Viaggiare ci cambia, ecco come
di Anna Fata
Oggi viaggiare è un’attività sempre più diffusa, praticata, ambita, desiderata, sognata e soprattutto realizzata. Il turismo come lo intendiamo attualmente in una accezione moderna non è una invenzione dei nostri tempi, ma risale alla notte dei tempi.
Già gli antichi Greci e i Romani erano soliti viaggiare, ma sono stati gli Inglesi nel 17°-18° a praticare questa attività in modo più sistematico e capillare, soprattutto in Europa, per motivi di studio e di cultura. Ai tempi, però, considerati gli alti costi, questa consuetudine era riservata alla alta nobiltà che disponeva dei mezzi necessari per farlo.
Viaggiare può comportare molti benefici per la salute, sia fisica, sia psichica. Non è un semplice diletto, svago, fonte di soddisfazione di curiosità, cultura, scoperta, emozione, eccitazione, ma sempre più ricerche mettono in luce come scientificamente il viaggio ci cambia, e per lo più in meglio. Per certi versi c’è del vero nel vecchio adagio che recita che quando torniamo non siamo mai le stesse persone che sono partite.
Questi cambiamenti possono essere nel breve, nel medio, nel lungo termine e in alcuni casi toccare anche la nostra stessa personalità.
Cos’è la personalità
La personalità, secondo la definizione di Treccani, è:
“l’insieme di quelle disposizioni e funzioni affettive, volitive e cognitive che si sono progressivamente combinate nel tempo ad opera di fattori genetici, di dinamiche formative e di influenze sociali, fino a costituire una struttura relativamente stabile e integrata riconosciuta dall’individuo come propria, ed espressa di volta in volta nel proprio particolare modo di interagire con l’ambiente, di determinare i propri scopi, di regolare il proprio comportamento”.
Nella personalità confluiscono sia tratti stabili, sia modalità comportamentali che ci differenziano gli uni rispetto agli altri in quanto individui e che ci portano ad agire e distinguerci a seconda delle situazioni in cui ci troviamo. Riflette componenti biologiche, genetiche, sociali, culturali, familiari, educative, economiche, filosofiche in complessa interazione tra loro.
La personalità risente di un dinamismo che si declina pressoché lungo l’intero arco della nostra vita. Ogni fase che attraversiamo comporta delle sfide, dei compiti evolutivi, e viene da questi modellata. La personalità, quindi, non si costruisce mai una volta per tutte, ma si può modificare potenzialmente in ogni momento.
Come il viaggio influenza la personalità
Tra le attività che possono influenzare, anche fortemente, lo sviluppo della nostra personalità vi è anche il viaggio.
In una ricerca condotta da Zimmermann e Neyer, pubblicata su Journal of Personality and Social Psychology, è stato esaminato il modo in cui il viaggio può modificare la personalità in un gruppo di studenti di un college tedesco.
Alcuni di loro hanno studiato per un lungo periodo, uno o due semestri all’estero, mentre il gruppo di controllo è rimasto stabilmente nel college di pertinenza. I processi che si sono verificati hanno riguardato sia i cambiamenti della personalità in conseguenza al viaggio, sia l’evoluzione della rete delle amicizie.
La personalità è stata esaminata tramite il modello dei cosiddetti “Big Five”, secondo il quale esistono 5 dimensioni intorno alle quali si articola la personalità:
- Estroversione – Introversione: che vanno da una maggiore ad una minore socievolezza,
- Amichevolezza (o Gradevolezza- Ostilità): che si articola tra cortesia, altruismo, cooperazione a ostilità, insensibilità e indifferenza, cinismo
- Coscienziosità: che può oscillare tra elevata capacità di autoregolazione, affidabilità, scrupolosità, puntualità e il suo opposto
- Nevroticismo – Stabilità emotiva: che parte dalla stabilità emotiva, dominanza, sicurezza, per approdare alla vulnerabilità, insicurezza, instabilità emotiva
- Apertura all’esperienza: che può declinarsi in creatività, anticonformismo, originalità o finire nel suo opposto del conformismo, e della carenza di creatività ed originalità.
Oltre alla personalità è stata esaminata la profondità e l’estensione della rete sociale degli studenti.
Come viaggiare ci cambia come persone
Nello specifico si è constatato che coloro che hanno soggiornato a lungo all’estero riportano elevati livelli di Estroversione, che riflette un bisogno di impegnarsi in interazioni sociali e di essere al centro dell’attenzione.
Coloro che hanno vissuto un semestre fuori dalla nazione hanno riferito livelli elevati di Coscienziosità, che riflette la necessità di seguire regole e realizzare dei compiti. Infine, coloro che sono stati per due semestri all’estero sono risultati elevati nei livelli di Apertura all’esperienza.
Dopo essere tornati dal viaggio coloro che hanno viaggiato hanno riportato un aumento del tratto della Apertura all’esperienza, che riflette il bisogno di andare d’accordo con gli altri e della Stabilità emotiva.
Come il viaggio cambia le relazioni
Al tempo stesso anche i cambiamenti nella propria rete sociale pare che si possano attribuire in parte agli effetti di un viaggio. Come ci si potrebbe aspettare, coloro che non viaggiano tendono a mantenere le stesse relazioni durante tutto il periodo di studio. Al contrario coloro che si spostano hanno più possibilità di incontrare persone nuove, di costruire nuove relazioni con alcune di loro e di affievolire i legami con coloro che si frequentavano in precedenza.
Questi cambiamenti sembrano particolarmente pronunciati in concomitanza con i cambiamenti osservati sul fronte della Apertura all’esperienza e della Stabilità emotiva.
Come il viaggio rappresenta un beneficio per la personalità
Viaggiare rappresenta per molti di noi una vera e propria sfida. Ci obbliga ad uscire, almeno temporaneamente, dalla nostra zona di comfort, a confrontarsi col nuovo, l’inconsueto, l’inatteso. Implica uno sforzo di flessibilità e di adattamento. Quanto più si viaggia, tanto più si ha l’opportunità di allenare la nostra Apertura all’esperienza.
Al tempo stesso il viaggio sollecita la nostra componente psichica, cognitiva, intellettiva, emozionale, la allena a reagire in modo meno estremo nella quotidianità, a ridimensionarla, a attribuire un peso diverso, più equilibrato alle cose, grazie al confronto con l’altro. Grazie a ciò ne può beneficiare, nel complesso, anche la nostra Stabilità emotiva.
Infine, il viaggio consente anche di incontrare persone nuove che non si avrebbe avuto l’opportunità di vedere nella nostra routine quotidiana. Questo permette di allenare la nostra Amichevolezza, anche se quest’ultima non sembra correlata direttamente alla ampiezza della nostra rete di amicizie.
L’unico dubbio che resta da approfondire è come i risultati della evoluzione della personalità e delle conoscenze in seguito ad un viaggio, che caratterizzano degli studenti, si possa estendere anche agli adulti. Il periodo di studi superiori rappresenta una fase di vita di grande valore formativo e di crescita personale di per se stesso. Il viaggio, quindi, in questo frangente può avere aggiunto un valore in più rispetto ad un periodo già ricco di stimolazione di suo.
E’ indubbio che, in ogni caso, il viaggio può rappresentare una occasione di crescita personale, miglioramento della salute, della cultura, della conoscenza ad ogni età ed ogni nuova ricerca può aiutare a fare luce sulle dinamiche e i processi con cui questo può avvenire.