Vado a morire in Svizzera: E’ solo un nuovo “turismo della morte”?

Svizzera

Intervista a Claudia Magri, comunicazione/relazioni esterne Dignitas

di Anna Fata

Nonostante le numerose, ferventi e spesso contrastanti discussioni in Italia in materia di conclusione libera e responsabile della propria vita, le persone, le istituzioni, gli enti coinvolti in questi processi, nel nostro Stato italiano non è possibile autodeterminarsi fino in fondo in tal senso.

Anche un recente tentativo di referendum in tale direzione è stato bocciato.

In altri contributi precedenti ci siamo chiesti se e fino a che punto siamo pronti a decidere in materia, quanto ne sappiamo e, di conseguenza, quanto fondiamo le nostre opinioni e posizioni su basi solide, legali, burocratiche, scientifiche, etiche e non per sentito dire o informazioni incomplete o distorte.

Ci siamo resi conto che ancora in termini di informazione e divulgazione aleggiano molti miti, pregiudizi, preconcetti, tabù, distorsioni che ci tolgono competenza, lucidità, cognizione corretta, libertà e responsabilità autentica di scelta.

Uno dei miti che spesso nutriamo è la presunta decisione, ad un certo punto della nostra esistenza, magari di andare in Svizzera a concludere il nostro cammino esistenziale.

Non è un percorso semplice, veloce, immediato, accessibile a tutti.

Esistono associazioni che si occupano appositamente di accompagnare le persone in questo processo, con severe e puntuali valutazioni, dei tempi, dei costi, delle condizioni che non tutti riescono a sostenere e superare.

Il famoso “turismo della morte”, come è stato forse un po’ banalmente, superficialmente, cinicamente soprannominato forse è tutto tranne un più o meno lugubre e costoso viaggio, per il portafoglio, per il corpo, per l’anima, ma qualcosa di ben più complesso, strutturato, scrupoloso.

Per saperne di più abbiamo intervistato Claudia Magri di DIGNITAS.

L’associazione “DIGNITAS – Vivere degnamente – Morire degnamente” è stata fondata il 17 maggio 1998 a Forch (Cantone Zurigo), da Ludwig A. Minelli. L’organizzazione non ha scopi di lucro.

Si prefigge di assicurare ai suoi membri una vita e una morte dignitose, valori a cui ritiene che ogni essere umano abbia diritto.

Persegue un orientamento filosofico e statutario liberale, secondo il quale in uno Stato liberale il privato ha diritto alla propria libertà fintanto che questa non lede gli interessi pubblici e gli interessi legittimi di terzi.

Si attiene scrupolosamente all’articolo 115 del Codice Penale svizzero recita che:

Chiunque per motivi egoistici istiga alcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è stato consumato o tentato, con la reclusione sino a cinque anni o con la detenzione”.

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