessivamente dal contesto, specie quello commerciale, che calca molto la mano sui miti della esperienza da sogno, irripetibile e inimitabile,
- non indulgere in moti emotivi estremi e altamente coinvolgenti, che spesso poi non trovano conferme nella realtà dei fatti quando si verificano,
- evitare di riempire all’inverosimile le giornate,
- cercare di assaporare la vacanza momento per momento, senza farsi prendere dalla trepidazione del momento o del giorno successivo o dall’angoscia che il tempo sta irrimediabilmente scorrendo.
Meglio, forse, un po’ più di calma, consapevolezza, presenza, preferibile qualche esperienza in meno, ma vissuta con più intensità e capacità di assaporarla.